Una folla commossa e un applauso scrosciante hanno accompagnato ieri mattina l’ex sindaco del capoluogo Luigi Di Bartolomeo nel suo ultimo viaggio.
Al rito funebre, svoltosi nella chiesa di San Giuseppe Artigiano, nel ‘suo’ quartiere Cep, i familiari, gli amici e i tanti colleghi che hanno condiviso con lui ‘gioie e dolori’ della vita politica molisana.
Ad accompagnare il feretro del papà lungo la navata il figlio Michele insieme alla sua famiglia.
Sulla bara, adagiata davanti all’altare, una foto che lo ritrae sorridente e l’immancabile sciarpa del Campobasso calcio con la scritta “scannett allert”.
A partecipare ai funerali soprattutto i ‘semplici’ cittadini, quelli che hanno riconosciuto e amato in questi anni l’impegno di Di Bartolomeo verso il popolo che era chiamato a rappresentare. Presenti anche i piccoli compagni di classe del nipote, perché lui, “big Gino”, si considerava affettuosamente il ‘nonno’ di tutti i bambini.
Il primo a testimoniare l’affetto nutrito nei confronti di Gino è stato don Vittorio Perrella che ha posto l’accento sulla forza e sulla grande fede insita nel cuore del senatore nonostante le tragedie che hanno segnato la sua vita.
Le celebrazioni sono state affidate al vescovo Giancarlo Bregantini che ha definito la scomparsa dell’ex sindaco «un momento di dolore per tutti noi, non solo per la vita politica della città ma per il Molise tutto. Il suo carattere vulcanico e la sua esuberanza – ha detto il vescovo – resteranno per sempre nei nostri cuori. In queste ore una frase mi ha colpito molto: era difficile non volergli bene. Ed è proprio così. Basti vedere l’unità che si è espressa intorno alla sua scomparsa. Non aveva limiti la sua presenza. Era amato da tutti, aveva un cuore particolarmente vicino al popolo. Luigi Di Bartolomeo era uomo del popolo, tra il popolo e con il popolo.
Ma è anche vero che il popolo è mutevole, ha una memoria corta, non sa valorizzare i doni avuti e non li sa ricambiare. Anzi può capitare di restituire il male al bene ricevuto, come quando sul balcone del Corpus Domini il nostro Gino ebbe fischi invece che applausi, ebbe improperi invece che ringraziamenti, ebbe umiliazioni invece che slanci.
Io ero accanto a lui, sullo stesso balcone, a pochi palmi di distanza. Io ho sentito quel cuore di dolore infinito. Quei fischi Gino non li meritava! La città non è stata grata con lui in quel momento. Sono stati una pugnalata nel suo cuore! E dobbiamo riflettere su quel gesto perché non avvenga più che chi ha lavorato per il bene degli altri, pur con i suoi limiti, sia poi umiliato. Dio ci doni un cuore di gratitudine e di stima e mai un cuore che poi abbandona; che critica e non costruisce.
Ecco perché questi funerali sono ora il momento per restituire a lui quella pace di cui ha diritto, in una riabilitazione etica e morale che era proprio necessaria. I giornali di oggi sono stati in gamba, perché hanno capito che siamo stati ingrati e che non si poteva non volergli bene!
Siamo fiduciosi – ha aggiunto poi Bregantini – che si incontrerà con quel nostro concittadino che è stata esaltato ieri da Papa Francesco: Fra immacolato, che il papa ha dichiarato “venerabile”, un titolo prezioso perché è la conferma dell’eroicità delle sue virtù ed è un sigillo per il nostro cammino sinodale, rilanciando la forza e la testimonianza di questo nostro fratello che nel dolore ha saputo diventare vittima per i sacerdoti e per la città.
Preghiamo tutti insieme perché dal cielo entrambi ci diano la grazia di camminare sulle strade del bene. Preghiamo inoltre perché la politica si rivesta di servizio ai più piccoli ai più poveri, poiché il servizio alla povera gente determina la grandezza di un uomo politico».
Diversi gli interventi nel corso della cerimonia e gli attestati di stima da parte di amici ed esponenti politici.
«Risulta difficile porgere i saluti a una platea commossa per la dipartita di un uomo che ha indossato, con orgoglio, la stessa fascia che oggi mi onoro di indossare io per salutare un sindaco… già, un primo cittadino di nome e di fatto – le parole di Roberto Gravina -. Quell’orgoglio, Luigi Di Bartolomeo, per tutti Gino, lo ha sempre mostrato, sin da quando, apertamente, anche contro alcuni, dichiarò a gran voce di voler diventare sindaco della sua amata Campobasso.
Perché il politico, Gino, lo aveva già fatto a 360 gradi, salendo ai vertici di tutte le istituzioni locali, arrivando anche a Roma, dove non nascondeva il suo disagio per essere un semplice numero, distaccato dalla gente, dalla sua gente.
È così che Gino diventa big Gino, capace di una comunicatività tutta sua, capace di passare da argomenti leggeri, con una ilarità travolgente, a momenti estremamente seri, con un piglio e una capacità di analisi concreta frutto di anni e anni di esperienza amministrativa, a momenti riflessivi e interiori, con una sensibilità che non ti aspettavi.
Ed è qui che il politico non c’entrava nulla, è qui che veniva fuori il personaggio, perché Gino Di Bartolomeo, oggi, viene celebrato prima ancora che come politico, come un personaggio di questa città.
Il lutto cittadino, infatti, raccoglie il sentimento che la comunità ha manifestato per la perdita di una figura che ha rappresentato la campobassanità radicata nella nostra collettività cittadina e lo testimoniano le innumerevoli manifestazioni di affetto che la sua dipartita ha provocato. Una campobassanità capace di essere comunicata in modo trasversale: dai più piccoli, ai ragazzi e agli adulti, ognuno è stato raggiunto e toccato dalle sue parole dirette, coraggiose e leali che mettevano al primo posto, dinanzi a ogni discussione anche forte, i rapporti sociali e umani.
È stato sindaco in un periodo in cui i social iniziavano a prendere piede e, suo malgrado, nonostante non fosse avvezzo, era presente con immagini o video che lo hanno ritratto sempre come un personaggio schietto, sincero e vero.
Ed è con quella sincerità che ti porgo a nome di tutta la città, della tua e nostra Campobasso, l’affetto che meriti.
Ciao big Gino, che la terra ti sia lieve».
A salire sul pulpito anche il sindaco di Castellino del Biferno, Enrico Fratangelo, che ha definito Di Bartolomeo «un bulldozer sentimentale con la vocazione per la politica. Solo con lui Campobasso ha avuto il lustro che questa città merita di avere sempre».
Non è mancato, inoltre, l’intervento del presidente Donato Toma che ha ricordato i primi passi mossi nel mondo della politica insieme a big Gino e ha sottolineato uno dei tratti caratteristici di Di Bartolomeo, ovvero la grande umanità che ha sempre dimostrato in ogni situazione.
Comprensibilmente commosso di fronte all’ondata di affetto da parte della comunità, il figlio di Gino, Michele, che rivolgendosi al suo papà ha commentato: «La tua eredità è questo affetto sincero».
Infine il messaggio espresso a gran voce da uno dei cittadini presenti ai funerali che racchiude il pensiero di tutta la comunità di Campobasso: «Come lui ne nasce uno ogni 1000 anni. Diciamo grazie a big Gino e salutiamolo con un lungo applauso!».
Proprio così. Con big Gino se ne va un uomo e un politico che difficilmente rincontreremo. Ma il suo ricordo rimarrà eterno.