Violenze fisiche e psicologiche all’interno della mura domestiche, un clima di terrore durato più di vent’anni. L’incubo per la donna è finalmente finito mercoledì, quando i carabinieri di Montagano hanno eseguito l’ordinanza emessa dal gip su richiesta della Procura di Campobasso. Nei confronti del 57enne è scattata la misura cautelare – prevista dal combinato disposto di cui agli artt. 273, 274, 275, 282 bis commi I e II C.P.P. – dell’allontanamento dalla casa familiare con obbligo contestuale di abbandonare immediatamente l’abitazione, di non farvi rientro e non accedervi senza autorizzazione, di non avvicinarsi alla vittima ed a tutti i posti da lei frequentati (compreso il luogo di lavoro) e di mantenersene ad una distanza di almeno 500 metri.
La misura è stata applicata nei confronti dell’uomo perché gravemente indiziato del reato di maltrattamenti e percosse continuati nei confronti della moglie. Da oltre venti anni, da sempre accecato da morbosa gelosia, ha sottoposto la donna a quotidiani episodi di ingiurie e percosse, a vessazioni continue, nell’ambito di un clima domestico di assoggettamento, paura e controllo pervasivo, mediante una condotta sistematicamente ingiuriosa, violenta e intimidatoria. L’ultimo diverbio è culminato in una violenta aggressione fisica: la donna è stata colpita con diversi pugni al volto e al corpo. Spaventata è fuggita di casa cercando rifugio dai vicini.
In quella circostanza il 57enne si è addirittura rivolto ai Carabinieri di Montagano i quali hanno tempestivamente fatto scattare il “piano provinciale per la ricerca di persone scomparse”, coordinato dalla Prefettura di Campobasso nell’ambito dei poteri devoluti in materia di Protezione Civile.
Ritrovata la donna è emerso come la stessa, in tutti questi anni, abbia sempre cercato di tutelare il buon nome familiare e preservare il marito dalle conseguenze delle proprie azioni, sebbene le continue violenze cui è stata sottoposta fossero state, in qualche modo, percepite anche sul luogo di lavoro, avendo i colleghi in qualche occasione riscontrato la presenza di graffi ed ecchimosi.
«La vicenda in questione – evidenziano dalla Procura – rappresenta la “punta dell’iceberg” di una tipologia delittuosa che emerge sempre più ricorrentemente ed il cui contrasto capillare, tra gli obiettivi di questa Procura, e doveroso e necessario anche al fine di prevenire più gravi reati, tant’e vero che, nell’anno in corso,
numerose sono state le attività di indagine inerenti al cosiddetto “Codice Rosso” trattate dai Comandi e Reparti dell’Arma dislocati nel territorio della provincia di Campobasso.
II procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali l’indagato potrà esperire, nell’ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito».