Pene praticamente dimezzate per gli imputati coinvolti nell’operazione antidroga Pinocchio, messa a segno a ottobre del 2019 dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Procura di Campobasso. Ieri l’udienza d’Appello ha ridimensionato le condanne per tre di loro. Il primo, difeso dall’avvocato Alessio Verde insieme al collega Nardelli, è stato condannato a 2 anni e 10 mesi. In primo grado la pena era di 4 anni e 4 mesi. Inoltre i giudici hanno revocato la misura cautelare e l’uomo è stato rimesso in libertà.
Un anno e 6 mesi (a fronte dei 3 anni del primo grado) per il secondo imputato, mentre l’ultimo sconterà una pena di 9 mesi (2 anni nel primo grado). Tutti hanno ricorso al concordato in Appello.
La maxi operazione permise di scoprire un imponente traffico di droga tra Caserta, Napoli, Foggia e Campobasso. Ad imporre il controllo della piazza di spaccio nel capoluogo molisano Massimo Amoroso, 43enne soprannominato Pinocchio (da cui prese il nome l’operazione) e la ex compagna Margherita Mandato, 38enne conosciuta in città come Giusy.
La coppia al vertice del sodalizio criminale scelse il patteggiamento e venne condannata a cinque anni di reclusione, una multa da 21mula euro e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Entrambi chiesero di scontare la pena in una comunità di recupero.
L’indagine, coordinata dal procuratore D’Angelo, era partita a dicembre a dicembre 2018 documentando circa 1.700 cessioni di sostanza. 3.000 le dosi di stupefacente sequestrate tra cocaina, crack, eroina, hashish, marijuana e metadone e circa 7.000 le cessioni rilevate sia con attività investigativa tradizionale che con attività tecnica di intercettazione.
Sequestrati, inoltre, circa 10.000 euro in contanti più svariate carte di credito e postepay ricaricabili utilizzate per il pagamento della droga.
L’attività di indagine era scattata dopo le numerose segnalazioni dei residenti del quartiere “Venezia”, esasperati per la presenza, specie in via Quircio e via Iezza, di numerosi soggetti che si recavano di notte e di giorno nel famoso appartamento di via Quircio al civico 9, base operativa dello smercio di droga, inizialmente gestita Massimo Amoroso e Margherita Mandato. In particolare Amoroso, con a carico numerosi precedenti penali e di polizia, era molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece, i contatti social nonché telefonini di ridottissime dimensioni (in quanto, a detta dell’indagato, in caso di cattura, occultabili facilmente nelle cavità anali e utilizzabili in carcere poter comunicare con l’esterno) e distorsori di voce per non farsi riconoscere. Dall’indagine è emerso, inoltre, che l’uomo non aveva alcuna remora nel consegnare al proprio figlio ed ai nipoti la droga da spacciare o destinato all’uso personale.
Insieme alla compagna, Margherita Mandato, e coadiuvato dalla “famiglia”, si riforniva a Napoli, Foggia e Caserta, in quantità non elevate, ma con ciclicità tale da poter rifornire costantemente il “market” della droga in via Quircio. I due compagni, inoltre, ad un certo punto si sono separati, dando vita ognuno alla propria “piazza di spaccio”.
La donna inizialmente ha continuato a mantenere attivo il market di via Quircio 9, poi, incalzata dai controlli della Polizia, ha deciso di attivare uno spaccio itinerante a Campobasso. Altrettanto ha fatto l’uomo, associandosi dapprima ad un altro degli indagati per svolgere attività di spaccio in un paese limitrofo a Campobasso e poi “espandendosi” anche nel capoluogo, in particolare nelle zone di via Montegrappa e via San Giovanni.

in foto l’avocato Alessio Verde

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