Incredulità, lacrime e tanta commozione si leggevano ieri pomeriggio sui volti delle tantissime persone presenti davanti al sagrato della chiesa di Santa Maria dei Rivoli per l’ultimo saluto al 22enne Domenico d’Amico, morto tragicamente sabato sera sul posto di lavoro alla Serioplast di Pozzilli. Un’intera città ha voluto stringersi intorno alla famiglia nel momento più doloroso: la tragica perdita di un figlio esemplare, di un ragazzo perbene e con la testa sulle spalle che, nella sua breve esistenza, ha dimostrato serietà, attaccamento ai valori e tanta voglia di vivere. C’erano tutti: gli amici dell’oratorio “don Stefano Gorzegno” e quelli dello sport, parenti, conoscenti, ma anche tanti cittadini che hanno voluto condividere il dolore e lo strazio della famiglia D’Amico. I compagni del campus estivo hanno preparato uno striscione, raccontando Domenico con la frase «Il tuo sorriso era uno di quelli rari, capace di illuminare il mondo. Un giorno ci rincontreremo. A presto Succhi! – #nonècomitivaèfamiglia». Numerosi i manifesti di cordoglio affissi sulla facciata della chiesa. Tra questi quello del commissario prefettizio del Comune di Bojano Pigliacelli presente ai funerali che, a nome dell’intera comunità, si è associato commosso al dolore della famiglia esponendo le bandiere a mezz’asta sui palazzi comunali per tutto il tempo delle esequie e invitando i bojanesi ad un minuto di silenzio al passaggio del feretro. Anche l’associazione degli esercenti ArtCom ha partecipato al lutto abbassando le serrande delle attività in concomitanza con il rito funebre. Oltre al manifesto dell’azienda per cui lavorava, c’erano pure quelli di alcune fabbriche del Nucleo industriale di Pozzilli e del comune di Duronia, paese d’origine del padre Daniele, del Bojano Calcio. La cerimonia funebre, officiata da don Giovanni di Vito a cui il giovane era particolarmente legato, è stata una commovente testimonianza di affetto. Il sacerdote, turbato da questa improvvisa e inaspettata disgrazia, lo ha ricordato con voce afflitta nei momenti in cui, pieno di vita e di gioia, offriva il proprio prezioso contributo come animatore nei campus estivi presso la parrocchia dei Santi Erasmo e Martino. Per don Giovanni la scomparsa di Domenico rappresenta solo un distacco momentaneo: ci ha preceduto in Paradiso, luogo in cui ci aspetta per ricongiungerci per sempre. «Devo dirti grazie perché mi hai dato lezioni di vita, sempre pronto a correre – ha detto ancora don Giovanni, con voce affranta – Avevi progetti e speranze perché tu la vita la progettavi, non la subivi. Hai avuto la capacità di mettere insieme lavoro e passione ma non potevi fare a meno dell’oratorio: tu non hai indossato solo la maglietta da animatore, hai aperto delle strade». I ricordi sono dolorosi, don Giovanni ripercorre le tappe della vita del giovane Domenico raccontandone i particolari, quasi a lenire lo strazio per un addio impensabile. Una tragedia che si mostra in tutto il suo carico di dolore nei volti dei genitori, Michela e Daniele, negli sguardi attoniti dei fratelli Gabriele e Claudio. «Ti cercheremo nei luoghi che hai frequentato, nelle persone che hai amato. Aiutaci a saper attingere dalla tua bellezza la luce da portare nella nostra vita, abbiamo ancora bisogno di te, facci sentire la tua presenza, la tua carezza, il tuo sorriso». Nelle parole della giovane fidanzata la consapevolezza di un dolore troppo grande, che per essere curato ha bisogno di tempo, forza e coraggio. «Sei entrato all’improvviso, con timidezza e dolcezza, cambiandomi in meglio, proteggendomi, amandomi – ha detto Sara -. Ti ringrazio per aver avuto la fortuna di essere amata da te. Torneremo ad amarci presto e sarà per sempre». La domanda che ricorre, anche senza bisogno di parole, è solo una: come è stato possibile morire a 22 anni di lavoro? Domenico li avrebbe compiuti il mese prossimo. Venerdì scorso non era andato a lavorare per festeggiare il compleanno del fratello più piccolo, Claudio. Una giornata che avrebbe dovuto recuperare con il turno pomeridiano del sabato, il maledetto giorno dell’incidente. Domenico, per cause al vaglio degli inquirenti, è rimasto schiacciato sotto il pallettizzatore: una morte assurda, per la quale è stato aperto un fascicolo presso la Procura della Repubblica del tribunale di Isernia (titolare è il pm Alessandro Iannitti). Sono attualmente in corso le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Venafro per accertare la dinamica dei fatti. E quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Anche l’Ispettorato del lavoro sta indagando per verificare se all’interno della fabbrica fossero state rispettate tutte le norme di sicurezza. Mercoledì è stata effettuata l’autopsia da parte del medico legale Massimiliano Guerriero, nominato dal magistrato, a cui ha assistito anche la dott.ssa Elvira Moccia, medico legale incaricato dagli avvocati della famiglia D’Amico, Quirino Mescia e Giovanni Giglio, che dovranno seguire l’iter giudiziario per comprendere fino in fondo cosa sia successo in quei tragici momenti. Ovviamente bisognerà attendere 90 giorni per il deposito delle risultanze dell’esame autoptico. Al termine della cerimonia funebre, la salma è stata trasportata al cimitero cittadino per il rito della sepoltura. Una tragedia che lascia attoniti, che chiede risposte.
E.C.
Non si può morire così. Chi ha sbagliato, paghi fino all’ultimo centesimo. Questi sono i veri problemi, altro che ripresa del campionato di calcio, locali della movida e idiozie di questo genere!!! L’Italia si rinsavisca.