Dentiere, capsule, ponti. Capita spesso di dover ricorrere a protesi artificiali per ‘ridisegnare’ il proprio sorriso. Ciò che molti non conoscono, però, è lo scrupoloso lavoro fatto di pazienza, esperienza e precisione che si cela dietro ogni processo di produzione.
A Campobasso, da oltre 30 anni, esiste una realtà capace di garantire i più elevati standard di qualità nel settore dentale. Parliamo del laboratorio Zarantonello, fondato nel 1989 da Luca Zarantonello, esperto odontotecnico originario del Veneto ma molisano d’adozione.
Grazie alle sue idee innovative viene considerato fin da subito un precursore: nonostante un approccio impostato principalmente su sistemi tradizionali, infatti, la sua mente è costantemente orientata verso il futuro.
Con questo spirito, nel 1998, realizza un’idea ritenuta all’epoca ‘rivoluzionaria’: un consorzio di settore. Un progetto, forse, fin troppo all’avanguardia, che la realtà locale non è ancora pronta ad accogliere.
Una breve parentesi, però, che contribuisce notevolmente alla sua crescita personale e professionale e che, tutt’ oggi, influenza il lavoro eseguito presso il laboratorio che porta il suo nome.
A prendere le redini dell’attività di famiglia nel 2015 subentra Andrea Zarantonello, figlio e socio di Luca, che attualmente si occupa non solo della gestione del laboratorio ma ne cura soprattutto gli aspetti più innovativi nell’ambito della progettazione digitale.
«Fino a pochi anni fa non avrei mai immaginato di trovarmi qui – spiega a Primo Piano Molise -. La mia vita, infatti, aveva preso tutt’altra strada. Dopo gli studi scientifici, ho intrapreso un percorso universitario in scienze motorie. Il mio sogno era diventare allenatore di calcio. Poi, però, a seguito di esigenze familiari, sono stato catapultato in questa realtà. Ho dovuto ricominciare da zero intraprendendo un nuovo percorso di studi specifico: dal diploma da odontotecnico fino a un master in odontotecnica digitale. Ma oggi posso dire di aver trovato la mia strada».
Andrea, nonostante la giovane età si dà subito da fare. Inizialmente trascorre solo qualche ora della sua giornata in laboratorio. Quelle ore, poi, diventano giorni, settimane, mesi fino a diventare un impegno a tempo pieno: «Lavoravo anche nei weekend e a volte restavo qui fino a notte fonda», spiega. Parte tuttavia con un buon vantaggio. È giovanissimo e fa parte di quella generazione cresciuta a “pane e computer” proprio mentre il settore odontoiatrico inizia ad evolversi attraverso la rivoluzione digitale.
«A metà del 2000 – spiega – il mondo odontoiatrico è stato inondato da una ricaduta del settore industriale-meccanico, perciò tutta quella tecnologia utilizzata fino ad allora si è riversata in ambito odontoiatrico: dal software di modellazione CAD alle macchine fresatrici CNC».
Questo vantaggio, unito al suo impegno e alle sue competenze, lo aiuta a trovare il suo posto nel mondo delle protesi dentarie.
Nel gennaio 2016 inizia il suo primo corso di formazione specifica del digitale, seguito da una continua formazione che lo aiuta a crescere e a specializzarsi in campo odontotecnico.
Nel 2018 diventa ufficialmente titolare dell’attività. Una sorta di passaggio del testimone da parte di papà Luca ma anche il giusto riconoscimento per i sacrifici e il duro percorso che ha dovuto affrontare.
La vostra clientela è composta esclusivamente da medici odontoiatrici. Operate solo in Molise?
«La maggior parte dei nostri clienti opera sul territorio ma trattandosi di un laboratorio strutturato abbiamo la possibilità di offrire i nostri servizi anche fuori regione».
C’è molta concorrenza in questo settore?
«Esistono diversi laboratori in questo campo, ma a differenza di altri la tecnologia a nostra disposizione è a ciclo completo, ovvero siamo in possesso di tutti i macchinari necessari alla gestione del processo di realizzazione dei dispositivi e ciò ci consente di seguire ogni fase dall’inizio alla fine.
Disponiamo inoltre di un valido team composto da 11 persone e di una struttura di circa 300 metri quadri, mentre un laboratorio medio in Italia è composto solitamente da 1.8 unità e si struttura al massimo su una superficie tra i 30 e i 40 metri quadri».
Una delle protesi più innovative in cui il vostro laboratorio è particolarmente specializzato è la Toronto bridge. Di che si tratta?
«La Toronto bridge è quella che comunemente chiamiamo “dentiera fissa” ovvero una protesi che, grazie agli impianti realizzati chirurgicamente dai nostri clienti, viene fissata all’arcata superiore o inferiore del paziente senza essere mai rimossa.
