L’attesa è finita alle ore 18 di ieri, quando una delle manifestazioni più sentite e suggestive della città ha preso il via senza più alcuna limitazione imposta dal Covid.
Grandi emozioni per la consueta processione del Venerdì Santo. In migliaia, tra devoti, turisti e curiosi, si sono riversati per le strade del centro cittadino per assistere al coinvolgente rito sacro. I 700 cantori diretti dal maestro Antonio Colasurdo, tutti vestiti di nero, gli uomini da un lato, le donne, col capo velato, dall’altro. Dalla chiesa di Santa Maria della Croce, dove un tempo sorgeva la sede dei Crociati, le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata, protette da una folla di fedeli, iniziano la loro marcia. Le note del Teco Vorrei, alternate ai versi del rosario, inondano il cuore del centro storico e commuovono le migliaia di persone accorse in città. Poco prima delle 20 il corteo arriva in via Cavour per il momento forse più toccante e suggestivo della processione: la sosta davanti all’ingresso della Casa Circondariale dove, un detenuto (ex art.21) recita sul piazzale antistante la “preghiera del detenuto alla Vergine Addolorata”.
Quest’anno è toccato a Martin, detenuto originario della Romania, recitare la preghiera scritta a quattro mani con il compagno Michele Antonio.
«Buongiorno a tutti voi. Un caloroso saluto anche da parte dei miei compagni reclusi in questo istituto. In modo particolare Michele Antonio, che ha composto con me questo scritto.
Ogni giorno viviamo qui, tra queste mura antiche, solide e robuste. Soprattutto la sera e la notte la tristezza ci opprime e a volte si sente l’angoscia della morte.
Scende una lacrime e ci affligge soprattutto il distacco dalle nostre famiglie. Questa resta per noi la cosa più dolorosa da fronteggiare.
Per togliere il pensiero da questo dolore, che per alcuni di noi diventa un incubo, troviamo spazio nella preghiera, nella visita di un volontario e nel conforto di un amico. Sentiamo il distacco della madre, del padre, dei fratelli e sorelle e degli amici e nella nostra testa entra l’idea che per la società saremo e resteremo solo una mela marcia. A volte la memoria ci riporta a quando eravamo bambini ancora aggrappati alla gonna della madre con la nostra manina stretta nella sua. Al fianco vi era il padre, figura di forza, di sostegno, di sicurezza. C’erano i fratelli e gli amici con i quali giocavamo assieme in allegria. Oggi quei giorni ci sembrano brevi. Un tempo che scorreva veloce facendoci ritrovare di colpo ragazzi. Un tempo in cui non conoscevamo la preghiera , né il peccato, né il futuro che ci poteva attendere. Un giorno si va a frugare in un casolare e si prende il cibo degli altri, per sé o per la propria famiglia. All’inizio tutto è bello. Poi arriva il senso di colpa e ci si sente nell’errore verso se stessi, verso Dio e nei confronti di quelli a cui si è rubato il cibo. Allora capisci: ho sbagliato, ho peccato, ma non c’è nessuno che ti rimprovera o ti spiega. Buona parte di noi, qui reclusi, ha iniziato così. E poi da qui fino ai reati. E poi fino ai reati gravi.
Durante la notte, rannicchiati nel proprio giaciglio, si piange per i propri errori che sono stati portati alla luce del sole e al pubblico giudizio. In questa notte di Passione, in cui Cristo va verso la croce e sua mamma Maria gli dice un sì ancora più grande e decide di restare accanto a lui preghiamo così: Dio Padre, chiediamo a tutta la comunità, per un solo istante, di avere pietà di noi . Ringraziamo dal profondo del cuore tutti coloro che in questo lungo percorso Ci stanno aiutando a diventare uomini più maturi e più responsabili. Dio Padre noi sentiamo il bisogno di loro che sono liberi e non sono ristretti. Affidiamo Cristo tuo figlio, che muore innocente per noi e a sua mamma che resta unita a lui anche sotto la croce. Affidiamo anche alla preghiera di questa comunità un nostro sogno: che quando arriva il giorno in cui uno di noi esce da queste mura e ritrova la libertà possa non vergognarsi più di raccontare la propria sofferta esperienza e possa consigliare ai giovani di portare avanti la strada del lavoro, dello studio e della legalità. E possa aver fatto pace con la propria storia e con la società. E possa finalmente iniziare a vivere soprattutto in amicizia con Dio e con gli altri. E così via Grazie».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.