Non si era rassegnato alla fine della loro relazione e ha perseguitato la sua ex per mesi, rendendo la vita impossibile anche alle coinquiline di lei. La studentessa vittima dell’ennesimo stalker è stata però salvata dall’intervento della Procura e dei carabinieri di Campobasso che, nel pomeriggio di mercoledì, hanno eseguito l’ordinanza cautelare disposta dal gip. Ora il ragazzo, originario della provincia di Isernia ma domiciliato nel capoluogo, non potrà più avvicinarsi alla persona offesa ed ai luoghi frequentati abitualmente dalla stessa, con obbligo di mantenersi a una distanza non inferiore a 500 metri. Le accuse a suo carico sono violazione di domicilio aggravata dalla violenza sulle persone e sulle cose, lesioni personali, molestie telefoniche e disturbo del riposo delle persone.
Le indagini sono partite dalla richiesta di intervento alle forze di polizia effettuata da alcune coinquiline della vittima, che vive a Campobasso per ragioni di studio, spaventate dal comportamento dell’indagato il quale, in piena notte, si era presentato presso l’abitazione della donna,citofonando con insistenza al campanello e pretendendo di entrare per controllare con chi fosse.
Nonostante il rifiuto della ex-compagna, che peraltro aveva ricevuto analoghe richieste tramite messaggi whatsapp, l’indagato, dopo aver strattonato e preso a calci la donna che nel frattempo si era posizionata sulle scale condominiali nel tentativo di bloccarlo, è riuscito comunque ad entrare e,in preda alla rabbia, ha messo a soqquadro la casa. In quell’occasione la ragazza ha anche riportato delle lesioni. Infine, dopo essersi allontanato dal condominio, il ragazzo è tornato una seconda volta, tentando nuovamente di accedere all’interno dell’abitazione prendendo a calci la porta di ingresso, e disturbando anche gli altri condomini urlando frasi offensive nei confronti della ex compagna.
«Simili fenomeni che, oltre a rappresentare un grave rischio per l’incolumità fisica delle vittime, provocano anche significative sofferenze emotive – evidenziano dalla Procura di Campobasso – sono costantemente monitorati dalle forse dell’ordine e dalla magistratura, e possono esser efficacemente combattuti solo con la denuncia da parte delle vittime o da parte di coloro che siano vicini a queste ultime o, comunque, in grado di poterle concretamente aiutare, proprio come è avvenuto in questo caso.
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminare, nel corso delle quali l’indagato potrà esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito».