A quasi un anno di distanza dal fatto di cronaca nera che ha sconvolto Campobasso, le indagini sono state chiuse e il gip Elisa Sabusco ha chiesto il rinvio a giudizio per Gianni De Vivo, unico indagato per l’omicidio di Cristiano Micatrotta, avvenuto la sera della vigilia di Natale in via Vico. Fissata la data dell’udienza preliminare: il 17 novembre il 37enne di Campobasso comparirà davanti al gup Roberta D’Onofrio. Le indagini sono state condotte dai Carabinieri con l’ausilio del Ris di Roma che, insieme ai consulenti di parte Luciano Garofano e Marina Baldi, ha dovuto fare luce sui tanti punti oscuri della vicenda, a partire dal movente che ha scatenato la colluttazione tra la vittima 38enne, l’indagato e gli altri due soggetti presenti in via Vico, uno dei quali iscritto nel registro degli indagati per rissa.
Dalla relazione del Ris è emerso che non c’è traccia di alcuna impronta digitale sul coltello con cui De Vivo ha sferrato il fendente alla gola che non ha lasciato scampo a Micatrotta. Ma neppure nessuna traccia ematica sugli abiti del 37enne indagato. Abiti che De Vivo indossava quella sera e che non presentano né il sangue della vittima, né quello dell’altro soggetto presente in via Vico. Infine cocaina sui quattro cellulari sequestrati (quello di De Vivo, di Micatrotta e degli altri due testimoni), sia sugli indumenti di tutti i presenti.
Il Reparto Investigazioni Scientifiche ha fornito un’interpretazione su quanto accaduto la sera della Vigilia, confermando che c’è stata una colluttazione tra i quattro presenti e che quando De Vivo ha sferrato il fendente a Micatrotta i due si trovavano uno di fronte all’altro. Un elemento che, secondo l’avvocato del 37enne tutt’ora rinchiuso in carcere, Mariano Prencipe, non combacia però con quanto rilevato dei periti nominati dalla Procura in fase di incidente probatorio.
Per quanto riguarda l’arma e l’assenza di impronte, lo stesso De Vivo, nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Elisa Sabusco, aveva dichiarato che il coltello non fosse il suo ma sarebbe spuntato durante la colluttazione in via Vico. Pure i due testimoni, nelle dichiarazioni rese ai carabinieri di Campobasso, non hanno saputo fornire dettagli precisi sull’arma, sostenendo genericamente di aver visto ‘spuntare’ un coltello.
Opposta la tesi dei legali della vittima: «Siamo convinti – ha detto l’avvocato Fabio Albino – che il coltello lo abbia portato De Vivo. Cristiano non aveva nulla a che fare con il mondo delle sostanze stupefacenti non era né assuntore né tantomeno uno spacciatore, è intervenuto per difendere un amico, si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato».

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