Delitto Micatrotta: udienza, quella di ieri, dedicata ai consulenti della difesa di Gianni De Vivo, il 39enne di Campobasso unico imputato nel processo con l’accusa di omicidio premeditato. Hanno sfilato davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Casiello due esperti di fama nazionale: l’ex comandante del Ris di Parma, il generale Luciano Garofano – che negli anni ha seguito importanti casi di cronaca tra cui il delitto di Cogne – Maurizio Saliva, medico legale da anni consulente di diverse Procure italiane.
Entrambi hanno relazionato su esami chiave del processo: le analisi delle macchie di sangue sulla scena del crimine, il cosiddetto esame Bpa, il referto dell’autopsia sulla salma di Micatrotta, ma pure la perizia della ferita sulla mano che Madonna ha riportato durante la colluttazione in via Vico.
Secondo il generale Garofano non è possibile ricostruire con esattezza quanto avvenuto la sera della Vigilia di Natale di due anni fa tra i quattro protagonisti della vicenda, poiché «si è trattato di un incontro molto concitato e quindi contraddistinto dalla variabilità delle azioni, dei movimenti e dei comportamenti. Per cui è difficile trovare degli elementi tecnici obiettivi per dare una ricostruzione che consenta di capire esattamente cosa è successo». Per il perito della difesa è «però plausibile che De Vivo si sia difeso perché mostrava anche lesioni tipiche di una colluttazione avvenuta contestualmente con il ferimento mortale di Micatrotta». Ad ogni modo, ha concluso Garofano, «stabilire con certezza le azioni dei protagonisti è un volo pindarico».
Il professor Saliva si è invece concentrato sul referto dell’esame autoptico effettuato su Micatrotta, fornendo elementi e dettagli sulla ferita alla gola che è costata la vita al geometra 39enne, un colpo inferto probabilmente lateralmente e non frontalmente.
Il medico ha relazionato anche sulla ferita alla mano riportata da Madonna, definendola una «lesione importate». Ferita, che secondo la ricostruzione della difesa, il cognato della vittima si sarebbe procurato nel tentativo di raccogliere il colletto caduto a terra durante la colluttazione, impugnandolo per la lama.