Accesso libero, senza controllo o monitoraggio. E assoluta riservatezza nell’utilizzo del residence per i clienti di quattro prostitute il cui giro d’affari illecito, insieme a quello dei due aguzzini, è stato fermato dai Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Campobasso, che ieri mattina hanno eseguito un’ordinanza di sequestro firmata dal gip del Tribunale, che ha accolto le richieste del procuratore Nicola D’Angelo.
Le indagini, durate circa un anno, sono partite dopo il racconto di un cliente che ha denunciato presunte minacce. I militari hanno eseguito numerosi appostamenti e pedinamenti, hanno “tracciato” moltissimi frequentatori della casa del piacere e, al termine di un’approfondita e dettagliata ricostruzione dei fatti, sono riusciti a mettere in fila una serie di elementi che hanno consentito di accertare come i gestori del residence consentissero che gli appartamenti venissero utilizzati per l’esercizio della prostituzione «in modalità stabile e continuativa».
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, le modalità di “ingaggio” dei clienti avvenivano tramite siti web dedicati agli annunci per incontri sessuali, con tanto di foto che ritraevano le donne, di diverse nazionalità, pronte ad offrire sesso in cambio di soldi.
Gli incontri avvenivano nella struttura ricettiva oggetto del sequestro, sprovvista di servizio di portineria. Giunti all’ingresso principale, i clienti citofonavano direttamente all’interno delle prostitute che operavano negli appartamenti del residence.
Dai conti emersi dall’attività di indagine, il giro d’affari è stato stimato in circa 30mila euro ogni mese, quindi, 7.500 euro per ogni prostituta e 8.400 euro per i due gestori, entrambi denunciati per violazione della legge cosiddetta Merlin.
La Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro dell’intero stabile e non solo degli appartamenti dove le prostitute ricevevano i clienti, una struttura ricettiva ubicata nel cuore del capoluogo. Il provvedimento «con l’ordine di sgombero e divieto di accesso ai locali» si è reso necessario «al fine di interrompere l’attività delittuosa».
Come di rito, la Procura ha fatto sapere che «il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali i soggetti coinvolti potranno esperire, in ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito».

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