Non è certo un rapporto di estrema “simpatia” quello tra la cittadinanza del capoluogo regionale e il suo Santo patrono, la cui ricorrenza cade nella giornata di oggi. La solenne processione guidata dal Pastore della Diocesi, infatti, pur seguita da un nutrito stuolo di fedeli, non raggiunge mai le presenze che accompagnano i cortei che si tengono a Corpus Domini e il Venerdì Santo. Un legame sicuramente affettuoso con S. Giorgio, ma scarsamente partecipato, e non solo dal punto di vista religioso. Ma andiamo un po’ a ritroso e ripercorriamo le tappe che hanno determinato la scelta del Santo protettore.
Il Palazzo di città del capoluogo regionale è una costruzione dell’architetto Gherardo Rege, realizzata tra il 1874-76 nell’area anticamente occupata dal Convento dei Celestini con la Chiesa della Libera. La sede del Municipio è detta anche Palazzo San Giorgio, perché il Santo Martire con S. Michele Arcangelo, sono i Patroni della Città. La protezione di S. Michele si spiega con la vicinanza del Gargano in cui trovasi la Grotta dell’apparizione e dove accorrono moltissimi molisani. La coabitazione è durata per un periodo più o meno lungo, fino a quando, Campobasso non è stata affidata esclusivamente a San Giorgio. Una leggenda, non si sa quando sorta, narra S. Giorgio essere stato proclamato protettore della città, infatti, dopo una Apparizione del Santo guerriero, durante un terribile assedio e per la cui intercessione ne rimanesse liberata. Quale assedio? E quando? È questa una versione che non ha avuto molti proseliti, anche e soprattutto perché non si è riusciti a datare gli avvenimenti. È molto più attendibile, e più semplice, affermare, invece, che il culto di San Giorgio possa essere stato introdotto nelle contrade del capoluogo da quando gli Slavi vi posero piede, essendo risaputo S. Giorgio essere l’universale protettore di tutta la gente slava. Verso il 700, Alezeco fu il gastaldo di Bojano e dalla sua discendenza doveva sorgere in seguito la contea di Molise, ci ricorda padre Edoardo Di Iorio, frate cappuccino amante della storia e delle tradizioni locali.
Ecco la leggenda: “Mentre la città era travagliata da guerre civili, miracolosamente apparve S. Giorgio, a capo di un gran numero di guerrieri e mise in fuga i nemici che volevano assediarla. Le campane suonarono da sole: allora i cittadini lo nominarono protettore della città”.
Nel tredicesimo secolo, racconta la tradizione, i paesi limitrofi coalizzati assediarono Campobasso per distruggerla e il popolo non potendo resistere a tanto urto si raccolse in preghiera nelle varie chiese invocando soprattutto S. Giorgio. All’improvviso le campane iniziarono a suonare, si udì un cupo fragore di armi e alla testa di un esercito schierato in combattimento apparve un giovane guerriero. I nemici, terrorizzati fuggirono mentre la popolazione riconobbe il prodigio e gridò: “E’ S. Giorgio che ci difende e ci salva!”. Un ulteriore intervento miracoloso e protettivo lo si ebbe il 9 di ottobre del 1634 allorquando una terribile tempesta si abbatté su Campobasso: grazie alla intercessione del Santo la città fu salva. Ventidue anni dopo, nel 1656, una micidiale peste colpi tutto il territorio e la città si rivolse con preghiere e invocazioni nuovamente al Santo, che accolse le grida di aiuto e fece porre fine miracolosamente al tremendo mostro della peste. Sei anni dopo, nel 1661, su richiesta della quasi totalità dei cittadini campobassani, il Vescovo di Bojano proclamò ufficialmente S. Giorgio patrono della città con una bolla del 16 aprile, che si conserva nell’archivio della Cattedrale.
Ho voluto ricordare e ripercorrere un po’ le soste che hanno portato a considerare S. Giorgio il Santo patrono del capoluogo del Molise in quanto, è notorio a tutti, come accennato all’inizio, il Santo ancora oggi stenta ad essere considerato il vero “salvatore” della città ed essere profondamente amato come si dovrebbe, se non altro per senso di riconoscenza e gratitudine. In ogni angolo del mondo il Santo patrono viene adorato e venerato, qui da noi, invece, si registra ancora un po’ di freddezza, anche se le spinte in direzione opposta si segnalano con profonda determinazione. Basti pensare alla difficoltà incontrate dalla statua del Santo ad essere degnamente collocata in città, per essere visibile a tutti. Ci sono voluti parecchi spostamenti e diverse indicazioni per una sistemazione adeguata: dapprima la Cattedrale, poi all’ingresso del palazzo di città, infine l’attuale collocazione nella piazza antistante il Comune, all’aperto, voluta dall’amministrazione comunale guidata dal compianto Gino Di Bartolomeo. Monsignor Di Filippo, arcivescovo di Campobasso-Bojano dal 1989 al 1998, è stato un pastore convinto e frenetico nel voler ricercare un sito capace di contenere la Statua per darla in pasto a tutti i fedeli, campobassani e non. Il Vescovo in carica, GianCarlo Bregantini, unitamente al parroco della Chiesa di San Leonardo alle cui cure è affidata anche la Chiesa di S. Giorgio, don Luigi Di Nardo, ripetutamente si è speso per far entrare nei cuori dei campobassani l’importante figura del guerriero S Giorgio che è anche patrono di altri centri molisani, tra cui Petrella Tifernina e Mirabello Sannitico. Insomma, la giornata del 23 aprile, riservata alla festività del Santo, non sempre viene rispettata come si deve, anche se la processione, che si snoda lungo le strade cittadine, dopo aver attraversato il centro storico ove si trova la Chiesa dedicata al Santo, come detto, anno dopo anno, grazie in maniera particolare a monsignor Bregantini, profondo estimatore della figura di S. Giorgio, che “trasforma il male in bene”, conquista sempre più seguaci. La ricorrenza, prettamente di natura religiosa, andrebbe accompagnata, per renderla più visibile e appetibile, anche da manifestazioni e iniziative collaterali civili, che, però, non trovano quasi mai considerazione e rispondenza. Insomma, nonostante tutti i tentativi messi in campo, la simbiosi tra la popolazione campobassana e il suo protettore, non trova piena attuazione. Ma i più incalliti tifosi di S. Giorgio non demordono e sperano che tutta la cittadinanza possa amare convintamente il patrono, per i suoi numerosi interventi operati a suo favore.
Michele D’Alessandro