La prima udienza è durata poco più di un’ora ma c’è già stata battaglia tra le parti su due elementi decisivi: l’arma del delitto (il coltello con cui Gianni De vivo ha sferrato il fendente che è costato la vita a Cristiano Micatrotta) e le trascrizioni delle intercettazioni ambientali e delle chat intercorse tra la vittima, l’imputato e Madonna, l’altro soggetto presente in via Vico la sera della Vigilia di Natale del 2021. Si è aperto ieri, in Corte D’Assise, il processo a carico di Gianni De Vivo, il 37enne accusato di omicidio premeditato.
In Aula la corte presieduta dal giudice Salvatore Casiello, il giudice a latere Federica Adele Deisanti e i giudici popolari, la pubblica accusa rappresentata dal pm Elisa Sabusco, gli avvocati di parte civile, Fabio Albino, Domenico Fiorda e Roberto D’Aloisio, e il legale di De Vivo (anche lui presente in aula), l’avvocato Mariano Principe.
La Corte ha ammesso le richieste delle parti di acquisire documenti, tabulati delle telefonate ,registrazioni ambientali e le trascrizione di chat e messaggi vocali scambiati prima e dopo l’omicidio. Accolta pure l’eccezione sollevata dalla difesa di De Vivo di nominare un perito autonomo e terzo per la trascrizione delle intercettazioni, quelle che al momento, ha dichiarato Prencipe, «risultano incomprensibili».
La difesa ha prodotto, inoltre, altro materiale fotografico che la Corte ha ammesso come prova, nonostante l’opposizione dei legali di parte civile. «Una delle tante anomalie di questo processo – ha spiegato a margine dell’udienza l’avvocato Mariano Prencipe – è che i carabinieri quando hanno fatto le perquisizioni hanno trovato alcuni coltelli e hanno prodotto una foto in bianco e nero che non siamo riusciti a decifrare. Per questo ci siamo attivati cercando su internet e abbiamo cercato la marca di questi coltelli producendo una foto a colori. I carabinieri hanno fatto una perquisizione a casa di De Vivo e non hanno trovato nulla, una a casa della povera vittima e hanno trovato un coltello simile all’arma del delitto, due perquisizioni a casa di Madonna e una volta trovano qualcosa e la volta successiva no».
«Mi sono opposto alla produzione di fotografie che non è detto che siano quelle dei coltelli sequestrati – le parole dell’avvocato che rappresenta i familiari di Micatrotta, Fabio Albino – credo sia un aspetto tecnico, sono delle produzioni nuove che non conoscevamo e sono state estratte da internet, non potevamo non opporci, lo ritenevamo irrituale».
Stabilita anche la lista dei testi: 35 i della pubblica accusa, 22 quelli della difesa e 23 delle parti civili. Tra loro parlerà anche Gianni De Vivo, che verrà ascoltato sia dell’accusa che dalla difesa, come richiesto da Prencipe. L’avvocato ha infine voluto esprimere perplessità anche per la misura cautelare in carcere del suo assistito, dietro le sbarre da più di un anno: « È una misura eccessiva, certo è venuta meno ma non siamo di fronte ad un appartenente alla criminalità organizzata o a un killer seriale».
La prossima udienza è fissata il 2 marzo, in quell’occasione verranno ascoltati i primi 9 testi della difesa.

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