A volte la troppa disponibilità e serietà negli impegni di lavoro viene mal ripagata. È il caso di un artigiano bojanese, per la precisione un fabbro, di cui omettiamo le generalità ma che gli interessati conoscono abbastanza bene, che da tre anni non riesce a riscuotere i soldi di un lavoro per conto del Comune di Bojano. Tre anni fa fu chiamato dall’Ufficio tecnico di Palazzo San Francesco per dei lavori di somma urgenza in quanto alle scuole medie di piazza Pallotta c’erano stati degli atti vandalici. In quell’occasione l’artigiano oltre ad effettuare una serie di lavori, anticipò anche delle somme per l’acquisto di materiale. All’epoca l’Ufficio Ragioneria avrebbe dovuto fare un impegno di spesa che non fu mai effettuato. In questi tre anni il fabbro è stato più volte sul Comune per sollecitare il saldo della fattura che ammonta a poco più di 5 mila euro, ma a quanto pare negli uffici preposti nessuno ha recepito l’istanza, peraltro sacrosanta, di questo lavoratore. Adesso è stato chiamato per un altro lavoro urgente, ma giustamente è apparso restio ad effettuarlo dopo l’esperienza negativa precedente. Eppure il Comune di Bojano ha acceso un mutuo di 8 milioni e 200mila euro con la cassa Depositi Prestiti per pagare i debiti come imponeva la normativa che ha consentito agli Enti locali di poter usufruire di queste liquidità, debito che dovrà restituire in trent’anni, interessi e capitale, con rate annuali di oltre 300mila euro. L’assurdo è che con parte degli 8 milioni e 200mila euro sono stati effettuati dei pagamenti non previsti per legge, tra questi i gettoni di presenza agli amministratori comunali. Il “povero” fabbro, come anche altri artigiani bojanesi, invece, ancora aspetta di riscuotere i soldi del lavoro eseguito.
E.C.