La Polizia di Campobasso ha dato esecuzione ad un mandato di arresto europeo su richiesta del sostituto procuratore Elisa Sabusco, approvato dal gip Veronica D’Agnone del Tribunale del capoluogo ed eseguito dall’Interpol, nei confronti di un giovane della provincia accusato dei reati di maltrattamento e lesioni gravi ai danni della sua compagna. Il ragazzo, autore del pestaggio della vittima avvenuto nel 2022, è stato trasferito della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino nella casa circondariale di Teramo.
Tutto è partito da un episodio avvenuto in Francia, quando la vittima è stata picchiata selvaggiamente dal compagno in una stanza d’albergo. La donna, dopo l’aggressione, si è rifugiata in un pub e ha contattato la Polizia francese per denunciare l’accaduto. Il suo aguzzino è stato così tratto in arresto mentre la vittima è riuscita a rientrare in Molise. La donna, una volta a casa, si è rivolta agli agenti della III Sezione della Squadra Mobile, guidata dal sostituto commissario Petrucci, che si occupa proprio dei casi di violenza di genere e, nello specifico, dei cosiddetti “codici rossi”. La denuncia è avvenuta il 25 novembre, nella data in cui si celebra proprio la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
«Una vicenda molto grave – ha spiegato in conferenza stampa il dirigente della Squadra Mobile, Marco Graziano -, simili reati oltre a comportare danni fisici gravi, causano nella vittima conseguenze psicologiche che possono durare anni».
Ed è qui che entra in gioco la questura di via Tiberio che mette a disposizione una squadra preparata, formata e soprattutto sensibile rispetto a questi particolari reati: «La III Sezione, specializzata nei reati contro la persona – ha spiegato Petrucci -, tratta anche la violenza e i reati di genere che possono condurre ad episodi più nefasti come il femminicidio.
È una sezione molto particolare, rappresentata da colleghi con una sensibilità spiccata, trattandosi di reati di violenza che vanno a toccare le cosiddette fasce deboli.
La vittima è spesso reticente, tende a non denunciare le violenze perpetrate all’interno delle mura domestiche a causa di retaggi culturali ancora molto radicati.
Proprio la sensibilità, la professionalità e la formazione del nostro personale – ha sottolineato – rappresentano quel valore aggiunto che aiuta le donne a denunciare o anche solo a parlare e sfogarsi con la Polizia in modo da accendere i riflettori sui cosiddetti ‘reati spia’, reati premonitori che possono essere intercettati dalle istituzioni per evitare conseguenze ben peggiori».
Il carnefice, anche in questo caso, agisce attraverso condotte violente e reiterate nel tempo provocando profonde ferite non solo sulla pelle ma soprattutto nell’animo della propria vittima: «Nella maggior parte dei casi le vittime che si rivolgono a noi provano vergogna, sono devastate psicologicamente – ha spiegato ancora Petrucci -. Per questo ci appoggiamo anche ad un pool di psicologi che intervengono immediatamente sul posto, sempre di concerto con l’autorità giudiziaria, particolarmente sensibile a queste tematiche, affinché la vittima sia messa a proprio agio e venga posta nelle condizioni di denunciare e portare, così, all’attenzione dello Stato e delle istituzioni il reato».
Attualmente in Molise il fenomeno è in crescita. Quella di Campobasso è una delle province (in rapporto alla popolazione) con il più elevato numero di casi di codice rosso in Italia. «E non c’è classe sociale che prevalga – ha sottolineato Graziano -. Si va dal professionista, al disoccupato ecc. Inoltre molte donne sono ancora restie a denunciare perché nel 99% dei casi i carnefici sono il marito, il padre, lo zio della vittima o comunque persone con cui la stessa intrattiene un legame di parentela».
Nel 2021 i codici rossi trattati dalla terza sezione della Polizia di Campobasso sono stati 60. Nel 2022 il fenomeno ha registrato ben 70 casi, quasi 6 al mese, mentre nel primo semestre del 2023 le denunce sono già a quota 43.
«Un trend in salita – ha aggiunto Graziano – o perché i reati sono aumentati o perché – e speriamo sia questo il caso – la donna è più fiduciosa nelle istituzioni e tende a denunciare di più i casi di violenza di cui è vittima».
Da qui l’appello: «Ci teniamo a invitare le donne che subiscono violenze a denunciare, a fare affidamento alla Polizia di Stato e alle istituzioni. Non verranno mai lasciate sole. Assicuriamo assistenza anche nel post denuncia insieme al pool dei centri antiviolenza e degli psicologi specializzati con cui collaboriamo. Le donne vittime di violenza devono sapere che non sono più sole ma che c’è una rete ben strutturata attorno a loro».
sl