Don Pino Romano? «Un santo prete! Un prete fortemente e infinitamente misericordioso». Non ha nessuna ombra di dubbio il pastore della diocesi di Campobasso-Bojano, monsignor Giancarlo Bregantini, che ha interrotto un suo breve periodo di riposo fuori dal Molise, per rientrare immediatamente a Campobasso per presiedere la concelebrazione di commiato del religioso, che è tornato alla Casa del Padre alla giovane età di 55 anni. La cerimonia funebre, prevista per il tardo pomeriggio di ieri, si è tenuta presso la parrocchia di San Giuseppe Artigiano, ove don Giuseppe ricopriva il ruolo di viceparroco, dopo esserne stato il parroco fino al tremendo avvento della malattia, una leucemia che non gli ha dato scampo e che se l’è portato in pochissimo tempo tra le braccia del Padre eterno, sottraendolo agli affetti della famiglia e di quanti hanno avuto l’immenso piacere di conoscerlo e frequentarlo. Si, perché sia pur nel suo non lunghissimo viatico della vita terrena, don Pino ha lasciato tracce indelebili di cose belle e succose, nella chiesa, nello sport, nella società civile, negli ospedali, nelle carceri, gradite immensamente al padrone della esistenza.
Generoso, altruista, con lo sguardo fisso sui più deboli, sui detenuti, sui giovani in preda all’apatia, su tutti coloro privati di risorse indispensabili per procedere nel cammino della propria vita, su quanti, pur avendo bisogno, non chiedono per fare della dignità umana il proprio vessillo. Un prete con la “P” maiuscola, vicedirettore della Caritas diocesana, un sacerdote che ogni comunità parrocchiale vorrebbe avere per essere accudita spiritualmente, specie in un tempo in cui la vocazione sembra essere diventata una parola strana. Il giovane sacerdote, come detto, ha lasciato segnali profondi del suo proprio passaggio, ovunque è stato chiamato a divulgare il Vangelo e la parola di Dio, quale ministro e strumento necessario a disposizione della Chiesa universale verso i propri fratelli. Non è un caso che il pur grande e spazioso luogo di culto di San Giuseppe, non è stato sufficiente a contenere le centinaia di persone e fedeli che sono accorsi per dare l’ultimo saluto ad un religioso pieno di entusiasmo, di affabilità, di dedizione agli altri, nonostante il caldo si fosse fatto pesantemente impadronito dell’edificio. Nutrita e sentita anche la presenza di molti religiosi, alcuni dei quali provenienti anche da fuori regione, dopo aver prestato servizio nel Molise ed aver conosciuto don Pino, che hanno concelebrato con monsignor Bregantini. Particolarmente corposa la comunità di Castellino del Biferno, ove ha mosso i primi passi in veste di parroco, che ha fatto sentire la propria vicinanza e la propria solidarietà alla famiglia Romano, al papà Giovanni, alla mamma Eleonora, meglio conosciuta come Norina, alla sorella Maria Lucia, al fratello Davide. Dappertutto, come detto, però don Pino ha saputo rimarcare la sua infinita disponibilità, incarnando, come vuole Gesù, le sembianze del povero al servizio dei poveri. Don Pino è stato benvoluto da tutti, un dono della Provvidenza, in pasto alla vita degli altri. Anche dei detenuti della Casa Circondariale di Campobasso dove per un po’ è stato cappellano. Ha fatto da collante tra i reclusi e la società esterna, fornendo sempre una parola di speranza a coloro che hanno commesso qualche passo falso. Personale recluso e personale di servizio non hanno fatto mai mancare il loro sostegno ad un prete zelante e generoso, sempre pronto a fornire una parola di incoraggiamento e di aiuto, frutto della sua verve giovanile e della sua immensa, larga bontà. Commossa e partecipata la presenza dei parrocchiani di San Giuseppe, ultima residenza in qualità di prete, ove non era facile sostituire l’icona don Vittorio Perrella. In tanti hanno detto no, don Pino ha obbedito alla volontà superiore, immergendosi in un compito non certo agevole fino a quando il male lo ha abbracciato per sconfiggerlo. Sentita e viva anche la solidarietà dei tanti amici e amiche di famiglia che non hanno voluto lasciare sola la mamma Norina, impegnata in più servizi parrocchiali di altre chiese di Campobasso. Chiese che non hanno mai smesso di elevare preghiere per favorire la guarigione di don Pino, specie quelle di San Giovanni Battista e San Pietro Apostolo, intervenute con propri rappresentanti. Quest’ultima, che si avvale dei contributi di volontariato di Norina, che fa anche parte del terz’ordine francescano, ha dedicato la celebrazione del mattino, presieduta dal parroco padre Florin, alla scomparsa di don Pino, pregando il Signore di accoglierlo tra le sue braccia. Lo stesso invito rivolto praticamente dal Vescovo padre Giancarlo nell’omelia. «Spero – ha detto il Vescovo, tra l’altro – che gli sia consentito di esultare nella gioia del cielo». Il capo della diocesi ha anche ricordato come sia stato lui ad ordinare don Pino sacerdote «la mia prima ordinazione sacerdotale nel Molise. Volle che si leggesse il Vangelo del buon pastore. Quello stesso Vangelo che ha voluto si leggesse anche in occasione della sua messa di addio: così è stato. Perché – ha aggiunto padre Giancarlo – lui si è ispirato al buon pastore e effettivamente lo è anche stato». Toccante il ricordo destinato ai propri familiari ai quali ha lasciato una valentissima eredità, «le mie sofferenze tutte in direzione del vostro bene». Una testimonianza d’amore di incommensurabile significato. Di notevole effetto e fraterno attaccamento la standing ovation partita spontaneamente dopo l’omelia e a seguito di un prolungato applauso che hanno sancito e suggellato un rapporto mai intaccato tra don Pino e la collettività.
Ciao carissimo e stimatissimo prete e grazie dei tuoi preziosi insegnamenti.
Michele D’Alessandro

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