A settembre era già finito nella rete della Guardia di Finanza di Campobasso, arrestato dopo un rocambolesco inseguimento lungo la statale 17 perché trovato in possesso di un chilo e mezzo di hashish (15 panetti), 50 grammi di cocaina e 60 grammi di marijuana, tutti abilmente occultati a bordo dell’auto. Nella sua casa a Napoli aveva altri 10 chili di hashish – per oltre 100 panetti –, 70 grammi di marijuana, 1.900 euro in contanti, un bilancino di precisione, una macchina per sottovuoto ed una postepay evolution card.
Colto il flagranza, era stato rinchiuso nel carcere di via Cavour con l’accusa di traffico e spaccio di stupefacenti, resistenza, tentate lesioni e violenza privata. Ora Gennaro Volpe, nome ‘noto’ negli ambienti criminali, nipote del boss Antonio ex reggente del gruppo Baratto-Volpe di Fuorigrotta ucciso in un agguato a marzo del 2021, è stato raggiunto da un’altra misura cautelare. È infatti coinvolto nel blitz contro la camorra dei Carabinieri di Napoli che ieri hanno arrestato 11 persone nell’ambito delle indagini su un giro di usura. Tra i destinatari delle misure cautelari c’è anche un militare dell’Arma, nei cui confronti si ipotizza il reato di corruzione. Nel corso delle indagini sono stati documentati nove casi di usura, commessi nei confronti di imprenditori, costretti a pagare tassi di interesse variabili tra il 25% e il 40%. Tra le vittime del giro di usura spicca il nome di Giuseppe Bruscolotti, ex difensore del Napoli guidato da Diego Armando Maradona, al quale cedette la fascia di capitano.
L’ordinanza, emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Dda, vede gli arrestati accusati a vario titolo di usura, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché detenzione illegale di armi comuni da sparo, aggravati dalla finalità di favorire il clan Baratto-Volpe, operante nel quartiere partenopeo di Fuorigrotta e rientrante nella sfera di influenza e controllo della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”.