Un confronto con i giovani per metterli in guardia dalle irreparabili conseguenze derivanti dall’uso di alcol e droga e da ogni altra forma di dipendenza: questo il tema al centro dell’evento tenutosi ieri mattina all’Ipia Montini di Campobasso dal titolo “Io dico no”.
Ospite dell’incontro, a cui hanno preso parte il dirigente scolastico Umberto Di Lallo e il professore Marcello Lucarelli, padre Lino Iacobucci, da oltre 30 anni alla guida della comunità La Valle di Toro – di cui è anche fondatore – che ha fatto del recupero dei giovani la sua principale missione di vita.
«Non sono qui per dirvi le solite cose trite e ritrite – ha esordito di fronte alla platea composta da circa 50 studenti e dai loro docenti -, sapete già che l’uso di droga fa male. Sono qui per dirvi la verità. Da anni raccolgo pezzi di umanità abbandonati come rifiuti nel disperato tentativo di riportarli sulla giusta strada. Chi si imbatte nella droga rovina una cosa che andrebbe accudita e protetta sempre: la vita! La vostra vita è qualcosa di sacro a cui dovete tenere più di ogni altra cosa al mondo! La droga vi introduce in un mondo del quale è difficile liberarsi e vi preclude la possibilità di scoprire cosa diventerete un domani, trasformandovi in caterpillar capaci solo di distruggere ciò che avete intorno».
Padre Lino ha poi sottolineato l’errore che spesso si compie nel distinguere le droghe leggere da quelle pesanti: «La droga è droga. Oggi si utilizzano medicinali ma ancor di più sostanze sintetiche che attaccano i neuroni del nostro cervello danneggiandoli in modo permanente. Per questo chi si rivolge alla nostra comunità si ritrova spesso con una doppia diagnosi, perché oltre alla dipendenza si creano importanti patologie psichiatriche».
Nel corso dell’incontro anche la proiezione di “Nuggets”, famoso cortometraggio realizzato dallo studio tedesco Film Bilder, vincitore di numerosi premi, che racconta, attraverso semplici immagini, come le droghe consumino lentamente la vita di chi ne fa uso.
«La droga è da evitare sempre, ancor di più alla vostra età – ha detto ai ragazzi padre Lino -. Ognuno di voi è come un seme, se piantato e curato ha la possibilità di trasformarsi in un albero stupendo».
Ma l’incontro non si è limitato soltanto al tema delle sostanze stupefacenti. Tra le dipendenze che rendono ‘schiavo’ l’essere umano c’è anche l’uso smodato e ossessivo dei cellulari: «Quando vedo gruppi di ragazzi e ragazze mi sorprende vederli lì in silenzio, a testa bassa, a controllare i social anziché parlare, ridere e scherzare tra loro. È un problema che riscontro spesso anche in comunità, quando viene chiesto al soggetto di distaccarsi dal cellulare nel periodo di permanenza. Anche questa è una forma di dipendenza perché molti di noi non riescono a farne a meno. Dovete capire che chiunque dipenda da qualcosa o da qualcuno non è un uomo libero».
Padre Lino ha poi posto l’accento sulla prevenzione del fenomeno e sui tre pilastri su cui i giovani possono appoggiarsi per non cadere nel vortice delle dipendenze: «Una società solidale aiuta a crescere e a creare un mondo migliore. Esistono tre agenzie educative importanti nelle nostre vite: la famiglia, la scuola e la chiesa. La famiglia ha il compito di educare, è il luogo in cui si imparano le relazioni attraverso l’esempio dei genitori. La scuola è il luogo in cui si apprende il sapere, che apre la mente alle cose belle della vita. Nella chiesa, infine, i parroci si fanno portatori di messaggi che possono incidere positivamente sulle vostre vite».
Infine la toccante testimonianza di Elia, giovane agnonese ospite della comunità di padre Lino, che combatte ancora oggi, un passo alla volta, contro il subdolo nemico della tossicodipendenza: «Ho iniziato a fare uso di sostanze più o meno alla vostra età – ha detto rivolgendosi ai ragazzi -. Non avrei mai pensato a tutte le conseguenze scaturite da quella scelta, errori che ho pagato a caro prezzo. Ho buttato al vento circa 14 anni della mia vita per colpa delle droghe. Quando ero sotto effetto di sostanze mi sentivo capace di fare qualsiasi cosa. Non mi interessava nulla degli altri. Non pensavo ai Carabinieri, né alla Polizia. Mi sentivo onnipotente. Dalla droga non si esce mai completamente. Le ricadute possono avvenire anche a distanza di anni. Basta un solo passo falso e sei di nuovo dentro. A 16 anni ho iniziato anche a spacciare – ha aggiunto -. I soldi facili fanno gola a tutti. Ma a che prezzo se dopo si perde tutto il resto? Quando sono entrato in comunità ho lasciato un bimbo di appena 2 mesi. Oggi ha quasi 5 anni. Ho perso i primi anni di mio figlio, i momenti più belli della sua vita. E a breve diventerò di nuovo padre…».
Elia ha condiviso con la platea anche la sua difficile storia familiare: «Mio padre era alcolista, è morto da poco. Era molto violento. La mia infanzia è stata travagliata. È da lì che ho iniziato a percorrere una strada sbagliata. Ho fatto scelte che mi hanno tolto tutto. Sono 12 anni che conosco padre Lino. Per me è stata una figura paterna. È anche grazie a babbuccio – ha concluso Elia riferendosi affettuosamente a padre Lino – se oggi sono qui e continuo a cercare di rimettere insieme i pezzi della mia vita».
sl

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