Gli elementi nelle mani degli inquirenti sono molteplici. Polizia e Vigili del fuoco stanno mettendo insieme tutti i tasselli per ricostruire il puzzle e dare un nome e un volto al piromane che ha seminato il panico la notte tra mercoledì e giovedì a Campobasso. L’unico elemento certo, per ora, è che si tratti di un’unica persona che sa ‘maneggiare’ liquidi infiammabili.
Liquidi ritrovati in via Zuccarelli, via D’Amato, via San Lorenzo in prossimità delle tre auto che sono state incendiate. Così come in centro vicino ai cassonetti. Su questo fronte si stanno concentrando le indagini del Nia dei Vigili del fuoco che ha già consegnato una relazione dettagliata alla Mobile. Gli agenti guidati da Marco Graziano hanno invece visionato i filmati delle telecamere – sia pubbliche che di sistemi privati – presenti nelle strade dove ha agito il piromane. Dai frame, nonostante le riprese non siano nitidissime, si riconosce una sola persona, con il volto parzialmente visibile.
Insomma, dietro i quattro incendi c’è la stessa mano. La Procura, che ha aperto un fascicolo e per ora procede contro ignoti, vuole però capire se il piromane abbia agito anche alla Montini di via Scarano, dove alcune settimane fa sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per un rogo divampato tra le aule della ex scuola. In un primo momento si era infatti ipotizzato che a provocare l’incendio potessero essere stati alcuni senzatetto o tossicodipendenti (come segnalato dai residenti, nella struttura si nota da mesi una viavai di persone). Ma alla luce di quanto accaduto il 10 novembre, lo scenario potrebbe essere diverso.
Infine, quasi per una strana coincidenza, sempre mercoledì scorso è stato appiccato un incendio anche in una piccola abitazione di campagna ad Oratino. Il rogo, sempre doloso, ha distrutto completamente il prefabbricato e la rimessa. Secondo gli inquirenti, però, non ci sarebbe alcun collegamento con i fatti di Campobasso.

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