Ci tengo a precisare che non esiste una protesi migliore di altre. Ce ne sono sicuramente di più complesse. Ma la protesi migliore è quella che si adatta meglio al paziente poiché ogni caso è diverso e ognuna di esse ha una sua funzione specifica».
Il vostro è un lavoro scrupoloso che richiede una cura quasi ‘maniacale’ dei dettagli. Ma trattandosi di metodi innovativi e in continua evoluzione alla base deve esserci una formazione continua e mirata. Quanto investe il laboratorio Zarantonello in questo campo?
«Tantissimo. Ogni anno partecipiamo a numerosi corsi, sia personali, sia rivolti ai dipendenti e oggi abbiamo anche la possibilità di organizzarli qui in laboratorio. Godiamo fortunatamente di ottimi rapporti con le aziende del settore dentale e abbiamo già ospitato professionisti di rilievo.
Prima del Covid, personalmente, seguivo almeno un corso di formazione al mese, non solo in campo digitale. Avere una squadra completamente specializzata capace di intuire e comprendere le esigenze di chi prende in mano il lavoro dopo di noi aiuta notevolmente ad alzare la qualità del prodotto».
Ampi spazi, tecnologia di ultima generazione e una squadra di professionisti ben assortita. Si può dire che il vostro sia un laboratorio all’avanguardia rispetto alle altre realtà presenti nel panorama italiano. Ad esempio non se ne vedono molti dotati anche di sala convegni e reception.
«Sì infatti. Curiamo molto l’immagine del nostro laboratorio che oltretutto è ancora in fase di espansione. All’ingresso abbiamo una sala d’attesa con due receptionist. All’interno c’è la sala convegni dove eseguiamo i corsi. Per quanto riguarda il team ci sono poi 2 addetti in protesi fissa, 2 in sala ceramica, 2 in protesi mobile e un tirocinante. Mio padre ha funzioni di direttore tecnico e supervisore e poi ci sono io, titolare dell’attività, che mi occupo della gestione del laboratorio ma soprattutto del flusso digitale».
Quale percorso bisogna intraprendere per realizzare questo tipo di lavoro?
«Oggi in Italia chiunque dopo il diploma può prendere l’abilitazione e aprire un laboratorio odontotecnico. Ma a mio avviso c’è bisogno di una maggiore formazione, soprattutto a livello pratico, che parta proprio dalle scuole. Si tratta di un lavoro in cui i sistemi digitali e analogici sono ormai perfettamente integrati e bisognerebbe avere conoscenze specifiche in entrambi i campi prima di intraprendere questo percorso».
Competenze “umane” ma soprattutto macchinari di ultima generazione. Com’è strutturato il laboratorio?
«Tutte le stanze sono ideate e pensate per essere totalmente autonome l’una dall’altra ma al tempo stesso ogni stanza può comunicare con le altre. Si parte dall’area digitale in cui sono presenti 4 postazioni di modellazione Cad, 2 scanner di acquisizione immagini tridimensionali, 2 stampanti 3D e una postazione Cam, che converte il file disegnato vettoriale Cad in linguaggio macchina che poi viene interpretato dalla macchina fresatrice e di conseguenza realizzato.
Nella stanza protesi fissa il lavoro viene preparato o rifinito.
Nella stanza protesi mobile ci si occupa di rifinitura, modellazione e grossa rifinitura.
Nella sala ceramica avviene la ceramizzazione dei denti, ovvero la fase ‘estetica’ del prodotto.
Nella sala logistica, che comprende l’area accettazione e spedizione, sono presenti tutti i lavori in “prova”.
La sala macchine, collegata con la stanza digitale, si occupa invece della fresatura. Tutte le macchine sono a 5 assi (x,y,z,a e b) e ognuna di essa è specializzata per il tipo di lavoro che deve eseguire.
C’è poi la sala modelli, o “sala gessi”, dove nasce il lavoro analogico, comunemente considerata il ‘cuore’ del laboratorio odontotecnico. Qui i lavori appena arrivati vengono disinfettati, vengono poi colate le impronte con i modelli in gesso e vengono preparati, squadrati e vaporizzati in base alle esigenze, mentre con le macchine miscelatori a vuoto vengono preparate le impronte di protesi fissa.
Infine c’è la sala fusioni dove abbiamo da poco installato un nuovo, innovativo macchinario per la fusione dei metalli che ci ha consentito l’innalzamento dello standard qualitativo dei nostri manufatti. Ed è proprio alla qualità che puntiamo ogni giorno. Un aspetto che, in un campo come questo, non può e non deve mai mancare».
Serena Lastoria

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.