«Confidiamo nei risultati degli esami del Ris che certamente faranno luce sugli elementi ancora oscuri della vicenda». Le parole dell’avvocato Mariano Prencipe, a margine dell’interrogatorio del suo assistito Gianni De Vivo, si sono rivelate quasi profetiche. Sono infatti emersi nelle scorse ore i primi riscontri degli accertamenti effettuati a Roma sui cellulari e sugli indumenti sequestrati, che potrebbero rappresentare una svolta nelle indagini sull’omicidio di Natale. Sulle cover di due dei quattro telefonini (non quello della vittima, i cui risultati non sono ancora pronti) sarebbero state rinvenute tracce di cocaina. Dunque l’ipotesi paventata dagli inquirenti all’indomani del fatto di sangue in via Vico e dallo stesso De Vivo durante il colloquio con i pm, prende sempre più corpo.
La lite che sarebbe scoppiata tra il 37enne accusato di omicidio e l’amico della vittima, indagato per rissa, è da ricondurre a motivi di droga. Micatrotta, come dichiarato anche dai legali dalla famiglia, sarebbe intervenuto nel tentativo di difendere l’amico prima di ricevere il fendente alla gola che non gli ha lasciato scampo.
Intanto oggi proseguiranno gli esami sugli altri cellulari, sul coltello e sulle le tracce ematiche prelevate sull’arma. Accanto agli esperti del Ris pure i periti nominati dalle parti. Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, consulente di De Vivo e la dottoressa Marina Baldi per la famiglia Micatrotta.
C’è attesa per gli accertamenti sulle tracce ematiche, attraverso il cosiddetto metodo B.P.A. Si tratta di una branca delle Scienze Forensi, nota come Bloodstain Pattern Analysis, che studia il meccanismo fisico di formazione delle tracce ematiche (traiettorie, proiezioni, gocciolamenti, strofinii, lavaggi, ecc.). Tale disciplina si occupa dello studio della morfologia, della quantità, della posizione, dell’orientamento e della distribuzione delle tracce ematiche rinvenute sulla scena del crimine, volto a determinare la dinamica dell’evento criminale.

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