È stata nominata amministratore unico della Sea nel 2019, con decreto numero 31 dell’allora sindaco Gravina, sostituendo l’ex Cda uscente alla guida della municipalizzata del Comune di Campobasso. Stefania Tomaro, 50 anni, figlia dell’ex assessore della Dc a Palazzo San Giorgio e dirigente regionale all’urbanistica, Franco Tomaro, laureata in Giurisprudenza a Firenze e avvocato dal 2002, è tutt’ora la prima donna al vertice della società. Un ruolo di grande responsabilità che nel corso della sua amministrazione le ha regalato anche tante soddisfazioni.
Avvocato Tomaro, lei è stata scelta tra i 40 candidati che hanno risposto all’avviso pubblicato dal Comune ed è stata la prima donna chiamata a ricoprire il vertice della società. Come descriverebbe la sua esperienza in questi ultimi anni?
«Partirei da un dato più sorprendente rispetto all’appartenenza di genere, maschile o femminile: la circostanza che si sia proceduto ad un iter di selezione, che prevedeva la comparazione di esperienze professionali pregresse nel settore. Non è una banalità, o quanto meno, nella storia dell’azienda è la prima volta che si è attivata la procedura di comparazione di esperienze e cv, rispetto ad altri tipi di scelta. Sea è l’unica società in house (interamente pubblica) del Molise, a gestire servizi prioritari per il cittadino: dal 2004 il servizio di igiene urbana (raccolta rifiuti e spazzamento) e di rimozione neve, da qualche anno il servizio di gestione parcheggi e verde urbano. Settori complessi, spesso non preventivabili, ma per cui ritengo, si debba a maggior ragione, applicare un metodo che coniughi la necessità di rispondere all’urgenza del servizio, con il rigore di processi e perimetri d’azione ben definiti. Amministrare un’azienda pubblica è complesso, faticoso, soprattutto un’azienda che deve affrontare necessariamente un cambio di paradigma di mentalità e organizzazione. Ma ho cercato di farlo sin dal primo giorno, con gli unici strumenti che conosco: rimboccandomi le mani, osservando quanto più possibile il contesto, quindi ascoltando ed operando, ma con fermezza, molta fermezza, avendo a cuore una visione ben chiara e il profondo rispetto dei lavoratori interessati. Ora il settore ambientale è alle strette con sfide di processo, tecnologia, lavoro, obiettivi e risorse che impongono delle scelte. E come tutte le scelte, si è obbligati a definire una linea di medio/lungo periodo e lavorare al meglio per garantire coerenza con gli obiettivi che ci si è posti. La circostanza che sia donna, in un’azienda con prevalenza esclusiva, o quasi, di uomini, non è mai stato un elemento discriminatorio o di difficoltà, anzi. In ambito aziendale credo che i lavoratori mi abbiano accolto con la stessa modalità con cui avrebbero accolto un collega uomo e a tutti loro va il mio ringraziamento. Piuttosto credo che noi donne abbiamo maggiore facilità nell’assumere decisioni e scegliere, perché lo facciamo ogni giorno nel quotidiano, passando da un’emergenza ad un’altra. Per il resto direi che la cosa più complessa, ma anche quella più stimolante, è cercare di coniugare obiettivi con motivazione di gruppi di lavoro e dei singoli. Da soli si progetta ma è insieme che si realizza e durante il percorso dobbiamo sempre portare con noi il potenziale di migliorare ciò che già si ha. E la maggiore sconfitta non è non riuscirci, ma non provare a farlo».
Lei è anche direttore di Fonservizi. Di cosa si tratta?
«Sì, ho assunto da qualche mese questo incarico. Fonservizi è il Fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua nei servizi pubblici industriali (rifiuti, gas, acqua, luce, trasporti pubblici), costituito al 50% da rappresentanti datoriali (ASSTRA- associazione del comparto trasporti) e Utilitalia (associazione nazione del comparto dei pubblici servizi) e al 50% dai rappresentanti sindacali. Il Fondo opera attraverso due canali di finanziamento: da un lato il Conto formazione aziendale, dall’altro lo strumento degli avvisi pubblici, gestiti con procedura competitiva, con finestre temporali definite. La formazione è un asset strategico per le aziende e va di pari passo con il concetto di competitività».
La sfida più impegnativa che ha dovuto affrontare riguarda sicuramente l’implementazione del servizio di raccolta differenziata che quest’anno si avvia finalmente alla conclusione. Si ritiene soddisfatta di quanto fatto fino ad oggi o a suo avviso ci sono aspetti che possono rendere il servizio ancora più efficiente?
«Partiamo dagli ottimi risultati raggiunti. Nel 2020, si registrava una percentuale di raccolta differenziata pari al 33% ora chiudiamo il 2023, con una percentuale di circa il 53%. Quindi abbiamo incrementato del 20% la raccolta differenziata, raggiungendo nell’ultimo biennio anche due importantissimi risultati: il primo è un notevole abbattimento (oltre il 50%) del costo sostenuto per il conferimento in discarica, con aumento di materiale avviato al riciclo; il secondo consolidato nel 2023, evidenzia la purezza di materiale raccolto e questo è merito della crescente sensibilizzazione sul sistema di raccolta. Il biennio 2024/2025 garantirà il completamento del processo di raccolta già avviato, per cui andremo a posizionare le ecostazioni nell’area murattiana (centro cittadino) ma attenzione, il sistema di raccolta con metodo di frazione di materiale, già esiste nel centro. Si provvederà ad un “restyling” dei bidoni stradali, adottando un sistema informatizzato che agevoli il più possibile l’utente. Ma è chiaro che un’azienda che pensa di essere arrivata non esiste, ci sono e ci saranno sempre aspetti da migliorare. Nel breve periodo sicuramente bisognerà mettere a sistema la modalità di raccolta porta a porta nelle contrade (in cui si iniziava nel 2017), tenendo conto di tanti fattori che da allora ad oggi sono subentrati (maggiore sicurezza per operatori e mezzi di lavoro, adeguata perimetrazione delle aree distinguendo tra quelle pubbliche e quelle private) ottimizzare il processo di ricognizione delle rastrelliere posizionate, valutando un progressivo “aggiustamento” che tenga conto della numerosità dei condomini. Dobbiamo poi tendere al 70% di raccolta differenziato, alla progressiva riduzione dei costi di smaltimento, al miglioramento progressivo in termini di “qualità” della frazione di materiale raccolto e di servizi resi all’utenza . Insomma, impossibile annoiarsi, perché il settore è in continua evoluzione in termini di normativa, di tecnologia, di processo. E questo deve valere su tutti i servizi gestiti da Sea, non solo per il settore di igiene urbana».
Nonostante il servizio sia oramai rodato, c’è ancora qualche cittadino che fatica a stare al passo con la differenziata. Quali sono i consigli principali che può rivolgere agli utenti?
«Fondamentale è comprendere che una separazione accurata dei rifiuti che porta ad avere una raccolta differenziata di qualità, non solo preserva il decoro della città, ma contribuisce, tengo a ribadirlo, a ridurre i costi in discarica e questo impatta positivamente sulla Tariffa. Un altro punto importante riguarda le rastrelliere, introdotte su volontà condominiale, dove è essenziale rispettare gli orari di conferimento per prevenire danni e inconvenienti spesso lamentate».
Quest’anno, per la seconda volta, la Sea ha ottenuto il prestigioso riconoscimento “Industria Felix-l’Italia che compete” che, da pochi anni, viene assegnato anche alle società partecipate. Un riconoscimento importante che dà lustro non solo alla città di Campobasso ma al Molise intero.
«Sì, per il secondo anno ci hanno conferito il prestigioso premio “Industria Felix – L’Italia che compete”, premio che riconosce a livello nazionale le eccellenze imprenditoriali per le loro performance gestionali, l’affidabilità finanziaria e la sostenibilità. Sea spa si è distinta risultando tra le poche aziende a partecipazione pubblica che ha garantito i risultati migliori rispetto ai parametri economici di bilancio. Il che testimonia anche il lavoro di visibilità esterna sul territorio nazionale, in un comparto, ripeto, quello delle aziende pubbliche in cui coniugare efficienza, affidabilità e qualità non è scontato. Per capirci e dirlo in modo più popolare: il binomio carrozzone pubblico e servizio pubblico, va scardinato. Si può e si deve garantire efficienza e qualità nei servizi pubblici. Non dimentichiamo la regolarità del lavoro: in un’epoca di lavoro irregolare, mal pagato, lavoro sommerso, incertezza nei pagamenti, la nostra società reinveste non solo per garantire solidità esterna all’azienda, ma soprattutto interna, dando struttura e certezza ai lavoratori. Peccato che non sempre questo venga adeguatamente considerato dalle stesse maestranze o dalle organizzazioni che li rappresentano. Ma è un dato storico: è più facile distruggere che costruire, ma la scommessa ripeto, è sempre quella di costruire e guardare avanti».
