La sentenza della Cassazione sulla ventennale vicenda che vede contrapposti il Comune del centro matesino e la Molise Acque potrebbe avere effetti a cascata sulla dichiarazione di dissesto e sulle casse dell’azienda speciale regionale? L’interrogativo non è affatto peregrino ed è al centro di una serie di riflessioni che pare siano state avviate anche a livello politico. Nella massa dei debiti dell’ente ci sono i 12 milioni che la Molise Acque chiede al Comune di Bojano. E sui quali adesso si è abbattuta la sentenza, inappellabile, della Cassazione. Una vicenda nata 24 anni fa e che si è conclusa, quanto meno nella sua parte giudiziaria, il 3 novembre scorso con il recepimento le istanze del Comune matesino rappresentato in giudizio dal professor Di Giandomenico. Palazzo Colagrossi versus Molise Acque, quindi, in una partita ancora aperta. Una storia partita nel lontano 1996 quando esistevano ancora l’Erim e le ‘vecchie lire’: l’ente per le risorse idriche del Molise mandò di traverso il panettone agli amministratori di allora. Il 23 dicembre, con fattura numero 84, chiese il pagamento di oltre un miliardo di lire. Immediatamente il Comune adì le vie giudiziarie (con un altro difensore) per far dichiarare non dovuta quella fattura, riconoscendo da corrispondere solo più o meno la metà dei consumi. L’Erim aveva avviato anche le procedure per il pignoramento al quale il Comune si oppose. Il primo punto fermo della vicenda è la sentenza del Tribunale di Campobasso che respinse le richieste. Palazzo Colagrossi che allora decise di opporsi, quindi nuova causa in Appello con l’ingresso nella vicenda del noto professionista termolese che subentrò al legale che aveva rinunciato al mandato. Il cuore, invece, di tutta questa ultradecennale questione è da rinvenirsi nella convenzione del 1961: secondo quanto scritto nella sentenza di primo grado, quella somma era da pagare perché, agli articoli 1 e 2 della convenzione del 1961 si stabiliva che in carico del Comune c’erano la gestione delle opere di acquedotto poste a valle dei serbatoi, le condotte di avvicinamento, l’accurata manutenzione delle opere ed il loro regolare esercizio, la diffusione dell’acqua nel proprio territorio, l’esecuzione delle eventuali derivazioni a servizio di utenze delle condotte passate in esercizi. Certo, annotavano i giudici, i consumi fatturati erano «spropositati in quanto dovuti alla fatiscenza delle tubature poste a valle dei serbatoi e/o ad attività di sottrazione illecita di acqua da parte di terzi», ma comunque a carico del Comune «che non aveva provveduto alla manutenzione delle condutture ed alla repressione delle attività illecite di terzi». Il nuovo staff di legali, però, sottopone ai giudici, nel corso dell’Appello, una sentenza del Tribunale delle Acque pubbliche del 2007 che aveva dichiarato la nullità di quella convenzione e quindi di fatto le somme pretese dall’Erim, diventato Molise Acque, non erano dovute. In più: con la pronuncia n. 27457/16 la Corte di Cassazione aveva dichiarato nulla la convenzione, con conseguente accertamento, data la nullità del titolo, della inesistenza del credito della Molise Acque. Quindi, la richiesta del Comune di Bojano: la Corte d’Appello prenda atto della nullità della convenzione del 1961 e accolga la domanda di ‘accertamento negativo’ avanzata in primo grado dal Comune. Secondo punto fermo giudiziario della vicenda: l’appello proposto dal Comune di Bojano viene rigettato, si conferma la sentenza di primo grado. Il Comune non ci sta e quindi, affidandosi sempre allo stesso team di legali, nel gennaio del 2019 promuove ricorso in Cassazione impugnando la sentenza e contestando come la stessa avesse completamente omesso quanto stabilito circa la nullità della famigerata convenzione del 1961. Tesi accolta il 3 novembre scorso, con ordinanza numero 24455/20. Sentenza di appello cassata. Che succede ora? La Cassazione ha rinviato all’Appello perché determini la somma dovuta per l’effettivo consumo dell’anno 1996. Una importante vittoria del Comune di Bojano, quindi, nell’ormai ventennale controversia con l’Erim prima e con Molise Acque dopo. L’importo di oltre 660mila euro non è dovuto (ci sono anche circa 340mila euro di interessi da conteggiare) ma sembra che il Comune di Bojano abbia già pagato la metà di quanto richiesto dall’Erim nel 1996, circa 331mila euro. Non solo: dai rumors si apprende di una lettera inviata dal professor Di Giandomenico agli amministratori del Comune di Bojano nella quale, nel rimarcare l’importanza della sentenza, avanza uno spunto di lettura: «quello che ci sembra è che tale pronunzia, così come quella delle Sezioni Unite n. 27457/16, contiene principi che potrebbero applicarsi ancora in alcuni casi ai rapporti tra il Comune di Bojano e Molise Acque».