Sarà inaugurata il prossimo 17 dicembre, nel museo di via Trento, l’attesa edizione 2022 del presepe ideato e realizzato da Giovanni Teberino dal titolo “Quando nascette Ninno”.
In una commovente nota, carica di ricordi e di immagini indelebili scolpite nell’anima, l’artista apre il suo cuore alla comunità condividendo emozioni e aneddoti personali e familiari che si celano dietro il consueto rito natalizio: «Odori…Sensazioni…Colori…Emozioni…Tradizioni… – scrive -. Un’atmosfera sospesa nel tempo dove tutti eravamo personaggi di una scena magica. Oggi la chiamano tradizione… Non sanno definirla. Forse non la vivono più…
Eppure i ricordi diventano un turbinio di emozioni ogni volta che le mie mani toccano quelle statuine, avvertono l’odore del muschio… E spero che per tante persone sia ancora così…
Vivere il Natale significava, per la famiglia Teberino, stringersi intorno al “Ciocco di Natale”, sentire l’odore del fritto espandersi in tutto il palazzo e fondersi e confondersi agli altri sapori. Per sentirsi ancora uniti, nella semplicità, nella serenità.
Il Presepe ci tiene uniti e ci fa respirare aria di festa. Vivremo con gli occhi lucidi il Natale del Signore, se lasciamo che anche l’opera del Presepe, costruito in casa ci possa stupire, meravigliare e, magari, farci strappare un sorriso anche nei momenti tristi e bui.
Ogni anno l’otto dicembre, mentre il manto dell’Immacolata avvolgeva le chiese di Campobasso, e il freddo si faceva sentire, nella nostra casa iniziava un rito. Non dimenticherò mai le mani di mio padre. Particolari che forse a volte ci sfuggono, fortunatamente poi ritornano, quasi a scandire la permanenza del tempo. Mani rugose e gentili, ferme e commosse frugavano tra le varie scatole e io, il piccolo di casa, restavo lì fermo ad osservare. In un angolo mia nonna Antonietta, vedendo la mia attenzione, mi faceva trovare i pastorelli e una capannina per il mio piccolo Presepe, che ancora conservo. E così iniziò la mia passione: la stessa che nutro per i Misteri di Campobasso.
Per tradizione, per amore, per un qualcosa che non riuscirei mai a spiegare: resta un segno indelebile, quasi caratteristico. Un Natale campobassano – aggiunge -, denso di simboli che, fortunatamente, permangono in città. L’anguilla e il capitone, una festa per noi bambini, che li vedevamo guizzare nella vasca da bagno spensierati, ahimè, ignari della fine che li aspettava. Si giocava a sette e mezzo e a tombola tra le risate spensierate. Non c’era internet e chi ricordava a memoria i numeri del tabellone napoletano suscitava ilarità e un pizzico di ammirazione: che memoria!…
Poi puntualmente ogni anno, non poteva mancare la visione sul primo canale della Rai, “Natale in casa Cupiello” di Eduardo de Filippo, oramai imparato a memoria. E mentre io, giorno dopo giorno avvicinavano i Re Magi sopra i loro cammelli alla capanna, per farli arrivare puntuali nel giorno dell’Epifania, i nostri cuori si aprivano alla gioia del Natale: ci avevano insegnato la bellezza dei buoni propositi. La letterina colorata, con quei colori pastello ripassata coi brillantini, messa sotto il piatto di papà, la poesia da recitare in piedi sulla sedia e le nostre ingenue promesse: saremo stati più buoni, obbediremo sempre di più… e poi la richiesta timida al piccolo Gesù Bambino: un sacchetto con la frutta secca, un’arancia, il tanto atteso torrone del Papa, i mandarini e forse ci scappava anche una 500 lire (quelle di carta).
Era questo il Natale dei fratelli Teberino, Liberato, Antonietta e Giovanni, mentre il Presepe di papà Cosmo si animava sempre più e una preziosa Natività della fine del ‘700 ci ricordava l’antichità del rito familiare.
Dall’ottobre del 2013 quelle mani preziose non ci sono più e, quasi per rispetto, il grande Presepe è salito in cielo, mi piace pensarlo così. Ma la passione per quest’arte sacra si è impressa nel mio cuore e ogni anno porta frutti nuovi. Sono trascorsi tanti anni e non mi sono mai fermato.
La creatività non ha confini e la spiritualità ne alimenta le possibilità. Da piccolo mi era assegnato il grande onore di adagiare il Bimbo nella mangiatoia.
Oggi la tradizione continua e realizzo dei Presepi, intarsi di passione e meraviglie dell’umanità: tutto può mutare, forse trasformarsi radicalmente ma la passione quella no, quella resta nel cuore, se sappiamo custodirla e trasmetterla di generazione in generazione. Tradizioni che sono nel cuore e nell’animo, quadri sacri che continuano a vivere, nonostante l’effimero del nostro mondo, grazie alla delicatezza delle anime campobassane che da secoli ne custodiscono il vero segreto: amore per la propria terra.
Il Presepe – conclude – non è altro che un’espressione dell’animo, dettata dalla fede, dalla passione e che viene direttamente dal cuore di chi lo realizza».
Ricordiamo che la mostra, realizzata con il patrocinio del Comune e della provincia di Campobasso, dell’associazione Misteri e tradizioni, dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano e dell’associazione Amici del presepe, sarà aperta dal 17 dicembre al 6 gennaio con i seguenti orari: feriali 16.00-19.00, festivi 10.30-12.30/16.30-19.00.
Per info www.presepiteberino.it