Si celebra domani la XV giornata mondiale della consapevolezza sull’Autismo, Waad – World autism awareness day, istituita dall’Onu nel 2007 per richiamare l’attenzione sui diritti delle persone con sindrome dello spettro autistico e delle loro famiglie.
L’Istituto Sant’Antonio di Padova di Campobasso nella persona del dirigente Erika Cieri e insieme a lei, la dottoressa Francesca Lembo, presidente del centro il Gemello di Einstein, lavorano continuamente affinché i docenti e il personale sia formato su tematiche molto sensibili.
«Il nostro impegno quotidiano nella scuola – spiegano – ha l’obiettivo di supportare, formare e condividere gli obiettivi educativi e abilitativi dei nostri bambini, ragazze e ragazzi. I nostri esperti rispondono alle richieste delle famiglie e dei diversi istituti scolastici, entrando nelle scuole in punta di piedi, senza essere mai invadenti e senza la presunzione di voler sostituire il nobile lavoro dei docenti in classe. La formazione continua del personale docente nelle scuole è determinante e indispensabile se si vuole raggiungere i risultati ottimali per una relazione positiva con i propri alunni e con gli stessi docenti. Potenziare le abilità sociali e relazionali, conoscere i diversi aspetti che possono modificare il comportamento inadeguato di un alunno con difficoltà, condividere principi e tecniche, portare a conoscenza esempi pratici e laboratori per valutare le proprie competenze al termine dell’esperienza formativa: questo è l’unico modo per cui vale la pena impegnarsi per raggiungere gli obiettivi che ogni insegnante, alunno o genitore possa desiderare.
Si porta ad esempio la storia di Salvatore, frequentante la prima sezione primavera del Sant’Antonio di Padova di Campobasso, bimbo con disturbo dello spettro autistico. Una storia che parla di inclusione e di speranza, bella da raccontare e importante da far conoscere, per aprire una finestra su un mondo fatto di solidarietà, vicinanza, comprensione e uguaglianza. Dietro ad essa, infatti, ci sono piccoli e grandi pezzi di un puzzle che si danno la mano e stanno insieme per aiutare e sostenere: la scuola con i suoi insegnanti, le famiglie dei bambini compagni di Salvatore, gli operatori del Centro di Morcone non certamente per ultimi genitori di Sasà, la mamma Carmen e il papà Antonio. Salvatore detto Sasà ha 3 anni e mezzo, ma per lui e per chi gli è vicino lo spettro dell’autismo rappresenta una quotidianità da cui non fuggire, bensì con cui convivere e da cui ripartire.
Sasà occupa uno spazio grande nella vita di ogni bimbo della Scuola dell’Infanzia Sant’Antonio di Padova di Campobasso, dove è arrivato nel settembre del 2019 e dove è circondato dall’affetto di altri bambini: è il compagno di giochi preferito, il più “piccolo” tra tutti, da proteggere e di cui osservare i cambiamenti e i progressi. Perché accogliere a scuola bambini con disabilità significa anche mettere alla prova la capacità di tutti: gli insegnanti, i piccoli, le famiglie, le istituzioni. Perché anche se ogni storia è diversa, da ogni storia si può imparare e in ciascuna ci si può riconoscere.
Il ruolo della scuola e degli insegnanti, giornaliero, costante, attento, è certamente parte integrante e tassello fondamentale del puzzle. La maestra Mariangela segue Sasà con attenzione, la stessa che metterebbero nel supporto di ogni bimbo in una fase delicata della crescita come quella dell’infanzia».
«Appena arrivato a scuola, ormai quasi due anni fa – racconta la maestra Mariangela -, Sasà non incrociava lo sguardo di nessuno, evitava la confusione. Poi abbiamo costruito uno spazio per lui, un “angolo morbido”. Siamo riusciti, con il lavoro costante con la famiglia, a rafforzare la sua autonomia. Gli altri bambini non hanno mai percepito alcuna differenza».
«Una strada che lo accompagnerà per tutta la vita, fatta di ascolto e protetta dalla semplicità degli attori di questo viaggio. La Conoscenza e la Condivisione di buone prassi basterebbe per ottenere una piena sicurezza negli approcci educativi e didattici degli alunni con bisogni speciali, ma ci auguriamo che questo primo importante avvio possa essere continuo e trasversale ad ogni tipo di esigenza e di esperienza professionale, nel pieno rispetto del superamento della disabilità e dell’inclusione per tutti».