Secondo l’accusa l’omicidio di Cristiano Micatrotta era premeditato. Questo il colpo di scena che ha chiuso ieri mattina la prima fase dell’udienza preliminare a carico di Gianni De Vivo, unico indagato nella vicenda che il 24 dicembre dello scorso anno ha sconvolto Campobasso.
Il sostituto Elisa Sabusco, su richiesta dei legali di parte civile, ha infatti contestato l’aggravante della premeditazione, dunque il gup Roberta D’Onofrio ha rinviato tutto al primo dicembre, data in cui stabilirà se mandare a processo in Corte d’Assise il 37enne di Campobasso. «Abbiamo richiesto al pm di contestare la premeditazione – ha spiegato l’avvocato Fabio Albino –perché, a nostro avviso, dagli atti del fascicolo c’erano tutti i requisiti per contestare questa aggravante».
Una ‘mossa’ che di fatto ha escluso la possibilità per il 38enne, difeso dagli avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, di optare per l’abbreviato, rito alternativo che prevede uno sconto di pena. De Vivo rischia ora l’ergastolo. «In qualche modo era prevedibile – il commento a margine dell’avvocato Prencipe – certo, a mio avviso, è l’ennesima dimostrazione di una confusione di idee, perché dopo un anno di indagine in cui non è emerso alcun elemento probatorio nuovo si contesta la premeditazione. Ne prendiamo atto e ne discuteremo nella prossima udienza».
«Il tutto nasce in conseguenza di un tentativo di bloccare la richiesta di rito abbreviato – rimarca l’avvocato Stellato – che avrebbe definito un processo e dato una chiarezza complessiva alla ricostruzione del fatto in tempi compatibili con un rito sincopato. Se si dovrà andare in Corte D’Assise ci andremo ma noi, fino all’ultimo momento, valuteremo tecnicamente tutte le mosse di carattere processuale che serviranno a fare luce su una vicenda che non è assolutamente chiara né riproducibile nei termini che fino ad oggi sono stati evidenziati. La contestazione – conclude- sarà sicuramente contrastata da tutti i punti di vista».
Ieri mattina in aula insieme a De Vivo, «che ha tenuto sempre lo sguardo fisso sul giudice», anche i familiari della vittima che si sono costituiti parte civile: i genitori e le due sorelle di Micatrotta, assistiti dall’avvocato Roberto D’Aloisio, i due fratelli e la compagna che sono invece rappresentati da Fabio Albino e Domenico Fiorda. «I familiari sono molto affranti ma determinati – le parole dei legali – non animati chissà da quale spirito, ma chiedono giustizia in modo fermo».
Il primo dicembre, oltre alla posizione di De Vivo, si conosceranno pure le sorti del cognato della vittima, presente anche lui in via Vico la sera della Vigilia. Per il 32enne, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di rissa (perché coinvolto nella colluttazione in cui perse la vita Micatrotta con un fendente alla gola, ndr), il gup D’Onofrio ha invece accolto la richiesta di rito abbreviato avanzata dal legale Nicolino Cristofaro.
md