Il ‘copione’ è ormai tristemente noto: rifornimenti di droga continui a San Severo e vendita al dettaglio sulla costa ma pure nel Molise centrale. L’ultima operazione dei Carabinieri e coordinata dalla Procura di Campobasso, denominata White Beach, ha però messo in luce un aspetto ancora più allarmante: in basso Molise è ormai superato il concetto di ‘rischio di infiltrazione’. La malavita ne sta infatti pian piano assumendo il controllo. Il blitz di ieri ne è la testimonianza: 18 misure cautelari emesse dal gip – di cui 14 in carcere, tre ai domiciliari e un obbligo di dimora – nei confronti di altrettanti soggetti, per lo più pregiudicati pugliesi, accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. A ‘capo’ del sodalizio un 45enne di San Severo che però da anni vive a Campomarino, dove ha impiantato anche la centrale di spaccio. Secondo gli inquirenti l’uomo è molto vicino al clan Nardino – Testa – La Piccirella del quartiere San Bernardino di San Severo. Tra le persone finite nella rete dei militari pure un ‘fornitore di droga’ – questo il suo ruolo nell’organizzazione – indagato già quattro anni fa nella nota operazione Lungomare. Complessivamente sono 41 le persone indagate, con perquisizioni tra Termoli, Campomarino, Sant’Elia a Pianisi, Guglionesi e San Severo.
L’attività di indagine è partita a luglio del 2019, a seguito di un sequestro di eroina (800 grammi) a San Martino in Pensilis e l’arresto di un pregiudicato sanseverese. Un quantitativo piuttosto insolito per la piazza molisana che ha insospettito gli inquirenti che hanno deciso di allargare il perimetro delle indagini e scavare più in profondità. I dubbi si sono poi rivelati fondati: dietro l’importante escalation di consumo di cocaina e hashish sul territorio c’era infatti un pericoloso sodalizio composto da pregiudicati sanseveresi e molisani che, avvalendosi del supporto di elementi della criminalità foggiana per il rifornimento della droga, ha aggredito con sistematicità e profondo radicamento la zona della fascia costiera molisana, estendendosi capillarmente nell’entroterra della provincia di Campobasso e anche in alcuni quartieri del capoluogo.
Nell’abitazione di Campomarino Lido dove viveva il sanseverese l’hub di spaccio. Con la collaborazione dei familiari si occupava sia del confezionamento delle dosi per lo spaccio al dettaglio sia della selezione dei quantitativi destinati al rifornimento di altre basi di spaccio – a Termoli, Guglionesi, Sant’Elia a Pianisi e nella stessa Campomarino —tutte gestite dai suoi fidati e stretti collaboratori, anch’essi inquadrati tra le file del sodalizio. Si spacciava sia negli appartamenti degli indagati sia in alcuni esercizi pubblici della costa, utilizzati per incontrare gli acquirenti o come luoghi di ritrovo per gli stessi indagati. In particolare, nel corso dell’attività di indagine, dopo un arresto in flagranza di reato, sono stati hashish e cocaina proprio all’interno di un noto locale di Guglionesi, dove veniva svolta attività di spaccio per conto dell’associazione. Lo stupefacente, per lo più cocaina, arrivava da San Severo e l’approvvigionamento avveniva con staffette, servizi di vedetta e scorte ai corrieri, i quali viaggiavano sulle strade statali che collegano Puglia e Molise con comuni autovetture, a volte appositamente preparate con l’individuazione, negli abitacoli, di intercapedini e alloggiamenti per nascondere la droga. In seguito, si operava il controllo della qualità della merce, con assaggiatori dedicati o tramite i consumatori finali della sostanza, provandola direttamente sulle piazze di spaccio.
L’organizzazione era riuscita a costituire uno stabile e redditizio commercio di stupefacenti dalla Puglia verso il Molise, attivo fin dal 2018, ‘foraggiato’ da soggetti di elevata caratura criminale del sanseverese, in grado di garantire facili e costanti approvvigionamenti di stupefacente, anche a cadenze temporali ravvicinate. Il volume d’affari prevedeva il piazzamento sul territorio molisano di circa 100 grammi di hashish al giorno e di 350 grammi di cocaina alla settimana, in grado di fruttare, sul mercato, circa 6.000 euro al giorno. Inoltre alcuni degli indagati, ‘supportati’ dalla mala sanseverese, molto spesso ricorrevano a minacce ed aggressioni verbali, con una strategia intimidatrice per recuperare i crediti vantati nei confronti dei pusher.
Nel corso dell’indagine, condotta attraverso attività tecniche, osservazioni, pedinamenti, perquisizioni e l’ascolto di numerosi testimoni, erano già stati effettuati 4 arresti in flagranza e diversi i sequestri di sostanza stupefacente per un totale di circa 960 grammi di cocaina, 120 di hashish e 70 di marijuana. I militari hanno documentato oltre 700 cessioni di droga. Inoltre, cinque degli indagati sono risultati anche percettori di reddito di cittadinanza. Sono stati dunque segnalati all’Inps per la sospensione della misura.
All’operazione hanno preso parte circa 200 militari dell’Arma dei Carabinieri dei Comandi Provinciali di Campobasso e Foggia coadiuvati da dieci unità cinofile della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, Puglia e Campania e da due unità cinofile della Guardia di Finanza di Campobasso.
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso della quale gli indagati potranno esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito.