Una quindicina di anni fa acquistare un’auto a metano significava risparmiare migliaia di euro all’anno di carburante. Un pieno, a seconda della capienza dei serbatoi, variava dai 10 ai 20 euro con una percorrenza media di 250 chilometri. Insomma, un vero affare.
La crisi energetica e la guerra in Ucraina ha però rovesciato la situazione. I primi segnali di una inversione di tendenza si erano visti all’inizio dell’estate con il prezzo del metano quasi raddoppiato. Tre giorni fa il record: il costo di un chilo di gas metano ha raggiunto i 4 euro. E così anche l’unico distributore presente a Campobasso è stato costretto a chiudere i battenti. Una decisione inevitabile e sofferta che è costato il posto di lavori anche ad alcuni dipendenti finiti in cassa integrazione. «Purtroppo questo è il risultato dei continui aumenti del metano e dell’energia elettriche – il commento amareggiato del titolare del distributore Pierangelo De Socio ai microfoni di Telemolise – e, a malincuore, non possiamo più garantire l’erogazione del gas. Parliamo di un aumento di circa 13 volte il prezzo iniziale, senza contare che il metano viene pompato da impianti ad energia elettrica. Quindi, oltre al costo della materia prima, bisogna aggiungere anche i rincari dell’energia. Siamo arrivati a pagare bollette di 30mila euro. È impensabile andare avanti».
Insomma i cittadini non solo dovranno fare i conti con gli aumenti annunciati nel secondo trimestre su gas e luce, con la previsione di bollette salatissime, ma tutti i campobassani che hanno acquistato un’auto a metano ora saranno costretti a ‘tornare’ alla benzina.

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