Scuola e società, fenomeni da combattere. Il bullismo digitale e in rete è un fenomeno in aumento perché gli strumenti sono diversi. Internet e i dispositivi ad esso legati sono diventati l’agorà virtuale della società. La diffusione preoccupante del cyberbullismo è connessa all’uso spropositato degli smartphone e all’età di utilizzo sempre più bassa.
Su questi temi l’Ufficio scolastico regionale del Molise, diretto dalla titolare Annapaola Sabatini, ha inteso promuovere un seminario interistituzionale rivolto alle giovani generazioni e agli adulti sui temi sensibili del cyberbullismo e sull’uso consapevole della rete dal tema “Il coraggio di non essere codardi”.
«Abbiamo parlato di competenze digitali, etiche e professionali dell’individuo e del cittadino europeo», ha affermato Marco Di Paolo, coordinatore delle Equipe Formative Territoriali Molise dell’Usr Molise.
«Il seminario ha rappresentato un’occasione di riflessione condivisa con i ragazzi su temi strutturali, il loro ruolo nella società attuale e quella futura. Infatti, si è partiti dall’importanza dei rapporti relazionali tra pari per giungere all’educazione verso la cultura digitale, quale dimensione comunicativa, trasmissiva e professionale della società 4.0». Così ha ribadito Di Paolo, a margine del seminario di ieri nell’auditorium dell’ex Gil a Campobasso, facendo il punto sulle motivazioni dell’iniziativa. A sollecitare l’informazione ed approfondire l’argomento messo in campo dall’Usr, abbiamo ascoltato alcune voci dei principali relatori intervenuti nel corso della mattinata alla Gil organizzata dalla referente provinciale di Campobasso della Consulta degli Studenti Raffaella Petti. Tra i relatori principali Elena Ferrara, già senatrice XVII legislatura e promotrice della legge 71/2017 contro il cyberbullismo, che nel suo intervento a Campobasso ha affermato che «l’ambiente digitale offre alle giovani generazioni la possibilità di ampliare i propri diritti: a tutti, infatti, deve essere garantito l’accesso alla rete affinché si possano avvalere della più ampia informazione e godere della libera espressione. Spetta al mondo degli adulti proteggerli da qualsiasi forma di violenza in rete, compreso il cyberbullismo – ha soggiunto -, attraverso misure di tutela e un’educazione alla cittadinanza digitale consapevole. I giovani sono chiamati ad accrescere la propria capacità critica, la conoscenza dei diritti e dei doveri in internet per costruire identità digitali ispirate alla dignità personale, al rispetto degli altri e alla cultura della legalità. Un’ampia alleanza educativa con al centro la scuola, le famiglie e i ragazzi risulta fondamentale per affrontare questa sfida educativa con coraggio».
A completare gli spunti tematici è stata la voce di Giorgina Di Ioia, componente dell’Equipe Formative Territoriali per il Molise, che si è soffermato sulla patente per l’uso consapevole dello smartphone, nato nella provincia di Verbania, come riflesso immediato della Legge 71/17 che ne ha definito le regole, limiti d’uso, età “giusta” per un utilizzo dello smartphone al riparo da rischi.
«Il coordinamento dell’intero progetto è stato condotto dall’Ufficio scolastico e il gruppo di lavoro con professionalità e competenze specifiche appartenenti ad ambiti diversi della comunità territoriale», ha detto. «La forza del progetto – ha sottolineato la Di Ioia – è nell’interistituzionalità e nel coinvolgimento di tutte le scuole. Gli alunni delle classi prime della scuola secondaria di primo grado, a conclusione di un percorso formativo e dopo aver sostenuto il test finale, ottengono la patente, che rappresenta l’abilitazione all’uso consapevole dello smartphone. Nel percorso i genitori hanno un ruolo fondamentale: durante la cerimonia di consegna della patente sono chiamati a sottoscrivere con i loro figli un “patto” che sancisce solenne impegno di responsabilità davanti a tutta la comunità. Per debellare il fenomeno del bullismo sociale e del bullismo social non esiste una bacchetta magica, ma bisogna parlarne e far capire alle vittime che nono sono loro la causa del problema. Non bisogna sminuire il problema ma prendere in considerazione i segnali che una vittima può lanciare. Un’educazione concreta che porti i ragazzi ad una maggiore consapevolezza e ad una coesione tra insegnanti e genitori può fermare o modificare l’accentuarsi del fenomeno. Gli spettatori sono i primi che possono cambiare l’andamento delle situazioni in crisi. È importante rafforzare il dialogo e le relazioni tra le persone e prevenire, così, le ripercussioni a lungo termine».
Tra i relatori sono intervenuti, tra gli altri, Maurizio Liberatori, dirigente divisione Polizia anticrimine Questura di Campobasso e Marcellino D’Ambrosa, dirigente scolastico Istituto Omnicomprensivo “Giordano” di Venafro – Scuola Polo regionale per il Bullismo e il Cyberbullismo. Ad allietare la mattinata l’intermezzo musicale a cura di Riccardo Manco studente del biennio specialistico di Percussioni del Conservatorio Statale di Musica “L. Perosi” che, al vibrafono, ha eseguito un suggestivo brano. Le conclusioni sono state affidate a Marco Di Paolo.
Rita D’Addona