Consegnavano le dosi h24, ordinate attraverso i cosiddetti messaggi effimeri (quelli che si cancellano automaticamente dai cellulari dopo la lettura), utilizzando i monopattini che si noleggiano in città, in modo da eludere eventuali controlli imboccando contromano le strade campobassane. Nonostante i metodi di spaccio piuttosto ‘ingegnosi’ i tre nigeriani sono comunque finiti nella rete dei Carabinieri che nella notte tra lunedì e martedì hanno eseguito le misure di custodia cautelare disposte dal gip, su richiesta della Procura di Campobasso. Nell’operazione Axe – che ha visto impegnati oltre 50 militari del Nucleo operativo e radiomobile di Campobasso e dei comandi di Bojano, Termoli e Venafro coadiuvati da unità cinofile di Chieti e un elicottero proveniente da Pescara – sono coinvolte complessivamente 14 persone: oltre ai tre arrestati sono infatti indagati altri 11 soggetti, di cui uno solo di nazionalità italiana.
I tre nigeriani finiti dietro le sbarre hanno tra i 26 e i 30 anni e si tratta di richiedenti asilo che, dopo aver trascorso qualche anno nei centri sprar di Campobasso e provincia, ottenuto il permesso di soggiorno hanno affittato un appartamento in via Monte Sabotino che è divenuto, di fatto, la centrale di confezionamento delle dosi. Allarmante il dato sugli assuntori, come evidenziato ieri nel corso della conferenza stampa dal comandante provinciale Dellegrazie accompagnato dal capitano Ventrone e dal tenente Manzo: «Parliamo di giovanissimi tra i 18 e i 25 anni che non consumano solo marijuana e hashish, ma soprattutto cocaina ed eroina. Che Campobasso e il Molise non siano più isole felici – ha rimarcato il colonnello Dellegrazie – è un dato ormai acquisito, tant’è che da domani saremo di nuovo al lavoro per evitare che il clan sgominato in queste ore venga rimpiazzato da altri pusher». Nel corso dell’operazione, che si è estesa anche ai comuni di Campodipietra, Jelsi,Monteroduni e Bojano, sono state sequestrate circa 30 dosi di cocaina, 20 di eroina, oltre a diversi grammi di hashish e marijuana.
Le indagini sono partite a gennaio del 2021 dopo che uno degli indagati odierni è stato arrestato all’aeroporto di Haiti con due chili di cocaina purissima, come spiegato dal capitano Ventrone: «Abbiamo ricevuto la segnalazione dalla Direzione centrale antidroga: il soggetto, che nei mesi precedenti era a Campobasso e viveva con uno degli arrestati, era diretto a Parigi e aveva ingerito, insieme ad altri due nigeriani, due chili e mezzo di cocaina suddivisi in ovuli. Da lì sono partiti i nostri accertamenti che, grazie ad ulteriori attività di pedinamento e con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza, hanno ricostruito tutti i movimenti degli spacciatori. Sicuramente il primo canale di rifornimento della droga era estero ma, dopo l’arresto ad Haiti, i tre hanno ‘virato’ su Foggia».
Le piazze di spaccio erano invece la zona di San Francesco fino a via delle Frasche: i pusher stabilivano data, ora e location della cessione via messaggio, fornendo anche un ‘prezzario’ in base alla tipologia di droga e all’età degli acquirenti (da 30 a 50 euro per una dose), poi a bordo del monopattino raggiungevano il luogo stabilito e consegnavano in maniera rapidissima lo stupefacente. Le dosi erano custodite in ovuli piccolissimi che i pusher nascondevano nel cavo orale così da poterli ingerire prontamente in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine. Le indagini sono state estremamente complesse poiché i tre utilizzano un particolare dialetto nigeriano, poco conosciuto anche dagli interpreti.
«Non ci troviamo di fronte ad un’associazione a delinquere – ha concluso Ventrone – ma sicuramente la banda aspirava a diventare più strutturata e un ‘punto di riferimento’ per lo spaccio a Campobasso».
«L’attività investigativa svolta – ha commentato il procuratore D’Angelo – si inserisce nel contesto delle linee di intervento che questa Procura ha promosso al fine di contrastare la diffusione e lo spaccio delle sostanze stupefacenti, fattore di moltiplicazione di condotte delittuose e motivo di attrazione della criminalità organizzata sul territorio molisano. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari nel corso delle quali gli indagati potranno esperire, nell’ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito».

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