A pochi giorni dal Corpus Domini, la città di Campobasso si prepara a rivivere una delle tradizioni più amate e attese dell’anno. Parliamo, ovviamente, della Sfilata dei Misteri, evento che riunisce nel capoluogo migliaia di cittadini e turisti provenienti da ogni regione.
C’è fermento in queste ore nell’associazione Misteri e Tradizioni guidata dalla famiglia Teberino. Un’instancabile macchina organizzativa che lavora senza sosta per garantire a tutta la comunità campobassana e non l’annuale appuntamento con l’attesa sfilata degli Ingegni realizzati dal maestro Paolo Saverio Di Zinno.
Una magia che si rinnova e che, puntualmente, incanta grandi e piccini regalando emozioni difficili da descrivere.
Uno dei volti più familiari dell’associazione è sicuramente Giovanni Teberino, custode della tradizione cittadina.
Giovanni, come procede l’organizzazione?
«Al momento sembra procedere per il meglio. Ci sono già tutti i personaggi. Le squadre si stanno attrezzando. La “prova generale” c’è già stata lo scorso anno, quando a ridosso della manifestazione aleggiava ancora l’ombra del virus. Basti pensare che le mascherine continuavano ad essere obbligatorie fino a pochi giorni prima della sfilata. Quest’anno, inoltre, ci aspettiamo molti più turisti rispetto alla passata edizione».
Siamo abituati, da spettatori, ad assistere alla sfilata senza conoscerne i numeri, l’organizzazione e i retroscena. Ad esempio, da quante persone è composta la squadra dei Misteri e come vengono ripartiti i ruoli?
«Contiamo 58 bambini, 17 adulti, un cane e un agnello; 280 portatori, numero che varia da 12 a 20 in base al peso del Mistero; 2 addetti agli scannetti e 5 alle scale. Cinque bande da 25-30 elementi ogni tre Misteri che seguono la sfilata intonando il famoso Mosè. C’è poi il tappezziere, il fabbro e le associazioni di volontariato sanitario: ogni due Misteri, infatti, c’è una squadra sanitaria a piedi, un’ambulanza in testa e una in coda alla sfilata e una ferma in un presidio fisso, solitamente nei pressi del carcere, in caso di eventuali emergenze. E poi ancora l’associazione dei radioamatori, elemento logistico fondamentale, che coordina le varie fermate della sfilata, perché quel giorno comunicare con i cellulari risulta praticamente impossibile. Ci sono inoltre gli addetti alla vestizione, 2 o 3 per ogni Mistero. Quest’anno contiamo anche numerose riserve. Nel corso delle selezioni, infatti, si sono presentati oltre 150 bambini. Abbiamo selezionato i più idonei in base al peso, l’età ecc., che seguiranno la sfilata in modo da poter subentrare in caso di sostituzione.
Naturalmente ogni componente deve presentare un certificato medico, sia i portatori sia i bambini. Questi ultimi devono anche consegnare l’autorizzazione firmata da entrambi i genitori. Una volta raccolta la documentazione necessaria sono tutti ufficialmente “arruolati” e pronti a partecipare alla sfilata».
Non mancheranno le novità. Ci può dare qualche anticipazione? Ad esempio, avete già scelto chi sostituirà la storica figura di Abramo? Qualche curiosità sulla nuova tunzella?
«Meglio non svelare nulla, altrimenti roviniamo la sorpresa e si perde tutta la suspense. Sarebbe come annunciare il nome del vincitore di Sanremo il giorno prima della proclamazione!
Posso dire che, ad oggi, tutti i personaggi sono già stati designati».
Cosa rappresenta per lei e la sua famiglia questa tradizione?
«È il nostro mondo, ci siamo nati. Quest’anno sono 10 anni che papà non è più con noi (è visibilmente commosso. Si ferma, prende fiato e prosegue, ndr). Ma la vita continua. È la passione a guidarci. Abbiamo raccolto volentieri questo testimone anche se spesso capita di discutere con i portatori o i genitori sulle scelte prese. Ma si fa tutto con il cuore. I Misteri continuano ad esistere anche senza i Teberino. E quando noi non ci saremo più toccherà ad altri portare avanti la tradizione».
Cosa avviene di solito nel “dietro le quinte” della sfilata?
«Un po’ di tutto, c’è sia il brutto che il bello. C’è grande fermento ma anche tanta ansia da parte di tutti, dai genitori ai portatori fino ai bambini, ai fotografi e ai media. Quest’anno si prevede una buona affluenza di turisti. Speriamo solo che il tempo sia dalla nostra parte!».
Ci racconta qualche aneddoto?
«Ce ne sono parecchi. Ricordo, ad esempio, la “fuga” dell’agnello. Il contadino ce lo portò, come di consueto, il giorno prima della sfilata. Lo sistemammo qui, legato ad una corda, nel cortile del museo. L’agnello, però, riuscì a slegarsi. Il cancello era aperto e così scappò. Arrivò fino a San Leonardo. Poi si addentrò nei vicoli di Sant’Antonio Abate. Infine riuscimmo a recuperarlo sotto Fontanavecchia. Il tutto il giorno della sfilata, alle 5 del mattino. In questi casi non c’è la riserva – commenta ironico -. Il cane è sempre lo stesso da anni ma l’agnello cambia di anno in anno».
Qual è il suo più bel ricordo legato alla sfilata?
«Ogni anno ce n’è uno. Penso all’uscita straordinaria di dicembre, ma anche alle ‘trasferte’ a Roma o ad Assisi».
E il momento più emozionante?
«Quando si apre il cancello alle 5.30 del mattino o quando il primo Mistero viene sollevato in cielo. Ma anche quando rientra l’ultima squadra al termine della sfilata, momento in cui riusciamo a ‘scioglierci’ e a scrollarci di dosso la tensione».
Secondo lei perché i cittadini sono così legati a questa tradizione?
«Perché è unica al mondo e perché vede protagonisti i bambini. C’è anche chi quel giorno preferisce andare al mare eh! Ma la maggior parte dei campobassani ci tiene ad essere presente e a partecipare all’evento. Ci sono poi tante persone che accorrono da fuori regione. Anche i personaggi, oggi, non sono più solo i cittadini di Campobasso ma vengono reclutati anche da altri paesi. Se una persona è idonea e ci tiene a far parte dell’evento poco importa se è di Campobasso o meno».
Un ricordo di papà Cosmo.
«Lui è sempre qui con noi. Quest’anno, come ho detto, è il decimo anniversario della sua scomparsa. Dieci anni da quando sono ‘sceso’ anche io dal Mistero di Sant’Isidoro dopo 42 anni. È tempo di dare spazio anche agli altri. Prima i Misteri erano un po’snobbati da tutti. Adesso tutto questo sta cambiando anche grazie al museo e all’associazione.
Lui lo ha visto nascere e crescere, questo museo, fin dalle sue fondamenta. Era un suo sogno. Forse piccolo. Ma è un sogno che si è avverato».
Serena Lastoria