Aumenti decisi in maniera del tutto arbitraria e senza considerare uno dei principi cardine in materia di tariffe, quello della irretroattività. Il Tribunale amministrativo ha dato ragione ai Comuni ed ha annullato i provvedimenti di Molise Acque che prevedevano l’aumento dei canoni idrici, dal 2016 al 2019, imponendo agli enti di recuperare il pregresso. «Una sentenza che rappresenta una battaglia vinta per Comuni e cittadini», ha commentato il sindaco di Campobasso Roberto Gravina che ieri pomeriggio ha indetto una conferenza stampa accanto agli avvocati Pino Ruta e Massimo Romano che hanno curato i ricorsi per i vari enti insieme a Margherita Zezza. Oltre ai Comuni di Campobasso e Bojano, hanno infatti impugnato i provvedimenti di Molise Acque anche le amministrazioni di Ferrazzano, Mirabello Sannitico, Campomarino, Baranello, Cantalupo nel Sannio, Santa Maria del Molise, Roccamandolfi, Pesche, San Massimo, Guardiaregia, San Biase, Sessano del Molise, Campolieto, Torella del Sannio, Filignano, Carpinone, Guglionesi, Ripalimosani, Oratino, San Martino in Pensilis, Montagano, e San Giovanni in Galdo.
«L’applicazione delle tariffe imposte da Molise Acque avrebbe creato un enorme problema per le casse comunali – ha evidenziato il sindaco – solo per Campobasso avrebbe comportato un incremento di 4 milioni di euro. Senza contare i rincari per i contribuenti. La sentenza dei giudici del Tar, per fortuna, ha messo nero su bianco che chi ha applicato le tariffe in maniera retroattiva (Molise Acque, ndr) non aveva il diritto di farlo, ed ha salvato i bilanci comunali. Questo pronunciamento però ci dà anche un’altra chiave di lettura, squisitamente politica: l’inerzia totale di Molise Acque ed Egam che, dopo i ritardi accumulati nell’aggiornamento delle tariffe chiesto dall’Arera, hanno messo una pezza peggiore del buco, scaricando le loro negligenze su Comuni e cittadini».
«Purtroppo molto spesso la cattiva gestione degli enti si ripercuote sui contribuenti, con questa sentenza è stata spezzata una lancia in favore dei cittadini – ha rimarcato l’avvocato Pino Ruta -, che ora non verranno vessati dalle tasse. Un sospiro di sollievo anche per i Comuni che, se chiamati a far fronte a pagamenti improvvisi come questo, avrebbero dovuto sottrarre altre risorse dalle loro casse e messo a rischio il bilancio. I giudici hanno detto chiaramente che le tariffe non possono essere aumentate senza deliberazione di un organo superiore, in questo caso Arera, e soprattutto con 5 annidi ritardo».
«Spiace constatare – ha aggiunto l’avvocato Massimo Romane – che una questione che si sarebbe potuta risolvere attraverso un dialogo tra enti sia dovuta sfociare davanti al giudice e sia stata affrontata nelle sedi istituzionali. Oggi tiriamo tutti un sospiro di sollievo, questa sentenza ‘salva’ anche il rapporto di fiducia tra cittadini e Comuni che, se al contrario avessero dovuto riscuotere gli arretrati, si sarebbero trovati in grossa difficoltà».

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