A Petrella Tifernina, piccolo centro dalla forte identità comunitaria e religiosa, la festa di San Giuseppe ha assunto quest’anno un significato ancora più profondo. Domenica 23 marzo, presso la sala museale del paese, si è rinnovata l’antica e sentita tradizione della “devozione”, un rito conviviale che unisce fede e solidarietà attraverso la condivisione di un pranzo composto da 13 pietanze, simbolo di abbondanza e ringraziamento al Santo.
La “devozione” a San Giuseppe non è esclusiva del Molise, ma proprio nella nostra regione, e in particolare nei piccoli centri come Petrella Tifernina, assume un valore particolarmente intenso. L’evento si inserisce in una tradizione secolare, diffusa anche in altre zone del Sud Italia, che vede le famiglie aprire le porte delle loro case o spazi pubblici per offrire cibo in onore del Santo protettore dei lavoratori e delle famiglie.
Quest’anno, la presenza del vescovo di Campobasso, S.E. monsignor Biagio Colaianni, ha conferito alla ricorrenza un significato ancora più solenne. Accompagnato da don Domenico Di Franco e dal parroco sudafricano don Emmanuel Wanger, il vescovo è stato accolto calorosamente dal sindaco di Petrella Tifernina, Alessandro Amoroso, e dall’amministrazione comunale. Prima dell’inizio della “devozione”, monsignor Colaianni ha rivolto parole affettuose ai presenti, sottolineando l’importanza della festa di San Giuseppe e il valore cristiano dell’accoglienza verso chi è nel bisogno. Dopo aver salutato uno ad uno tutti i convenuti, ha impartito la benedizione e guidato una preghiera comunitaria.
Protagoniste assolute dell’evento sono state circa 30 donne del paese che, con instancabile impegno, dedizione e profondo spirito di volontariato, hanno cucinato e servito le pietanze per centinaia di persone. Per giorni hanno lavorato alla preparazione dei piatti, integrando con generosità prodotti propri alle abbondanti provviste acquistate dalla Pro loco, che con il patrocinio del Comune ha organizzato l’iniziativa. Dopo il pranzo, le stesse donne si sono occupate del riordino, lavando piatti, bicchieri, pentole e casseruole, restituendo alla sala museale il suo consueto ordine.
Le portate della tradizione, semplici ma ricche di significato simbolico, hanno incluso una serie di alimenti: ceci (1), fagioli (2), fave (3), pasta bianca con la mollica (4), pasta rossa con la mollica (5), rape (6), riso (7), baccalà in pastella (8), cavolfiori fritti (9), finocchi (10), mandarini (11), scrippelle (12) e caragnole (13). Tutto accompagnato da ottimo vino locale, in un’atmosfera di grande festa e fratellanza.
Come vuole la tradizione, oltre alle tavolate condivise, è stata riservata una tavola speciale per la Sacra Famiglia – San Giuseppe, la Madonna e Gesù fanciullo – a rappresentare simbolicamente la centralità della fede in questa antica usanza popolare.
L’evento è stato semplice nel suo insieme ma intensamente partecipato. Ha saputo coinvolgere l’intera comunità e anche chi, pur non essendo residente a Petrella Tifernina, ha potuto prendere parte all’appuntamento con la sensazione di sentirsi “a casa”. Un momento di grande valore culturale, religioso e umano, in una domenica colma di tradizione e supporto, che dimostra come la fede, il senso di comunità e la generosità possano ancora essere il cuore pulsante dei piccoli borghi italiani.
ppm