Autonomia differenziata, anche il Consiglio di Palazzo San Giorgio si schiera contro il disegno di legge targato Calderoli. L’aula ha infatti approvato la mozione che mira a sospendere ogni decisione in merito a forme di autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, riaffermando, a norma dall’art. 5 della Costituzione, l’unità e l’indivisibilità della Repubblica Italiana.
L’atto è stato inoltrato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier, Giorgia Meloni, al ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie e Presidente della Conferenza Stato – Regioni, Roberto Calderoli, ai capigruppo di Camera e Senato, ai segretari dei partiti, al presidente della Regione, Francesco Roberti, al presidente della Consiglio regionale del Molise, Quintino Pallante, ai capigruppo e segretari regionali dei partiti e alle Funzioni Pubbliche dei sindacati Cgil, Cisl e Uil.
«Secondo l’articolo 5 della Costituzione – si legge nel testo della mozione – la Repubblica, una è indivisibile, riconosce e promuove gli autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’Autonomia e del decentramento. L’articolo è messo in discussione dalla bozza di disegno di legge Calderoli che, dietro il termine autonomia differenziata, nasconde il serio rischio di portare verso la disgregazione La Repubblica. L’Italia è già oggi un Paese con fortissime differenze fra Nord e Sud, in quest’ottica l’Unione Europea ha varato il Pnrr, anche al fine di intervenire sugli squilibri territoriali nella consapevolezza che questi sono un limite allo sviluppo e non un vantaggio per le aree più ricche.
L’autonomia differenziata va invece nella direzione opposta, ovvero quella di sottrarre risorse alle regioni meridionali in una prospettiva miope che danneggia innanzitutto il Paese, reiterando un modello in crisi da decenni che cerca di arrestare la perdita di terreno del Nord nel contesto europeo, impedendo al Sud di accendere un secondo motore per lo sviluppo. Ciò rappresenterebbe un grave errore soprattutto a seguito della pandemia che ha mostrato tutti i limiti in una gestione insufficiente e frammentaria su base regionale. Inoltre il disegno di legge pone di fatto il Parlamento in una posizione di secondo piano rispetto a quello regionale, accentrando la discussione tra il governo e i presidenti delle singole regioni.
Si evince inoltre che entro 12 mesi dalla pubblicazione del disegno di legge andrebbero definiti i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, tra l’altro già sanciti dall’articolo 117 della costituzione ma mai definiti. Essi erano il preludio all’applicazione del federalismo fiscale e della perequazione di spesa, a partire da quella sanitaria, terreno sul quale abbiamo visto, in questi tempi drammatici di pandemia, la disomogeneità di un servizio fortemente differenziato a seconda del territorio di residenza. Il disegno di legge prevede inoltre prevede che passati 12 mesi si possa anche fare a meno dei Lep e utilizzare la spesa storica come criterio base su cui fare riferimento per il passaggio delle ulteriori funzioni alle regioni che ne fanno richiesta. Dunque l’autonomia differenziata strutturata sulla ‘spesa storica’ comporterebbe un ulteriore grave aumento delle diseguaglianze territoriali del Paese a tutto vantaggio solo delle aree più ricche, determinando, peraltro, un evidente violazione degli impegni alla base del Pnrr. Un proposta che mette in discussione le fondamenta stesse di quel principio di unità del Paese che sta alla base della Costituzione italiana. In Italia tutti godono dei diritti fondamentali sanciti della Costituzione in materia di salute, istruzioni e assistenza a prescindere dalla regione di residenza: al contrario la bozza Calderoli è improntata a una logica competitiva invece che solidaristica, a svantaggio dei due principi di uniformità eguaglianza, e a solo vantaggio delle regioni più ricche. Tale bozza sembra negare ciò che sta alla base dell’Unità politica orientata a soddisfare gli interessi generali. Il Consiglio comunale dunque esprime contrarietà al disegno di legge Calderoli e impegna il sindaco a richiedere al governo di sospendere ogni decisione in ordine a forme di autonomia differenziata, a richiedere alla regione Molise di non avanzare istanze di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.

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