Dopo la piazza intitolata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, altri due luoghi della città porteranno il nome di altrettanti eroi, vittime della mafia, che hanno sacrificato la propria vita in nome degli ideali di giustizia e legalità: parliamo di Antonio Montinaro ed Emanuela Loi, gli agenti delle scorte dei due magistrati antimafia, uccisi nelle vili stragi di Capaci e via D’Amelio.
La proposta è stata approvata in IV Commissione Cultura a Palazzo San Giorgio all’unanimità nel corso della riunione del 9 febbraio scorso su richiesta dell’associazione ConDivisa – Sicurezza e Giustizia.
Ad annunciarlo con grande soddisfazione, manifestando la propria gratitudine nei confronti degli esponenti comunali, è Gianni Alfano, ispettore di Polizia e coordinatore regionale dell’associazione, che sui social scrive: «Abbiamo chiesto ed ottenuto l’autorizzazione ad intitolare due luoghi del comune di Campobasso a due colleghi della Polizia di Stato caduti nell’adempimento del proprio dovere. È stata un’emozione forte partecipare alla commissione cultura della propria città e ricevere da tutti i partecipanti consensi e complimenti. Con orgoglio adesso attendiamo la decisione della localizzazione. Grazie a tutti i componenti della commissione».
Al momento, infatti, non è stata ancora individuata la strada o la piazza che porterà il nome dei due agenti. Ma la decisione non tarderà ad arrivare e, assicurano da Palazzo San Giorgio, non si tratterà di una iniziativa né unica né isolata.
La proposta era già stata avanzata nel 2021 dallo stesso Alfano, all’epoca segretario del Coisp. Sempre Alfano e l’associazione ConDivisa sono stati i promotori dell’iniziativa che ha visto in città, lo scorso ottobre, la teca gestita dall’associazione Quarto Savona Quindici con i resti della Fiat Croma blindata, macchina di scorta di Giovanni Falcone, sulla quale il 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci, viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, messa a disposizione dei cittadini e soprattutto degli studenti in Piazza Prefettura.
Ma chi erano i due agenti uccisi insieme ai giudici e ai loro colleghi nelle due tragiche stragi che segnarono alcune delle pagine più buie della storia e che Campobasso intende omaggiare?
Antonio Montinaro, assistente della Polizia di Stato, era il capo della scorta di Giovanni Falcone. Viaggiava nell’auto guidata da Vito Schifani. Originario di Lecce, figlio di un pescatore, non aveva ancora compiuto 30 anni quando, il 23 maggio 1992, venne ucciso dall’esplosione sull’autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. A morire con lui quel giorno, oltre al giudice Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Lasciò la moglie Tina, ora una delle promotrici dell’associazione vittime di mafia, e due bambini.
Emanuela Loi era un’agente di polizia sarda, una tra le prime donne assegnate in Italia al servizio scorte e anche una delle prime a perdere la vita nell’adempimento del proprio dovere.
Sognava di fare la maestra. Poi la sua vita prese una direzione diversa. Dopo gli studi magistrali, infatti, entrò nella Polizia di Stato nel 1989 e frequentò il 119º corso presso la Scuola Allievi Agenti di Trieste. Fu trasferita a Palermo due anni dopo. Emanuela Loi si stabilì presso il complesso delle Tre Torri in Viale del Fante destinato a poliziotti e carabinieri fuori sede. Le affidarono i piantonamenti a Villa Pajno, a casa dell’onorevole Sergio Mattarella, la scorta alla senatrice Pina Maisano Grassi e il piantonamento del boss Francesco Madonia. Nel giugno del 1992 venne affidata al magistrato Paolo Borsellino. Emanuela non aveva paura del nuovo incarico ricevuto, tanto da rassicurare i genitori, dopo la strage di Capaci, che non le sarebbe successo niente.
Agente della scorta del magistrato Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992 con lei persero la vita, oltre al giudice, i colleghi Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli.
Da anni sua sorella Maria Claudia ne tiene vivo il ricordo nelle scuole e anche grazie all’associazione contro le mafie “Libera”.
Una proposta, quella dell’associazione ConDivisa, ben accolta, dunque, dall’Amministrazione per mantenere – soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti legati all’arresto del boss Matteo Messina Denaro – sempre accesa la memoria e il ricordo di chi ha dato la propria vita per il bene degli altri.

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