Il ripetitore telefonico installato ad Oratino, essendo privo di autorizzazione, è da considerarsi abusivo e deve essere rimosso: è quanto stabilito dal Consiglio di Stato che ha ribaltato la sentenza del Tar con la quale era stato dato l’ok alla realizzazione dell’impianto. L’intervento, realizzato nel corso dell’Amministrazione De Socio, è stato scongiurato fino alla fine dai cittadini e da alcuni dei proprietari dei terreni interessati lungo il Tratturello Biferno-Campobasso. La comunità si era anche mobilitata con una petizione che in pochissimi giorni aveva raccolto oltre 700 firme al fine di evitare l’installazione del ripetitore.
Ad annunciare con soddisfazione la sentenza del Consiglio di Stato il gruppo consiliare “Per cambiare” che spiega: «Nell’ottobre del 2019, centinaia di cittadini oratinesi, appresa la notizia che il Comune di Oratino stava rilasciando alla Wind l’autorizzazione per installare una stazione radio base (ripetitore telefonico), si mobilitarono per scongiurare tale intervento.
Nacque addirittura un comitato, ci fu una sottoscrizione popolare a cui aderirono 700 persone e tanti incontri e riunioni. L’opposizione consiliare chiese la convocazione di un Consiglio comunale aperto, con un ordine del giorno dedicato all’argomento. Ma non ci fu nulla da fare. Il sindaco di allora, Roberto De Socio, in tutte le occasioni, provò a giustificarsi dicendo di non saperne niente. Altri della sua maggioranza fecero altrettanto. Insieme additarono le responsabilità esclusivamente all’ufficio tecnico. Tuttavia, era chiaro che le stesse fossero, anche, di carattere politico.
Nei mesi successivi, fu proposto perfino un ricorso al Tar. Il comitato di cittadini ed alcuni proprietari dei terreni, vicini al luogo dell’installazione, adirono le vie legali per evitare che il progetto andasse in porto. Il Tar lo respinse ed il ripetitore fu installato. Tra la delusione e la rassegnazione della stragrande maggioranza degli oratinesi. Soprattutto del comitato di cittadini, che aveva sollevato molte motivazioni a sostegno della invalidazione di quel progetto e a cui il Tar aveva rigettato il ricorso non riconoscendone la titolarità.
Nonostante ciò, Gennaro Latessa, uno dei ricorrenti, non si arrese. Difeso dall’avvocato Giacomo Papa, propose appello al Consiglio di Stato. Bene! Grazie alla competente bravura del legale ed alla caparbietà e fermezza di questo nostro concittadino oggi tutti coloro che hanno lottato contro quell’impianto possono dirsi soddisfatti. Il Consiglio di Stato, infatti, con sentenza n. 1200/2024, ha accolto l’appello avverso la sentenza del Tar Molise n. 407/2021 e per l’effetto ha annullato l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Oratino, condannando quest’ultimo al pagamento delle spese del doppio grado di giudizio.
In particolare, il Consiglio di Stato ha ritenuto fondati due motivi del ricorso: quello attinente all’erronea indicazione, nell’istanza e negli atti progettuali, della particella interessata dall’intervento, con conseguente invalidazione dell’intera istruttoria e dei pareri successivamente acquisiti, e quello attinente l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica.
Tra le altre motivazioni, inoltre, vale la pena sottolineare che, all’epoca, era stata fornita alla Sovrintendenza un’errata rappresentazione dei fatti, contenuta nella relazione istruttoria del Comune, “condizionandone” così il parere obbligatorio e vincolante.
Pertanto la sentenza è chiara: non sussistendo i presupposti per una eliminazione dei vizi, l’impianto realizzato, essendo privo di autorizzazione, è da considerarsi abusivo e deve essere rimosso. E spetta al Comune di Oratino, nei termini di 60 giorni, dare esecuzione a quanto stabilito dal Consiglio di Stato.
Ora – conclude il gruppo consiliare – ci auguriamo che questo avvenga. Per il bene del territorio e per la considerazione che si dovrebbe avere nei confronti dei cittadini che si governano e delle regole da rispettare».