Li chiamano “nativi digitali”, espressione con cui si indica la generazione di chi è nato e cresciuto in corrispondenza con la diffusione delle nuove tecnologie informatiche. Si tratta di quei bambini capaci, fin dalla tenera età, di fare lo scroll di pagine e immagini su smartphone e tablet, “skippare” la pubblicità da un video di Youtube o utilizzare in modo intuitivo qualsiasi altro strumento digitale.
Per potenziare tali abilità, però, le sole nozioni non bastano. Bisogna anche creare un ambiente capace di stimolare la loro creatività.
Ad accompagnare aspiranti architetti, programmatori e ingegneri di domani nel proprio percorso di crescita ci pensa “RoboBoat”, start up innovativa nata nell’ottobre del 2018 dall’idea di Titty Agostinelli, molisana di ‘ritorno’ dopo anni di studio, formazione ed esperienze lavorative in Toscana.
Numerosi gli ambiti rientranti nell’offerta di RoboBoat: si passa dalla matematica alla logica, al problem solving, fino al coding e al pensiero computazionale. Ogni attività di Roboboat aiuta i bambini a dare vita a veri e propri progetti ideati e realizzati da loro attraverso una serie di strumenti e supporti digitali.
«Il nostro target di riferimento sono i bambini/e e i ragazzi/e dai 6 ai 18 anni – spiega la fondatrice e amministratrice di RoboBoat, Titty Agostinelli -. È importante che abbiano compiuto almeno 6 anni perché sono necessarie delle competenze minime di letto-scrittura e concentrazione, un po’ come avviene nella classica didattica scolastica.
Nonostante la parvenza ludica, dietro il gioco c’è tanto apprendimento: dalla matematica al problem solving, dalla logica all’inglese previsto nei codici di programmazione.
Le attività proposte vengono definite in base alla fascia d’età o alle competenze di ogni bambino. Ci occupiamo principalmente di coding e robotica, STEM e STEAM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica) e la robotica la facciamo anche con i Lego. Mettiamo a disposizione dei bambini varie tipologie di device e kit che contengono dai classici mattoncini ai “technic”, oltre ai sensori, motori ed altri elementi robotici che aiutano ad arricchire i loro progetti.
Tutto ciò che costruiscono, dunque, prende vita attraverso il movimento, il suono e tanto altro…
In molti casi i robottini comunicano in inglese, quindi si crea anche un approccio nei confronti di una nuova lingua, dal semplice hello a parole più “tecniche” previste nella programmazione dei codici».
Imparare divertendosi, dunque: è questa la mission di RoboBoat. Ma per farlo è necessario anche creare in aula un clima disteso e allo stesso tempo produttivo.
«Non ci poniamo come docenti ma come tutor. In questo modo si stabilisce un rapporto tra pari. Non ci poniamo su un ‘piedistallo’ ma lavoriamo gomito a gomito con ognuno di loro. Inoltre puntiamo molto al lavoro di gruppo. È fondamentale per noi il concetto di team».
RoboBoat mette a disposizione dei propri iscritti pc, tablet, kit e le varie estensioni dei kit per le fasce più “avanzate”.
Ma per avvicinare i ragazzi a questa realtà utilizza anche uno degli strumenti digitali più in voga tra i giovani: parliamo di Minecraft, famoso videogioco nato nel 2009.
«Con Minecraft – spiega ancora la dottoressa Agostinelli – il lavoro diventa ancora più interessante perché trasforma i nostri bambini in veri e propri architetti ed ingegneri. Partiamo sottoponendo ad ogni gruppo un progetto. Lo stesso viene poi abbozzato su carta attraverso un conteggio matematico dei blocchi da “piazzare”, come si usa dire in gergo. Segue, poi, una fase di brainstorming che riguarda la scelta degli elementi di costruzione. In questo modo sono loro a costruire la scenografia e a dettare le regole del gioco.
Inoltre, con i suoi biomi in 3D, Minecraft consente ai nostri ragazzi di riprodurre scenari in maniera del tutto realistica. Si inizia a costruire con i click del mouse per arrivare a farlo con i codici dei vari linguaggi di programmazione.
Al fine di conoscere e promuovere anche le bellezze della nostra regione – aggiunge -, negli anni abbiamo dato vita a diversi progetti interessanti che hanno visto la riproduzione della zona archeologica di Altilia, ma anche del castello Monforte, del lago di Castel San Vincenzo e della diga del Liscione. In questo modo i ragazzi non solo si trasformano in piccoli ingegneri ed architetti ma sviluppano anche una maggiore conoscenza del territorio».
Un lavoro certosino, dunque, degno dei più abili professionisti del settore che però non trascura affatto l’aspetto creativo dei ragazzi.
«In base alla fascia di età creiamo anche delle ‘sfide’ tra i bambini. Ad esempio con i robot creati e programmati dai ragazzi ogni gruppo fa a gara a chi raccoglie più Lego.
In questo modo cerchiamo di creare un ambiente più spensierato ma anche di guidarli, di far capire loro il potenziale che c’è dietro ogni tecnologia e come possiamo applicarla. Ma la parola d’ordine resta una: divertimento!
Il coding, inoltre, viene realizzato anche in 2D con altri software, codici a blocco e linguaggio scratch, ovvero un linguaggio di programmazione molto semplificato sviluppato dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) creato appositamente per i più piccoli».
Al momento RoboBoat conta diversi iscritti con richieste anche da fuori regione. Le classi, differenziate per fasce d’età partendo dai più piccoli (6-7 anni) ma suddivise soprattutto per “competenze”, si riuniscono nel pomeriggio nella sede in via Scardocchia 8 B/C.
I percorsi di RoboBoat sono partiti alcune settimane fa con il corso di Coding e robotica creativa. È possibile aderire con diverse tipologie di abbonamento, dal trimestrale al semestrale, ma si può optare anche per l’intero anno didattico visto che il percorso segue a tutti gli effetti il calendario scolastico.
RoboBoat si avvale anche di un team di docenti chiamato a seconda delle richieste e dell’attivazione dei corsi.
«Durante l’anno, una volta avviati i percorsi in presenza, ci dedichiamo ai corsi online in modo da coinvolgere iscritti anche a livello nazionale. Si parte dal coding online base per poi passare ai livelli intermedi e avanzati».
Ma RoboBot non si ferma nemmeno d’estate. «Al termine dell’anno scolastico organizziamo anche campus estivi sul mare».
Un’altra mente brillante, dunque, quella di Titty Agostinelli che ha deciso con coraggio di intraprendere questo singolare progetto in una regione che, specialmente in questo settore, ha ancora poco o nulla da offrire.
«Dopo tanti anni in Toscana ho deciso di tornare nella mia città e di buttarmi a capofitto in questa avventura. Ad oggi sono molto soddisfatta del mio lavoro ma spero che il progetto continui a crescere.
La nostra realtà, purtroppo, ai ragazzi offre ben poco. Uno degli obiettivi di RoboBoat è proprio quella di dare una ulteriore chance ai giovani molisani che avranno così la possibilità di praticare questo tipo di attività nella loro regione e, perché no, trovare nella robotica il proprio futuro professionale».

Serena Lastoria

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