«La maggioranza 5 stelle di Palazzo San Giorgio poteva dare un segnale chiaro di appartenenza vera e convinta al campo progressista. Un segnale privo di costi per l’amministrazione e con importanti effetti di inclusione per le bambine ed i bambini stranieri (e, indirettamente, per le loro famiglie) che frequentano le scuole campobassane». Così gli esponenti del Pd a Palazzo San Giorgio a seguito del ‘no’ della maggioranza alla proposta presentata nel corso dell’ultima seduta di Consiglio comunale riguardante la concessione della cittadinanza onoraria ai minori stranieri.
«Abbiamo proposto, sull’esempio virtuoso del Comune di Bologna – si legge nella nota a firma di Trivisonno, Chierchia, Salvatore e Battista -, la modifica del regolamento cittadino che disciplina la cittadinanza onoraria e l’inserimento di una nuova forma di cittadinanza onoraria, per riconoscere ai bambini stranieri che completano un ciclo di studi o di formazione, appunto, la cittadinanza campobassana. Non abbiamo invocato una forzatura dell’attuale disciplina (peraltro possibile alla luce delle convenzioni internazionali, della nostra Costituzione e delle altre norma interne e, soprattutto, del nostro Statuto, cui si fa richiamo nella mozione).
Abbiamo chiesto che il Consiglio facesse ciò che è nel potere di fare: introdurre una nuova e diversa forma di cittadinanza onoraria per chi si sente ed è già parte della nostra comunità scolastica e cittadina. Un atto concreto di inclusione – spiegano – i cui effetti straordinari, sul piano della lotta alla marginalità e del coinvolgimento sociale e civile, sono evidentemente sconosciuti alla maggioranza pentastellata, che ha opposto un secco no alla modifica, perdendo una bella occasione.
Campobasso poteva dare un segnale chiaro di investimento civico sui bambini e sui ragazzi stranieri che vivono in città ed abbattere simbolicamente (con tutti gli effetti concreti del caso) una differenza che, nelle loro teste ed in quelle dei coetanei campobassani, con cui studiano e giocano gomito a gomito, non esiste più.
Le scuse accampate sono, oltre che evidentemente pretestuose – concludono -, del tutto prive di fondamento, sia giuridico che politico. Resta il risultato: un no incomprensibile e miope non solo alla introduzione della cittadinanza onoraria per i “nostri” (li sentiamo così) ragazzi, ma anche alla realizzazione del loro piccolo grande sogno di inclusione: campobassani non solo nel cuore, ma anche negli atti di questa città».