Le tariffe stabilite dall’amministrazione comunale di Campobasso per i servizi scolastici sono spaventose. Probabilmente le più alte del Molise, sicuramente molto più alte di Isernia, Termoli e Venafro. Ma oltre al costo insostenibile per singolo pasto, la maggioranza grillina, per ragioni che al momento sfuggono, ha eliminato gli scaglioni che prevedevano uno sconto progressivo in base al numero dei bimbi dello stesso nucleo familiare.
Un buono per la mensa delle scuole del capoluogo costa 6,33 euro. Due figli vuol dire 12,66 euro al giorno, tre figli 18,99 euro ogni 24 ore. Sono previste, come in ogni altro centro della regione, riduzioni in base all’Isee.
A Isernia il costo massimo – quindi per chi ha un solo figlio – è di 3 euro al giorno (il secondo paga 2,70 euro) , mentre il trasporto scolastico, per ogni scolaretto, ammonta a 15 euro al mese.
A Termoli per il primo figlio il buono costa 3,80 euro, per il secondo 3,30 e per il terzo 2,70.
Ancora più economica Venafro: primo figlio 3 euro, secondo 2,50 e terzo 1,50.
Quindi, partendo dal caso di una mamma lavoratrice part-time che ha tre figli, marito occupato e due case avute in eredità (quindi con Isee che non consente detrazioni), il costo della mensa è pari a 19 euro al giorno, a cui vanno aggiunti 174 euro di trasporto, perché – spiega la donna – «la nostra residenza è “fuori stradario”, quindi, ci viene chiesto un supplemento». E non è tutto: alle spese vanno aggiunti i 15 euro al mese per ogni pargolo, quindi 45 euro, per contribuire all’acquisto di materiale di consumo igienico-sanitario. Come carta igienica, rotoli asciugamano, sapone, alcol, etc…
Ricapitolando, ipotizzando il prossimo mese di ottobre che ha 22 giorni di calendario scolastico, la mamma dei tre bimbi che ha chiesto aiuto a Primo Piano pagherà: 174 euro di trasporto, 45 euro di fondo cassa per l’acquisto del materiale igienico-sanitario e 417,78 euro di mensa. Totale: 636,78 euro. A cui vanno aggiunte le spese quotidiane per il materiale didattico, l’abbigliamento, i compleanni (per carità, non sono obbligatori ma è complicato privare i bimbi della festa degli amichetti) e le spese varie e impreviste.
Senza entrare nei tecnicismi che contribuiscono alla determinazione delle tariffe, ma com’è possibile che a Isernia il trasporto costi 15 euro a e Campobasso 58? Come fa ad esserci una differenza di spesa pari a 11,99 euro al giorno tra una famiglia di Campobasso e una di Venafro, entrambe con tre figli che usufruiscono del servizio mensa?
Come si fa nel contesto socio-economico del tempo a chiedere 19 euro al giorno per la mensa, 174 al mese per il trasporto e 45 (sempre mensili) per il materiale delle pulizie ad una famiglia che percepisce uno stipendio e mezzo?
Il Comune di Campobasso – tanto riferisce la mamma che rappresenta le ragioni di numerosi genitori – sembra sordo a tutte le istanze avanzate. Pare che dopo insistenza delle opposizioni, del caso preso si occuperà la competente Commissione a cui dovrebbe partecipare anche la ditta – una multinazionale – che prepara il vitto per i bambini. Dalle informazioni raccolte, sembrerebbe però che il problema non sia il costo del singolo pasto, ma il contributo dell’amministrazione alla compartecipazione delle spese.
Se così fosse, si tratterebbe di una precisa volontà politica. È noto, infatti, che Venafro ha evitato il dissesto finanziario adottando un piano di riequilibrio decennale. Ovvero, nelle casse del Municipio guidato da Alfredo Ricci non c’è un euro.
Per carità, legittimamente un’amministrazione può decidere di investire le risorse dell’ente come meglio crede. Chiedere però ad una famiglia con tre bimbi circa 650 euro al mese solo per mensa, trasporto e carta igienica è al limite della moralità e anche della honestà.
ppm