L’annuncio, che era nell’aria e in molti temevano, arriva dai banchi del Consiglio comunale, direttamente dal presidente del Gemelli Molise Stefano Petracca: «Da domani (oggi, ndr), se la situazione non cambierà, non accetteremo più pazienti in Radioterapia, garantendo le prestazioni solo a chi è già in cura».
L’intervento di Petracca è di quelli che fanno rumore, ma è solo la punta dell’iceberg di una seduta convocata proprio per affrontare le problematiche del sistema sanitario regionale, il nuovo Piano Operativo Sanitario e cercare di dirimere la ‘disputa’ in atto tra la struttura commissariale e le strutture convenzionate.
In aula c’erano infatti i rappresentanti di Neuromed – l’avvocato Raffaele Panichella – del Gemelli e di Villa Maria – con l’ingegnere Nicola Baranello.
Assenti, invece, il commissario Toma – che aveva però comunicato tramite pec l’impossibilità a partecipare ai lavori – il sub commissario, l’ormai ex dg Asrem Florenzano e la delegazione parlamentare. L’onorevole Lancellotta ha fatto sapere di non poter partecipare per ragioni di salute, il senatore Della Porta perché impegnato nelle attività parlamentari, mentre l’onorevole Cesa ha provato a intervenire online, nel corso dei lavori, senza successo a causa di problemi di connessione.
«Il confronto di oggi è utile per capire senza fraintendimenti dove sta andando, nel concreto, la sanità molisana – ha esordito il sindaco Roberto Gravina – che, è bene ricordarlo, risulta commissariata dal 2009 e che da allora si è contraddistinta per una rincorsa continua al pareggio di bilancio che però progressivamente sempre meno ha tenuto conto delle oggettive richieste dei cittadini.
L’organizzazione contabile della sanità deve sempre tener conto anche delle caratteristiche del territorio e della popolazione che lo abita. Il budget assegnato ad oggi per la nostra sanità è evidentemente insufficiente. – ha detto il sindaco – A questo va aggiunto che ciò che è stato detto sull’azzeramento del debito sanitario in campagna elettorale, purtroppo, per il momento non trova un riscontro negli effetti delle azioni parlamentari.
Sappiamo che intanto la situazione si sta particolarmente aggravando e conosciamo le vicissitudini che stanno interessando il management della sanità molisana, ovvero le dimissioni del sub commissario, sta di fatto che cambiano gli attori ma non i risultati perché il discorso va affrontato non solo sui tavoli regionali.
Di fatto, lo stato attuale ad oggi della sanità regionale, da una parte penalizza il cittadino che ha diritto alle cure per la propria salute e dall’altra parte non consente alle strutture private di eccellenza di operare. È per questo del tutto inutile creare dinamiche di contrapposizione tra strutture pubbliche e private, piuttosto bisogna lavorare alla definizione di un complesso sanitario integrato a livello regionale, perché è bene che tutti si rendano conto che i pazienti sono poco interessati dagli aspetti di contabilità che competono ai decisori politici e amministrativi. I cittadini vogliono che venga difeso, garantito e tutelato il proprio diritto alla salute. A ciascuno dei decisori tocca dare risposte non rinviabili».
Chiare le posizioni dei rappresentanti delle strutture private che sono intervenuti in aula per spiegare le loro ragioni, numeri alla mano. «Quando abbiamo acquisito la struttura – esordisce Petracca – sapevamo già che da tre anni il Gemelli accumulava crediti in contenzioso con la Regione, quindi abbiamo cercato subito il dialogo. Ci sono stati almeno 20 incontri con i commissari in cui abbiamo fornito le proiezioni della Radioterapia. Il tetto di spesa invalicabile avrebbe significato stoppare le prestazioni ad ottobre, per cui abbiamo chiesto di trovare una soluzione perché non è certo il nostro interesse accumulare crediti, ma garantire le migliori cure ai pazienti. Sull’accuse di presunte irregolarità nelle fatture della Radioterapia – prosegue – posso garantire che noi abbiamo sempre operato secondo la legge e secondo i migliori standard, sicuramente non truffando o facendo profitto. Eppure secondo il commissario ad acta per curare un paziente oncologico molisano sono sufficienti circa 3mila euro, quando nelle altre regioni, come Lazio e Abruzzo, la spesa per la terapia è quasi il doppio. Un atteggiamento che non so se definire accanimento. Voglio solo rimarcare – rivolgendosi ai consiglieri e ai comitati – che gli effetti degli ultimi due decreti avranno ripercussioni devastanti sull’economia dell’intera regione. Bloccare la mobilità passiva porterà inevitabilmente al taglio dell’occupazione e dei servizi. Ne ho abbastanza di sentire parlare di contrapposizione tra e pubblico – sottolinea – il convenzionato offre sanità pubblica con soldi pubblici. Le condizioni proposte nel contratto del commissario non coprono neanche le spese minime per una struttura come il Gemelli. A luglio abbiamo messo sul piatto 11 milioni per l’ azienda, ora non c’è più liquidità, siamo al limite. Senza una soluzione ci sarà la chiusura».
«Il nostro obiettivo è salvare vite umane – ha poi aggiunto l’avvocato Panichella in rappresentanza del Neuromed – noi siamo parte del sistema sanitario nazionale. Ai privati spettano circa 100 milioni dei 600 complessivi che il fondo sanitario assegna al Molise. Ed il 70% di questa somma viene recuperata grazie alla mobilità passiva dopo due anni».
«Nel nostro piccolo – ha infine concluso l’ingegnere Baranello per conto di Villa Maria – credo che siamo un vanto per questa città. Negli ultimi anni ci siamo salvati grazie alla volontà e all’impegno dei nostri dipendenti. Alla regione abbiamo sempre chiesto solo una cosa: chiarezza. Da sei mesi chiediamo risposte che però non arrivano. Mi mortifica come uomo sentire dire che i privati pensano al margine, nessun medico a Villa Maria pensa al profitto, noi vogliamo solo risposte. Con questo budget la struttura non sopravvive».
Parola poi ai rappresentanti della Consulta cittadina: «Per strutturare il Servizio sanitario Regionale secondo altre logiche e altre regole diverse da quelle attuali, è necessaria una programmazione virtuosa. – ha detto il presidente della Consulta dei Servizi socio sanitari del Comune di Campobasso, Giuseppina Bozza – Nonostante gli anni di commissariamento, la sanità molisana è ancora in piano di rientro dal deficit accumulato e i servizi sono peggiorati fino a mettere seriamente in discussione il diritto alla salute dei cittadini molisani.
Le possibili soluzioni per la sanità molisana passano – ha aggiunto Giuseppina Bozza – per una revisione legislativa che possa permettere al Molise di derogare dai limiti imposti dal Balduzzi e di essere sollevato dal deficit sanitario. Per giungere a questo, il ruolo dei rappresentanti istituzionali del nostro territorio è importantissimo e determinante ed è a loro che ci rivolgiamo noi e tutti i cittadini molisani, perché si agisca al fine di ripristinare un servizio sanitario regionale che sia in grado di garantire a tutti il diritto alla salute».