È piuttosto preoccupante quello che sta succedendo da qualche tempo a Campochiaro, se ne parla diffusamente tra i residenti però ancora nessuno ha avuto il coraggio di sollevare pubblicamente il problema. Parliamo dei diversi decessi per cause tumorali accaduti negli ultimi anni soprattutto tra persone ancora giovani di età. Una percentuale che rapportata alla popolazione di circa 700 anime, appare subito piuttosto esagerata e alquanto allarmante. Ma non è tutto, al momento si segnalano altri casi di persone affette da queste patologie che si stanno curando con terapie adeguate non solo presso gli ospedali regionali, ma anche fuori regione. Dati che avrebbero dovuto già allertare le autorità competenti, le quali avrebbero dovuto attivarsi per iniziare le opportune indagini atte a risalire alle eventuali cause di tutti i decessi che certamente, anche l’uomo della strada, non ritiene affatto rientranti della normalità.
Non è dato sapere se esista o meno ufficialmente un registro tumorale presso l’unità Epidemiologica dell’Asrem per il paese di Campochiaro, è certo, però, che tra i suoi abitanti qualche interrogativo sulle ricorrenti patologie che stanno causando decessi tra persone non anziane comincia a porsi con una certa frequenza.
È senza dubbio un’incidenza anomala che rapportata ad altre zone con popolazione maggiore certamente non fa stare tranquilli i residenti del paese alla falde del Matese.
Non va dimenticato che qualche anno fa furono desecretati e resi pubblici i verbali dell’audizione del 1997 del pentito e cugino del boss dei Casalesi Carmine Schiavone davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’ecomafia, rifiuti tossici e radioattivi che, come ebbe a rivelare, «si trovano anche in terreni del territorio molisano». Schiavone aggiunse poi, a seguito di una precisa domanda del presidente della Commissione Scalia, se anche la zona del Matese fosse stata interessata all’interramento di rifiuti tossici: «Sì, quella era una zona di nostra influenza. Tutto il Matese fino alla zona di Benevento…». Il Molise quindi rientra nelle zone ad altissimo rischio. I veleni, quindi, non venivano nascosti solo in Campania, ma anche in Molise e, probabilmente, a Campochiaro che, con le sue immense cave di misto, si prestava idealmente per nascondere fusti contenenti rifiuti tossici.
Negli anni Novanta si parlò anche di strani lavori notturni nelle cave campochiaresi, mentre durante il giorno non c’erano movimenti. Episodi alquanto strani se si considera che il lavoro notturno ad un operaio, da parte di una qualsiasi ditta, viene retribuito in misura maggiore rispetto al lavoro diurno.
Qualcuno, invece, è del parere che a causare queste patologie siano le emissioni inquinanti di qualche industria presente nell’area industriale di Campochiaro. Una cosa è certa, la Regione Molise con i suoi organismi preposti non può rimanere indifferente davanti ai dati allarmanti nel Comune di Campochiaro, inoltre bisognerebbe eseguire un serio e accurato monitoraggio sia sul territorio sia sulle emissioni in atmosfera dei fumi delle aziende presenti del Nucleo industriale per cercare di comprendere se ci sono o meno correlazioni. È un compito doveroso a cui la politica regionale non può sottrarsi, non solo per tutelare la salute dei cittadini, ma soprattutto per tranquillizzare la popolazione di Campochiaro e dell’area del Matese. C’è quindi l’urgenza di dare risposte istituzionali a tutti i livelli per salvaguardare e tutelare non solo l’area matesina ma l’intera regione Molise da infiltrazioni malavitose. Ermes

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