Sugli abiti di Gianni De Vivo non sono state rilevate tracce di sangue. Lo ha riferito nell’aula del tribunale di Campobasso il colonnello del Ris di Roma, ascoltato ieri come teste nel corso dell’udienza del processo sull’omicidio di Cristiano Micatrotta. L’ufficiale incaricato dalla Procura per effettuare gli accertamenti sulla scena del crimine e sui reperti sequestrati dai Carabinieri la sera del 24 dicembre 2021 (abiti e cellulari di Micatrotta, De Vivo, Madonna e Di Mario, ndr), ha inoltre evidenziato che le tracce ematiche erano invece presenti sugli indumenti del cognato della vittima, Alessio Madonna. Una testimonianza utile a ricostruire l’esatta dinamica della colluttazione che è costata la vita al 39enne, colpito con un fendente alla gola. Davanti alla Corte d’Assise hanno sfilato nove testimoni dell’accusa e delle parti civili, tra cui i carabinieri che hanno svolto le indagini subito dopo il fatto di sangue in via Vico e che hanno effettuato le perquisizioni nell’abitazione dell’imputato e di Madonna.
Sentito pure il perito informatico che ha svolto gli accertamenti tecnici sui cellulari delle quattro persone presenti sulla scena del crimine.
In aula, come sempre dall’inizio del processo, Gianni De Vivo, assistito dai legali Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, gli avvocati di parte civile Fabio Albino, Domenico Fiorda e Roberto D’Aloisio e il pm Elisa Sabusco. Torneranno tutti in tribunale il 1° giungo, data della prossima udienza.

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