Alle 7 di ieri mattina si è scatenato l’inferno: il comandante militare di Hamas, Mohammad Deif, ha dichiarato l’inizio di una «operazione militare» contro Israele. Miliziani dalla Striscia sono entrati nei territori israeliani, mentre migliaia di missili venivano lanciati contro le città in un’operazione combinata. L’esercito israeliano ha risposto con un attacco aereo su Gaza. Centinaia i morti, più di mille i feriti tra i civili. «Siamo in guerra», ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel suo messaggio alla popolazione. In questo quadro drammatico sale la preoccupazione per le sorti di Khaled, El Qaisi, il cittadino italo-palestinese detenuto fino allo scorso 1° ottobre ed ancora ‘bloccato’ a Betlemme, a casa di un garante e senza passaporto, a disposizione delle autorità israeliane. Il tribunale di Rishon LeZion ha infatti sancito la sua scarcerazione ma non la chiusura delle indagini, che continueranno almeno fino all’8 ottobre.
Oggi dunque è attesa la decisione delle autorità che dovranno stabilire se il 29enne potrà tornare a Roma e riabbracciare la moglie e il figlio. Ma è chiaro che in una situazione così complessa e delicata non ci sono certezze.
«Le sensazioni non sono buone, c’è scetticismo ma non ci resta che attendere», ha commentato ieri pomeriggio Italo Di Sabato che, attraverso l’Osservatorio Repressione, ha seguito la vicenda in stretto contatto con la moglie campobassana del ricercatore italo palestinese. «Ho sentito Francesca in queste ore – ha spiegato – e non abbiamo notizie su eventuali rinvii del pronunciamento delle autorità. La decisione è attesa nella tarda mattinata di domani (oggi, ndr), speriamo che non ci siano ulteriori slittamenti».
Ieri pomeriggio il ministro degli Esteri Antonio Tjani ha assicurato che «tutti gli italiani in Israele sono stati contattati Sono circa 18 mila quelli che vivono in Israele, qualcuno ha anche il doppio passaporto (come il caso di Khaled, ndr). E sono 250 quelli che sono temporaneamente in Israele e ci sono una ventina di italiani nella striscia di Gaza».
Il ricercatore attende dal 31 agosto, giorno del suo arresto senza formali accuse, di poter tornare a casa. La mobilitazione, intanto, non si ferma e la famiglia, insieme al comitato nato proprio per chiedere la liberazione di Khaled, segue con angoscia e preoccupazione l’evoluzione della vicenda.