Una folla immensa, impietrita dal dolore, ha partecipato ieri mattina presso la parrocchia dei Santi Erasmo e Martino alle esequie del 77enne Antonio Angelini, poliziotto in pensione, deceduto tragicamente nell’incidente stradale avvenuto sabato sera sulla SS 17 alle porte della città. Bojano ha perso un nonno giusto e generoso verso i suoi nipoti, nonché una persona benvoluta e molto stimata. Sabato, infatti, si era recato a Campobasso insieme alla moglie Rosetta per andare a prendere il nipote 15enne, Simone, per portarlo a Bojano visto che con il treno sarebbe arrivato a tarda ora. Un nonno che viveva soprattutto per i nipoti. Purtroppo sulla strada del ritorno, ancora poche centinaia di metri prima di giungere a casa, un triste destino lo ha strappato all’affetto dei suoi cari. Con la sua Fiat Punto stava transitando nei pressi dello svincolo est della città, quando per cause ancora oggetto di indagine da parte dei carabinieri della Radiomobile di via Croce, la sua autovettura all’improvviso ha urtato una barriera new jersey in plastica, ribaltandosi e finendo sull’altra corsia mentre in quel preciso istante stava sopraggiungendo un’altra Punto condotta dal 21enne Gennaro Caraviello che stava accompagnando la propria madre, Nunzia, infermiera, all’ospedale Cardarelli dove avrebbe dovuto effettuare il turno lavorativo notturno. E’ stato uno scontro violentissimo che non ha lasciato scampo ai conducenti delle due Fiat, è stata coinvolta anche una terza autovettura, una Golf, alla fine il tragico bilancio è stato di due morti e cinque feriti, di cui uno in gravi condizioni, il nipote 15enne del poliziotto, ricoverato nel reparto di Rianimazione del nosocomio campobassano. Mentre i funerali di Gennaro si sono svolti martedì in cattedrale, quelli dell’Angelini si sono tenuti appunto ieri mattina. Quando è giunto il carro funebre con il feretro del 77enne, scortato da una volante della Polizia stradale ad attenderlo sul sagrato della chiesa c’era una folla immensa. All’ingresso in chiesa della bara, sulla quale era poggiato il berretto da poliziotto dell’Angelini, c’erano due ex colleghi della Questura di Campobasso per l’ultimo saluto. Il 77enne, infatti, dopo aver svolto gran parte del servizio a Roma, aveva chiuso la carriera nel capoluogo di regione. I funerali sono stati concelebrati dal parroco don Giovanni di Vito, da don Rocco Di Filippo e da don Mariano Gioia. Il parroco di Sant’Erasmo, nella sua omelia, ha ricordato le persone scomparse, tutte molto stimate e apprezzate in città, oltre ad invitare i fedeli a pregare per la guarigione del giovanissimo Simone. «Questa tragedia ha posto al nostro cuore tante domande – ha detto il parroco -, ci ha portato nella notte del dubbio, della paura, quella domanda che abbiamo ascoltato nel Vangelo: se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Signore dove sei? Dov’era il Signore sabato sera? Era lì, su quella strada, per farci comprendere che lui non è il Dio che toglie, che strappa, ma è il Dio che accoglie. Non è il Dio che fa versare le lacrime, ma quello che le asciuga. Non è il Dio della morte, ma della vita. Riuscire a comprendere questo significa saper guardare anche agli eventi tragici, con gli occhi della Fede, saperli accogliere nel cuore con la forza della speranza, è riuscire a comprendere come l’amore è più forte della morte. Noi oggi vogliamo dare il nostro ultimo saluto terreno al caro fratello Antonio, vorremo ricordare tutto ciò che lui ha fatto, l’amore particolare per i nipoti per i quali si è speso fino all’ultimo; i desideri dei nipoti erano i suoi desideri. Oggi vorremo che questa preghiera fosse ancora più grande, oggi vogliamo pregare per Simone, perché ha bisogno della nostra preghiera. Da una parte l’affetto e il ricordo per Antonio, che ci viene a dire come deve essere grande l’amore, ma la preghiera per Simone oggi diventa la certezza che il Signore non lascia inascoltate le nostre preghiere. Oggi siamo chiamati a non fermarci di fronte al mistero della morte, perché lo conosciamo bene, è imprevedibile, e proprio la sera di sabato ti accorgi che le nostre vite si incrociano, a volte le chiamiamo coincidenze, a volte destino, ma esse si incrociano perché il Signore ci fa ricordare che la nostra vita è dono della sua Provvidenza che noi facciamo anche agli altri. Un dono ricevuto è un dono donato. E ora ci domandiamo: perché non ci sono più dei nostri fratelli? Ieri abbiamo dato il nostro saluto a Gennaro, oggi ad Antonio, ma comprendiamo che le loro esistenze sono passate nelle nostre, ci hanno toccato, come loro sono state la Provvidenza di Dio, un Dio che agisce nel silenzio attraverso di noi, che ci ha fatto strumento della sua mano che asciuga le lacrime, della sua misericordia, del suo amore, della consapevolezza di fermarci un attimo e riuscire a riflettere e pensare: se di fronte alla morte di Gennaro e di Antonio, e della sofferenza di Simone, non riusciamo cambiati, migliorati, non abbiamo capito nulla, siamo rimasti indifferenti, ci siamo commossi ma non abbiamo fatto muovere il cuore nella nostra vita. Queste morti ci devono portare ad una riflessione più grande: ci devono far comprendere il valore della vita, a saperla vivere fino in fondo con coraggio, con tenacia e perseveranza. Oggi noi vogliamo contemplare attraverso la bellezza del Vangelo come il nostro Dio è il Dio della vita, che non ci fa morire, il Dio che ci fa passare attraverso la realtà dolorosa della separazione della morte, ma che poi ci porta alla speranza della Resurrezione». Al termine della funzione religiosa, don Giovanni ha invitato tutti a recitare insieme un’Ave Maria per Simone che, con la sua forte fibra di atleta sta lottando con tutte le sue forze per raggiungere il traguardo della guarigione. Il 15enne, infatti, è ricoverato in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione del Cardarelli. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri per ricostruire la dinamica del sinistro.
E.C.