I vigili del fuoco e i tecnici dei vari comuni sono ancora al lavoro per ispezionare gli immobili dopo il sisma di martedì sera. La scossa di magnitudo 4.6, ha infatti provocato danni soprattutto a Montagano, il comune più vicino all’epicentro, dove il sindaco Giuseppe Tullo, sulla base della relazione ricevuta degli uomini del 115, ieri ha emanato l’ordinanza di sgombero per un’abitazione, mentre per altri due edifici in muratura è scattata una interdizione parziale, ovvero solo per alcune stanze.
Gli immobili lesionati si trovano tutti in vico Macello e si tratta di strutture che presentavano già alcune criticità derivanti dal sisma del 2002, aggravate dalla scossa di martedì. L’abitazione dichiarata totalmente inagibile è di proprietà di un’anziana che ieri è stata accolta da alcuni familiari, ma l’amministrazione è già al lavoro per mettere a disposizione degli alloggi provvisori, le casette di legno già utilizzate durante il terremoto di San Giuliano di Puglia.
I controlli sono stati effettuati anche a Campobasso, sia su immobili privati che comunali. I vigili del fuoco hanno ricevuto segnalazioni soprattutto nel quartiere San Giovanni. Circa ottanta gli edifici controllati tra scuole, appartamenti e attività commerciali. Sono state rilevate alcune lesioni, ma non si tratta di danni strutturali e dunque non è stato necessario sgomberare gli immobili.
A Campobasso, così come in tutti i comuni ad eccezione di San’Elia a Pianisi, ieri le lezioni sono riprese regolarmente. Lo sciame sismico è ancora in atto ma non ha fatto registrare sequenze preoccupanti. Nella tarda serata di mercoledì l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha rilevato una scossa di magnitudo 1.8 con epicentro a Montagano alle ore 23.37, a cui ne sono seguite una di 1.4 alle ore 3.20 (sempre Montagano) e una di magnitudo 1.3 con epicentro Limosano alle ore 3.59. Infine c’è stata una scossa di magnitudo 1.7 con epicentro Petrella Tifernina alle ore 9.18 di ieri mattina.
Secondo il direttore del dipartimento terremoti dell’Ingv Claudio Chiarabba, «l’attività sismica è in decadimento, e la situazione si avvia alla normalità: però bisogna monitorare con attenzione ciò che accadrà nei prossimi giorni». L’esperto, in un’intervista su Repubblica, rassicura, pur invitando a una ragionevole cautela. «Ci sono state repliche di magnitudo molto inferiore. Solitamente c’è un tipo di distribuzione di queste repliche nello spazio e nel tempo in funzione della magnitudo. Non sono sempre decrescenti in maniera perfetta, però di solito seguono una distribuzione che mostra un decadimento esponenziale dell’attività, che è il decadimento a cui stiamo assistendo in queste ore. Però è ancora presto per capire se invece la sequenza dovesse rianimarsi in maniera differente da quello che vediamo adesso, che sembra un normale decadimento».
Rispetto ad un eventuale collegamento con il sisma di San Giuliano spiega: «La distanza nel tempo e anche nello spazio – ci sono diversi chilometri di sfasamento laterale – è significativa, per cui non credo a una relazione diretta tra i due. Sono eventi simili, come dicevo, ma non direi che sono collegati».
Sulla possibilità di scosse di magnitudo maggiore non si sbilancia in previsioni: «In questi casi la prima considerazione da fare è che il terremoto di martedì non è quello che ha raggiunto la magnitudo massima in quella zona: lì sono avvenuti eventi come quello del 2002. Quello a cui assistiamo ora è una sequenza di aftershock, di repliche che sono di magnitudo inferiore e che definiscono un decadimento normale di questa attività legata all’evento di martedì. Per cui non ci sono particolari indizi che l’attività sia diversa e che si verifichi una ripresa più forte. Però sappiamo sempre bene che le faglie interagiscono tra di loro, e a volte c’è la possibilità che un evento di magnitudo paragonabile o maggiore possa accadere».