«Un incendio del tutto accidentale», innescato con molta probabilità dal cortocircuito di una presa multipla poggiata sul divano, a cui era collegato un computer portatile.
La certezza arriverà solo dagli accertamenti tecnici dei vigili del fuoco che non sono ancora terminati, ma la Procura inizia ad avere elementi più chiari sulla dinamica del rogo che ha distrutto la villetta di contrada Colle Calcare e ucciso il piccolo Alessandro. Sul fascicolo aperto contro ignoti ha fatto il punto il procuratore Nicola D’Angelo che, ieri pomeriggio, ha convocato la stampa nella sede del 115 acanto al comandate Marcello Lombardini e al capo della Squadra Mobile Marco Graziano. Un’occasione anche per lanciare un monito ai cittadini, «perché la disgrazia cha ha colpito domenica la famiglia Mignogna, poteva accadere a chiunque. Nelle nostre case spesso sottovalutiamo rischi e pericoli – ha detto il procuratore – è necessario prestare la massima attenzione anche alle azioni quotidiane».
Le immagini di quel che resta dell’ultimo piano della villetta sono eloquenti: le fiamme si sono sprigionate dal divano del soggiorno del giro di due o tre minuti, investendo in poco tempo tutti gli ambienti. «L’incendio è stato fortissimo, la combustione è arrivata ad un livello tale che si è fuso il termosifone».
Le pareti completamente annerite dal denso fumo e dai gas velenosi, gli stessi che, purtroppo non hanno lasciato scampo al piccolo Alessandro. Proprio oggi alle 14 il medico legale Massimiliano Guerriero eseguirà l’autopsia sulla salma del bimbo e gli esami saranno inviati ad un laboratorio specializzato in Puglia. Ma la tragedia di domenica poteva avere un bilancio ancora più drammatico come rimarca il procuratore che non riesce a trattenere la commozione: «Senza l’intervento tempestivo e competente dei vigili del fuoco oggi non piangeremmo solo per la morte di Alessandro. Mentre il padre e la sorellina sono riusciti e mettersi in salvo raggiungendo il balcone, la madre, Alessandro e il fratello più grande sono stati portati fuori dai vigili esanimi. Sono state applicate loro le maschere d’ossigeno e si sono ripresi», mentre purtroppo per Alessandro, nonostante il massaggio cardiaco praticato da un vigile del fuoco, non c’è stato nulla da fare. «Se i vigili fossero arrivati anche solo un minuto più tardi e non avessero avuto la prontezza di far indossare le maschere – dice D’Angelo – forse neppure la madre e l’altro ragazzo ce l’avrebbero fatta». Il fratello di 12 anni è ancora ricoverato al Santobono di Napoli dove è stato sottoposto a diversi trattamenti con camera di iperbarica a causa dell’intossicazione da monossido di carbonio. Le sue condizioni, per fortuna, sono in miglioramento.
md