Il suo è un nome di ‘spicco’ all’interno delle malavita organizzata campana. È Gennaro Volpe il 41enne arrestato dalla Guardia di Finanza di Campobasso dopo un rocambolesco inseguimento lungo la statale 17. Il pregiudicato, che trasportava un ingente quantitativo di droga a bordo della sua auto, è il nipote del boss Antonio Volpe, ex reggente del gruppo Baratto-Volpe di Fuorigrotta ucciso in un agguato in via Leopardi nel marzo del 2021.
Come riporta il quotidiano InterNapoli.it, «Volpe junior negli ultimi tempi si era avvicinato ai Sorianiello del Rione Traiano e, secondo le ultime informative di polizia, era finito più volte nel mirino del clan Troncone. Proprio nel maggio del 2021 un parente di Volpe era scampato ad un altro agguato: il commando, composto da quattro persone in sella a due mezzi di grossa cilindrata, ha fatto irruzione nella zona del cosiddetto ‘Serpentone’, sparando all’altezza del civico 153. Stando a quanto sostenuto da alcuni testimoni, sarebbero stati esplosi tre colpi ma sull’asfalto i carabinieri individuarono un solo bossolo calibro 7,65. Un agguato studiato che, per chi conosce profondamente le dinamiche criminali della zona, aveva un obiettivo preciso. Un avvertimento criminale, avvenuto a pochi metri di distanza da dove Volpe fu ucciso».
Ebbene, i baschi verdi del capoluogo molisano hanno così inferto un duro colpo al traffico di droga ma soprattutto ai tentativi – sempre più frequenti- di infiltrazione da parte della criminalità organizzata in regione.
L’inseguimento è partito dopo che Volpe, che procedeva in direzione Campobasso, ha forzato un posto di blocco all’altezza di Guardiaregia. Il 41enne è sfrecciato ad alta velocità per diversi chilometri, mettendo a rischio le altre auto che viaggiavano lungo la strada, tanto che i finanziari sono stati costretti ad esplodere tre colpi in aria (nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia e delle relative tecniche di polizia, tenuta ed uso delle armi, senza provocare alcun danno a persone e cose) per tentare di fermare la sua fuga. La corsa è terminata solo quando l’uomo ha perso il controllo del mezzo finendo fuori strada.
Raggiunto e bloccato dai finanzieri, è stato trovato in possesso di un chilo e mezzo di hashish (15 panetti), 50 grammi di cocaina e 60 grammi di marijuana, tutti abilmente occultati a bordo dell’auto.
Sono scattate così le manette in flagranza di reato con l’accusa di traffico e spaccio di stupefacenti, resistenza, tentate lesioni e violenza privata
L’uomo è stato dunque trasferito nel carcere di via Cavour a disposizione dell’autorità giudiziaria. Durante gli accertamenti di rito, per altro, il 41enne ha tentato di ‘sviare’i militari non dichiarando il proprio domicilio. Informazioni che erano però contenute nella banca dati della Finanza che ha poi esteso la perquisizione anche alla sua abitazione in Campania dove sono stati trovati e sequestrati altri 10 chili di hashish – per oltre 100 panetti –, 70 grammi di marijuana, 1.900 euro in contanti, un bilancino di precisione, una macchina per sottovuoto ed una postepay evolution card.
Di rilievo, sia la freddezza dei militari delle Fiamme gialle all’atto del controllo nelle concitate fasi di inseguimento e arresto, sia il quantitativo di droga sequestrata, ben 12 chili ed il relativo valore illecito che avrebbe fruttato.
«L’attività di servizio – commentano dal Comando di Campobasso – continua incessante e si inserisce, altresì, nell’ambito del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti sul territorio a salvaguardia delle leggi e a contrasto dei fenomeni connotati da fortissima pericolosità sociale, tra cui, appunto, i traffici di droga e i conseguenti risvolti economico-finanziari. L’obiettivo della Guardia di Finanza, in stretta sinergia con la competente Autorità Giudiziaria, si conferma dunque quello di incrementare sia la prevenzione sia la sicurezza percepita tra i cittadini e “leggere”, in modo costante, lo scenario operativo di riferimento per trarne ogni utile spunto investigativo.
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali l’indagato potrà esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali, previsti dal codice di rito».