Lo spopolamento inesorabile del Molise è un dato, purtroppo, ormai incontrovertibile. Da anni la popolazione residente si assottiglia e il rapporto tra decessi e nuovi nati è impietoso. Una regione sempre più ‘vecchia’ con i giovani che vanno via, il mantra che ripete il mondo della politica senza però trovare una soluzione concreta. Una ulteriore prova, semmai ce ne fosse ancora bisogno, è la notizia circolata nelle scorse ore della perdita dell’autonomia dell’Istituto Pilla di Campobasso. La scuola superiore di via Vittorio Veneto, attualmente guidata dalla dirigente Anna Ciampa, non ha infatti raggiunto le 500 iscrizioni per l’anno scolastico 2022/2023, requisito necessario per mantenere un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi. Una scuola che ha sempre registrato numeri ‘record’, tra le più apprezzate del capoluogo, che però a gennaio non ha raggiunto la soglia imposta dalla legge. All’appello mancherebbero una decina di iscrizioni e l’Istituto si è già mosso per cercare di evitare di perdere la dirigenza ed essere accorpato. Il Pilla si ramifica in tre diversi indirizzi: istituto Tecnico Economico, istituto Tecnico Costruzioni, Ambiente e Territorio, istituto Professionale Servizi Per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale.
«L’identità della nuova scuola scaturisce dalle esperienze più significative dei due istituti di provenienza: l’Istituto Tecnico Economico “L. Pilla”(ex Ragioneria) e l’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “G. Pittarelli”, costituito dall’ Istituto Tecnico Costruzioni Ambiente e Territorio (ex Geometri) e l’Istituto Professionale Servizi per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (ex IPAA) .
La finalità didattico-educativa dell’ I.I.S.S. “L. Pilla” – si legge nella presentazione dell’istituto – è la formazione e l’educazione di uno studente consapevole, di un cittadino responsabile, di una persona capace di costruire relazioni, di vivere il lavoro e l’intraprendenza come valori positivi».
Insomma l’ennesimo segnale allarmante che dovrebbe far riflettere ma soprattutto agire. L’ultima fotografia dell’Istat è impietosa: in 12 mesi, quelli trascorsi fra il 2019 e il 2020, il Molise ha perso il 2% dei suoi abitanti: 6.222. Se il trend si mantenesse stabile, la popolazione si dimezzerebbe in 33 anni. Ma è anche peggio, perché in queste condizioni – sempre meno bambini e sempre meno residenti con l’età per farli nascere – la tendenza accelererà. Questa l’analisi della la prof di demografia dell’Unimol Cecilia Tomassini all’evento di presentazione dei dati 2019 e 2020 del censimento permanente Istat. La docente ha detto senza mezzi termini: «È ora di prendere atto della situazione drammatica del Molise, che, senza interventi, ha il destino segnato da tempo».
I macrodati sono quelli già noti: nel 2019 i molisani erano 300.516, l’anno successivo 294.294. Entrambe le province subiscono lo spopolamento, che riguarda il 90% dei 136 Comuni. Anche gli stranieri disertano il Molise: sono passati da 12.768 a 11.591. Inoltre, è emerso dalle relazioni di Fabrizio Nocera e Maddalena Plescia (dell’ufficio territoriale dell’istituto di statistica), la percentuale di popolazione anziana è superiore alla media nazionale (il 13% ha più di 75 anni e il 4,71 è over 85), il tasso di mortalità è fra i più alti d’Italia e quello di natalità fra i più bassi. Non solo. Se mediamente nel Paese tre persone su quattro possono, almeno in teoria, raggiungere agevolmente tre servizi essenziali, in Molise si scende a meno di una su tre. I residenti in aree considerate interne sono ben 201.452.
Nel Molise che non è più attrattivo neanche per gli stranieri, i giovani raggiungono livelli di scolarizzazione e cultura elevati, ma questo si sta rivelando un boomerang perché nella loro regione non trovano lavoro.
Stesso trend a Campobasso come riporta il Documento unico di programmazione (Dup) 2022-2024 dell’Amministrazione comunale: nel 2020 i residenti erano 48.337, ad inizio gennaio 2021 il numero è sceso a 47.849.
Tra le cause, si legge, la pandemia da Covid e le conseguenti politiche di confinamento che hanno influito pesantemente sugli andamenti demografici.
Anche il processo di denatalità è continuato. Se nel 2019 per ogni 1.000 residenti si erano registrate 5,99 nascite (Italia 7,02), nel 2020 questo dato è sceso al valore di 5,81 (Italia 6,78). Preoccupanti anche i dati 2020 relativi a natalità e mortalità con il numero dei morti (554) che doppia quello dei nati (271). Al 1/o gennaio 2021 i residenti stranieri erano 1.766, di cui 865 maschi (49,0%) e 901 femmine (51%). Fra gli stranieri residenti, i Paesi più rappresentati sono: Romania (33,6%), Nigeria (7,6%), Ucraina (7,3%) e Marocco (4,9%).

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