Ha reso la vita impossibile alla sua ex: ora però non potrà più avvicinarsi a lei. Mercoledì pomeriggio, infatti, i Carabinieri di Campobasso hanno eseguito un’ordinanza cautelare – disposta dal gip su diposizione della Procura di Campobasso – applicativa della misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa ed ai luoghi frequentati abitualmente dalla stessa, con obbligo di mantenersi a una distanza non inferiore a 500 metri, nei confronti di un soggetto residente nella provincia di Isernia, ma domiciliato nel capoluogo di regione. I reati attualmente contestati sono: violazione di domicilio aggravata dalla violenza sulle persone e sulle cose, lesioni personali, molestie telefoniche e disturbo del riposo delle persone.
Le indagini hanno preso avvio dalla richiesta di intervento alle forze dell’ordine effettuata da alcune coinquiline della vittima, una donna domiciliata a Campobasso per ragioni di studio, spaventate dal comportamento dell’indagato il quale, in piena notte, si era presentato presso l’abitazione della donna, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale poi interrotta, citofonando con insistenza al campanello e pretendendo di entrare per controllare con chi fosse.
Nonostante il rifiuto della ex-compagna, la quale peraltro aveva ricevuto analoghe richieste tramite sistemi di messaggistica istantanea, l’indagato, dopo aver strattonato e preso a calci la donna che, nel frattempo, si era posizionata sulle scale condominiali nel tentativo di bloccarlo, è riuscito comunque ad accedere all’interno dell’abitazione dove, in preda alla rabbia, ha scaraventato a terra alcuni oggetti In quella circostanza la ragazza è stata anche ferita. Infine, dopo essersi allontanato dal condominio l’uomo è tornato una seconda volta tentando nuovamente di accedere all’interno dell’abitazione prendendo a calci la porta di ingresso, disturbando anche gli altri condomini urlando frasi offensive nei confronti della donna e provocando rumori molesti.
«Simili fenomeni che, oltre a rappresentare un grave rischio per l’incolumità fisica delle vittime, provocano anche significative sofferenze emotive – evidenzia il procuratore Nicola D’Angelo – sono costantemente monitorati dalle forze di Polizia e dalla magistratura e possono esser efficacemente combattuti solo con la denuncia da parte delle vittime o da parte di coloro che siano vicini a queste ultime o, comunque, in grado di poterle concretamente aiutare, proprio come è avvenuto in questo caso.
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali l’indagata potrà esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito».