Assessore Cretella, come reputa ad oggi il suo operato? Sono stati rispettati tutti i punti del programma presentato alle scorse elezioni?
«Non vorrei peccare di presunzione, anche perché raramente mi ritengo pienamente soddisfatto e preferisco puntare sempre a risultati migliori, ma se da cittadino dovessi dare un giudizio all’operato dell’assessore Cretella, questo sarebbe certamente positivo alla luce della quantità e della qualità delle iniziative messe in campo, molte delle quali assolutamente innovative per la nostra città e frutto del trasferimento di passione e dedizione del precedente impegno civico direttamente all’interno dell’istituzione. I programmi elettorali relativi alle mie competenze sono stati quasi interamente rispettati, molte cose portate a termine, molte altre avviate, altre programmate e che vedranno luce e compimento nel prossimo futuro. Sarebbe impensabile aspettarsi in soli 5 anni, al netto della metà dei quali trascorsi con il freno a mano tirato a causa della pandemia, una completa trasformazione della città, anche considerando che le deleghe di mia competenza sono quelle di maggiore impatto sulla vivibilità cittadina e necessitano di accurate e lunghe fasi di pianificazione ed attuazione».
“Tornerà città giardino”. Un hashtag che usa spesso nei post in cui documenta i numerosi interventi al verde pubblico realizzati nel corso di questi ultimi 5 anni di amministrazione. La domanda è: crede di aver centrato questo ambizioso obiettivo? E qual è l’intervento di cui va più fiero?
«Mi ripeto, per far tutto non possono bastare 5 anni, non a caso ho utilizzato il “tornerà”, nel senso che la strada è certamente tracciata ma l’obiettivo è a medio/lungo termine. La città giardino era frutto di una impostazione urbanistica e di una dimensione oggi completamente perduta, impossibile paragonare la Campobasso di 60/70/80 anni fa, con poche aree verdi e tutte circoscritte al centro murattiano, con quella di oggi che ha decine di ettari di verde pubblico, spesso frutto di scelte urbanistiche scellerate, la cui manutenzione è decisamente onerosa, in virtù delle limitate risorse umane ed economiche disponibili con le quali bisogna fare sempre i conti.
Tuttavia, anche grazie all’affidamento del servizio di manutenzione alla nostra partecipata Sea che ha dimostrato grande efficienza e professionalità, ritengo di aver impresso una svolta importante ad un settore strategico che ha assorbito buona parte del mio impegno.
Gli interventi sul verde e sul decoro urbano sono stati davvero innumerevoli, francamente mi riesce difficile individuarne uno in particolare; potrei citare il Giardino della Rinascita con gli alberi dedicati alle persone care scomparse, gli Orti comunali oppure l’ultimo intervento, tuttora in corso, su viale della Rimembranza, atteso da quasi un secolo. Ma forse l’intensa attività di forestazione urbana, con la messa a dimora di migliaia di nuovi alberi ed arbusti, è quella che più di tutti lascerà il segno in città, anche se bisognerà aspettare qualche decennio per goderne a pieno, così come noi oggi godiamo ancora della lungimirante attività di chi, circa un secolo fa, ha progettato e realizzato la città giardino».
Passiamo alla questione rifiuti. Grazie al lavoro portato avanti con la Sea, la raccolta differenziata oggi arriva a sfiorare il 55%. Per legge – come ha ricordato lei stesso in una recente conferenza stampa – ogni amministrazione è tenuta a rispettare almeno il 65%. Sappiamo già che nei primi mesi del 2024 il servizio abbraccerà finalmente l’intera città, compreso il centro murattiano che manca ancora all’appello. Si ritiene soddisfatto del percorso fatto fino ad oggi?
«Non posso negare che avrei voluto chiudere tutto molto prima ma – e non è certo una scusante – le vicende legate al Covid hanno rallentato tutte le procedure, già di per sé complesse, comprese quelle finanziate dal Pnrr, per le quali siamo stati obbligati al rispetto delle tempistiche dettate dai ministeri. Ma va ricordato che Campobasso qualche anno fa era all’ultimo posto della classifica nazionale in termini di percentuali della raccolta differenziata, oggi siamo ad un passo dal raggiungimento degli obiettivi prefissati e questo non può che essere un motivo di grandissima soddisfazione».
Non sono mancate le critiche. C’è chi boccia ancora oggi la raccolta porta a porta definendola “complicata” o “troppo impegnativa”. C’è, poi, anche chi reputa l’installazione delle migliaia di rastrelliere su strada un “pugno in un occhio” per il decoro urbano. Non sarebbe stato meglio utilizzare bidoni condominiali in tutti i quartieri? Cosa risponde a questi cittadini?
«Rispondo che l’esperienza maturata, a Campobasso come in tutt’Italia, ci insegna che più il rifiuto è tracciabile, quindi con mastelli familiari, più aumenta la qualità e la quantità della raccolta; al contrario, più il bidone è grande o promiscuo, quindi grandi cassonetti stradali o bidoni condominiali, più cala sensibilmente la qualità della raccolta. È una questione di responsabilizzazione dell’utente, altrimenti sarebbero andati benissimo i cassonetti stradali con i quali, però, abbiamo raggiunto risultati da ultimi in classifica in Italia. Sono i comportamenti dei cittadini a determinare le scelte delle amministrazioni: la raccolta differenziata con i mastelli è una sorta di “terapia d’urto” che però ci sta facendo salire in classifica così come non saremmo riusciti con i bidoni condominiali. Lo ripeto, per chi amministra il raggiungimento di determinate percentuali non è una facoltà ma un obbligo di legge che questa città disattende dal 2012, e non possiamo più permetterlo.
Le rastrelliere? Certo, non sono belle, ma contribuiscono a tenere in ordine le strade anziché avere bidoncini sparsi ovunque; è un prezzo “estetico” da pagare, del resto da qualche parte ed in qualche modo i nostri rifiuti, e sottolineo nostri, bisogna pur conferirli. Magari tra un po’ di anni, con una cultura del riciclo ormai consolidata, una maggiore sensibilità e diversi cambi generazionali, si potrà tornare a sistemi di raccolta meno “impegnativa”. Ma oggi, il vero pugno nell’occhio sono i sacchetti abbandonati a terra, i mastelli dimenticati per settimane per strada oppure i cassonetti del centro stracolmi di rifiuti provenienti da ogni angolo della città per mano di chi ancora non vuol saperne di differenziare i propri rifiuti. Ad ogni modo, le rastrelliere, presenti non certo solo a Campobasso, sono un “optional” che scelgono i condomìni; molti hanno optato, laddove possibile, anche per sistemi più discreti e funzionali».
A proposito di polemiche, come non menzionare la ormai ‘famigerata’ pista ciclabile. Molti cittadini hanno definito la realizzazione delle piste – tuttora in corso d’opera – un intervento inutile vista la morfologia del territorio e lo scarso numero di persone che scelgono di muoversi in bici, criticando anche la notevole riduzione delle carreggiate (vedi via Monsignor Bologna). I fondi ottenuti dovevano essere impiegati necessariamente per quel tipo di intervento o potevano essere investiti in altro modo?
«Finalmente mi si dà la possibilità di chiarire questo aspetto: l’itinerario ciclabile è stato realizzato in virtù di un finanziamento ministeriale espressamente finalizzato a quello scopo e nessun altro. Né strade né marciapiedi si sarebbero potuti sistemare con queste risorse. Anche la scelta dell’itinerario è stata quasi obbligata poiché la finalità era quella di connettere le zone universitarie al centro città.
Chi definisce inutile l’opera è generalmente il cittadino con una visione “autocentrica”, abituato a muoversi in auto e che vede i ciclisti e le piste come un intralcio. A questi rispondo, con la massima serenità, che potranno continuare a muoversi in automobile perché la ciclabile non toglie loro nulla. Idem a chi pensa che Campobasso non sia adatta per clima e territorio: inutile ribadire che sono proprio i paesi europei più freddi ad avere la cultura della mobilità ciclabile più sviluppata, e per quanto concerne il territorio occorre ricordare che la diffusione delle e-bike consente a tutti di affrontare con agilità qualsiasi itinerario urbano.
E se il Molise e Campobasso fanno registrare i tassi più bassi d’Italia di utilizzo delle due ruote a pedali è un motivo in più per adottare misure destinate a favorirne la diffusione e l’uso, senza dimenticare la sicurezza di chi invece già la usa regolarmente, anche se in chiara minoranza rispetto agli automobilisti. Ma c’è un trend di utilizzo comunque in crescita e che in futuro sarà sempre più evidente, non possiamo non farci trovare pronti.
Le carreggiate non sono state affatto ridotte: seguendo alla lettera le prescrizioni del Codice della strada, dove le misure lo consentivano sono state create piste in sede riservata lasciando tutto lo spazio necessario e previsto dalla norma alle corsie carrabili; dove le misure non lo consentivano, sono invece state tracciate corsie promiscue dove le automobili non hanno subito alcuna restrizione. Le ciclabili hanno il compito di educare automobilisti e ciclisti all’uso condiviso della strada, nel rispetto reciproco ma con una maggiore tutela della categoria più debole e vulnerabile, ovviamente quella su due ruote, a prescindere che i ciclisti siano tanti o pochi.
Rivendico con orgoglio questo intervento, pienamente coerente con le nostre linee di mandato e con il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile che abbiamo redatto in questi anni. Il mondo sta andando, o almeno ci sta provando, in una direzione chiara, Campobasso non può andare controcorrente ed avere paura di ogni cambiamento, che sia una ciclabile, una Ztl, una nuova rotatoria o la semplice inversione di un senso di marcia».
Quest’anno si rinnova l’appuntamento alle urne. Lei è sceso in campo anche alle scorse regionali ottenendo 701 preferenze che, però, non le hanno consentito di entrare a Palazzo D’Aimmo. Un risultato che la sprona a ‘ritentare’ l’elezione al Comune di Campobasso? In veste di consigliere o i tempi sono maturi per la ‘promozione’ a primo cittadino?
«Credo che un’amministrazione uscente come la nostra abbia innanzitutto il dovere politico di riproporsi al giudizio della cittadinanza per poter proseguire e portare a termine l’enorme mole di lavoro avviato. Come, con quali ruoli e con quale strategia lo decideremo nelle prossime settimane. Io, come sempre, sono e resterò a disposizione della nostra comunità per qualsiasi contributo possa essere ritenuto utile.
Primo cittadino? Per dirla tutta, credo che un profilo politico come il mio sia più adatto per una competizione in “solitaria”, quindi maggiormente marcata ed identitaria, forse un po’ meno per un ragionamento più moderato, ampio e condiviso con altri, ma tutto questo lo vedremo più in là».
Molti osservatori politici danno il Movimento già ‘condannato’ alla sconfitta dopo la débâcle delle Regionali. A suo avviso i 5 stelle potranno occupare i banchi della maggioranza correndo da soli – come 5 anni fa – o l’alleanza con i dem o con il movimento civico lanciato da Romano e Pino Ruta è indispensabile per sconfiggere il centrodestra?
«Non sono d’accordo. Stiamo parlando di ambiti politici marcatamente differenti, le scorse regionali hanno dimostrato in maniera innegabile di essere state svuotate di ogni valore politico e pilotate esclusivamente da clientelismo e familismo, come del resto ha candidamente ammesso anche Aldo Patriciello in una nota intervista. Certo, anche le comunali sono generalmente “drogate” dal numero abnorme di liste e candidati, ma Campobasso ha dimostrato di conservare un voto di opinione importante, in grado di fare la differenza.
Può darsi che pagheremo lo scotto di aver lavorato piuttosto per il medio lungo termine anziché con operazioni di facciata e clientelari, cito l’esempio degli “asfalti elettorali” per rendere l’idea, ma confidiamo nella memoria dell’elettorato che ha ben conosciuto, in passato, la gestione fallimentare della nomenclatura centro-destra-sinistra pronta a riproporsi ancora una volta in blocco, questa volta in quota centro-destra, dopo l’ennesimo lifting elettorale.
In questi giorni stiamo tuttavia avviando gli opportuni confronti con altre forze politiche alla ricerca della più efficace strategia per affrontare con ambizioni vincenti la prossima tornata elettorale, ma ritengo che un’amministrazione uscente che ha ben lavorato abbia tutta la legittimità di giocare un ruolo di primo piano in un’eventuale coalizione, sperando che questa possa costituirsi solo tra soggetti politicamente affini e capaci di offrire una proposta seria, coerente e credibile; al riguardo le regionali dovrebbero averci insegnato molto. Non posso altresì non tenere a mente chi, in questi anni e ancora oggi, ha condotto e conduce in Consiglio comunale un’attività sistematica e pretestuosa di opposizione alla nostra amministrazione e con i quali, dal mio punto di vista, ritengo onestamente complicato e controproducente immaginare percorsi di convergenza».
In sintesi assessore, che voto darebbe all’Amministrazione 5 stelle?
«Otto. Un bell’8 pieno ci sta tutto. Non un 10 perché non tutto il lavoro, per ovvie ragioni, è stato portato a termine e anche perché, in onestà, credo che perdere il sindaco durante il mandato non sia stata una scelta correttissima nei confronti della città.
Ma per impegno, passione, stile e, non ultima, integrità, questa amministrazione credo che abbia marcato nettamente la differenza rispetto al passato. Ovviamente ci sarebbe tantissimo da migliorare su tanti aspetti, ma per onestà va riconosciuto a questa squadra anche il merito di un virtuoso noviziato, essendo al 100% composta da elementi alla prima esperienza di governo che difficilmente avrebbero potuto fare meglio. Ma sicuramente potranno farlo nel futuro, grazie al ricco bagaglio esperienziale maturato con quest’avvincente esperienza».
sl