Oggi vi raccontiamo la storia di Michele, ragazzo disabile di 38 anni, che vive insieme alla madre 80enne a Ripalimosani, al 2° piano della palazzina Iacp in via Pertini.
Michele, costretto su una sedia a rotelle a causa di una malattia che lo accompagna dalla nascita, è riuscito negli anni, con sacrificio e grinta, a ritagliarsi i suoi spazi di autonomia per condurre una vita il più possibile ‘normale’, al pari dei suoi coetanei.
Succede, però, che circa 5 mesi fa l’ascensore del condominio in cui abita subisce un guasto. “Un piccolo disservizio”, avrà pensato, che non gli permetterà di uscire per un paio di giorni. E invece, da quel disguido, passano ben 5 mesi e l’ascensore, unico strumento che gli consente di accedere al ‘modo esterno’ in totale autonomia, è ancora fuori servizio. O meglio è stato riparato a novembre ma necessita ancora di collaudo.
Ma andiamo per ordine: Michele quasi ogni giorno, soprattutto quando fuori è bel tempo, esce da solo o in compagnia, con la sua carrozzina elettrica, per compiere piccole commissioni, come ad esempio la spesa. La sua è una disabilità molto grave che necessita di assistenza anche per le cose più semplici e spesso ad aiutarlo è l’anziana mamma che vive con lui.
Nonostante i suoi problemi la grande volontà di Michele gli ha sempre permesso di ‘superare’ i suoi limiti.
Purtroppo, però, da quando l’ascensore si è rotto Michele è praticamente ‘murato’ nella sua stessa casa. La mamma, infatti, non può trasportarlo per due piani da sola. Le sorelle di Michele lavorano full time quindi è raro che riescano ad accompagnarlo tutti i giorni fino al piano terra per permettergli di svolgere i suoi servizi, mentre il fratello vive fuori città. Una situazione ormai al limite e per la quale Michele e la sua famiglia richiedono interventi tempestivi: «La riparazione dell’ascensore – spiega la famiglia – è stata effettuata il 21 novembre ma è in attesa di collaudo. Prima se ne occupava l’Arpam ora però ad effettuare il collaudo dovrebbe essere un ingegnere nominato dallo stesso istituto. Nomina che ad oggi non è ancora stata fatta».
Oltre al danno la beffa, dunque.
Cioè, anche se l’ascensore è stato riparato, non può essere utilizzato senza collaudo.
Così Michele, purtroppo, continua a guardare il mondo esterno da una finestra: «È vergognoso aspettare 5 mesi per una riparazione che mi costringe a restare in casa – ci confida amareggiato – non sto chiedendo l’elemosina ma semplicemente un diritto!».
serena lastoria

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