Progetti, flashmob, incontri informativi e sfide didattiche: la Sea ha svolto un ruolo importante anche nelle scuole. Come si insegna il rispetto per l’ambiente agli adulti di domani?
«Dal biennio 2020/2021 abbiamo lavorato per ottenere con una buona progettazione, finanziamenti totali o parziali su piani di comunicazione adeguati allo sviluppo dell’Azienda. Abbiamo investito e stiamo continuando ad investire sulla formazione dei più giovani nelle scuole prevedendo anche una formazione interattiva, con i luoghi di riferimento della nostra azienda. La comunicazione, i messaggi, le buone pratiche, vanno toccati, annusate, percepite, non solo ascoltate. Negli ultimi venti anni, è cambiato il linguaggio, per cui occorre immediatezza. Abbiamo portato i ragazzi a fare e al contempo a vedere come e cosa si fa, progettando anche percorsi interattivi presso il nostro centro di raccolta di S. Maria de Foras, perché potessero interfacciarsi con i nostri operatori. Agli adulti di domani sembrerà banale, ma non si può che ripetere quello che si deve dire agli adulti di oggi: il componente segreto di qualunque spazio che occupiamo è la comunità. E per essere comunità bisogna aver rispetto degli altri, di chi lavora, del territorio che occupiamo, del terreno che calpestiamo. Il primo valore che personalmente auspico che venga sempre associato alla parola “sostenibilità” è “rispetto”. Ricordiamo tutti una cosa, la minaccia crescente per il nostro domani, non è solo l’ambiente, ma la disinformazione, che minaccia il sentimento di fiducia nei cittadini e il valore del coraggio per chi è chiamato ad assumersi delle responsabilità. Il senso critico e la capacità di analizzare sono figli della capacità di verificare le informazioni. E questo richiede uno sforzo: abituiamo i nostri figli a capire che i risultati non si ottengono senza sforzo o senza un contributo di pensiero e di azioni. E ricordiamolo anche noi adulti e a chi, a diverso titolo, ci rappresenta nelle organizzazioni».
In questi anni la Sea ha ottenuto, per la prima volta dalla sua istituzione, un importante aumento del capitale sociale. Questo cosa ha implicato in termini di qualità del servizio?
«Dopo venti anni dalla sua costituzione, Sea aumenta il capitale sociale passando dall’iniziale valore di 600.000 euro (risalente al 2004), all’attuale pari ad 1 milione di euro. I tempi sono maturi quindi per “consolidare” l’azienda anche sotto il profilo economico, ciò significa che anche all’esterno viene percepita l’operazione come un miglioramento produttivo complessivo e quindi di crescita. I profili prettamente operativi e gestionali continuano come prima, nel rispetto integrale del criterio del buon padre di famiglia. Anzi ancora di più adesso, puntando cioè sulla progressiva ottimizzazione sotto i profili gestionali, che significa tutela del patrimonio e delle risorse impiegate, il tutto a tutela dell’azienda stessa e del territorio in cui ha sede».
Il suo è stato un incarico fiduciario, dunque in scadenza insieme alla consiliatura 5 stelle. Crede che, al di là del risultato elettorale di giugno, meriterebbe una riconferma alla luce dei risultati ottenuti in questi anni?
«Non sta a me rispondere a questo tipo di domanda proprio partendo dall’assunto che il mio incarico è stato affidato sulla scorta di un processo di selezione, gli incarichi fiduciari sono altri, non questo. Ora non credo che il tema sia se sia giusto o meno che venga confermato un incarico, quanto piuttosto affrontare con fermezza altri quesiti: se ed in che misura si voglia garantire corrispondenza tra professionalità selezionate e ruoli da ricoprire, se ed in che misura si intenda garantire continuità e coerenza con progettazioni operative, se ed in che misura si voglia assumere la consapevolezza che l’azienda per essere tale deve essere gestita da chi crede nei processi di ottimizzazione interna, se ed in che misura un’azienda in house per essere tale richiede competenza anche esterna e di valutazione, non altro. Ma ripeto non sta a me dirlo. Io per quanto mi riguarda, rispetto agli obiettivi che mi erano stati dati, nei tempi disponibili, ho lavorato per raggiungerli e per porre le basi per far crescere, anche in termini organizzativi e di processo, l’intera Sea, operando delle scelte, perché credo nel valore del lavoro, delle competenze, del coraggio.
Il resto non è di mia competenza».
sl