Furto sacrilego nella cattedrale di San Bartolomeo Apostolo in largo Duomo a Bojano.
Nei giorni scorsi un ignoto ladro è riuscito a rubare in una teca collocata nella navata sinistra guardando l’altare, un antico anello il cui valore è solo storico ma non venale. Si tratta, probabilmente, di un anello episcopale da guanto in bronzo placcato in oro, risalente al XV secolo, forse appartenuto al vescovo Silvio Pandone (1489-1519). Qualche studioso, invece, ipotizza che appartenesse ad un nobile tumulato sotto la cattedrale. È un anello con pietra ‘Tormalina’ con inciso il mito di Leda e con cristalli incastonati sulla vera. Fu rinvenuto nel 1996, nel corso dei lavori di restauro all’interno della chiesa, e più precisamente sotto l’antico altare maggiore ad una profondità di circa quattro metri. In quell’occasione vennero alla luce anche numerosi reperti di ceramica medievale attribuibili in massima parte al periodo compreso tra il IX e XVI secolo, oltre ad una anforetta reliquario in vetro argentato del XV secolo. Quest’ultimo pezzo, è sicuramente, il più importante dei ritrovamenti dell’epoca.
L’antico anello, insieme agli altri reperti archeologici, era custodito in un’apposita vetrina in visione al pubblico. L’anello, che ribadiamo non ha alcun valore commerciale, ha importanza solo per la storia locale.
Ad accorgersi della scomparsa è stata l’altro giorno una maestra della scuola elementare che ha chiesto al sacrestano il perché non fosse più presente l’anello nella vetrina con una serratura facilmente apribile, infatti non si era provveduto a metterlo in un luogo più sicuro e protetto proprio per lo scarso valore venale dell’oggetto.
Il parroco don Rocco Di Filippo ha presentato una regolare denuncia di furto presso la Stazione locale dei carabinieri i quali, lunedì mattina, hanno eseguito anche un sopralluogo in cattedrale.
Facciamo appello dalle colonne di Primo Piano Molise agli ignoti e sprovveduti ladri, siccome si tratta di un anello di scarso valore commerciale che ha importanza solo per la storia della cattedrale e quindi per quella locale, reperto che è stato fotografato e catalogato, difficilmente commerciabile, di riconsegnarlo nelle mani dello stesso parroco, il quale essendo vincolato al segreto religioso non rivelerà mai l’identità della persona che in un momento particolare ha deciso di prelevarlo forzando la teca, credendo di poter ricavare una somma notevole dalla sua vendita.
Il furto ha fatto scalpore in città, non tanto per il valore storico dell’oggetto, ma per il fatto che è stato compiuto all’interno di un luogo sacro per tutti quelli che si professano cattolici. Luogo sacro aperto, com’è giusto che sia, diverse ore al giorno, senza alcuna sorveglianza né attiva, né passiva. E.C.